Come principale relatore alla Camera dei deputati dell'atto di approvazione dello Statuto della Corte Penale Internazionale - divenuto Legge 232 del 1999 - e come parlamentare che ha partecipato alla delegazione che ha collaborato già nel 1997 con il Comitato preparatorio presso la sede ONU di New York, esprimo la mia piena soddisfazione per l'azione penale avviata dai giudici della Corte che con i mandati di cattura emessi nei confronti degli israeliani Netanyahu e Gallant e del palestinese Deif stanno dimostrando indipendenza e resistenza a pressioni indebite e di parte.
In un mondo sempre più piegato alla logica della forza e della violenza che ci sia almeno la giusta pronuncia del primato del Diritto a livello internazionale ci dice che la ragione non ha ancora abbandonato l'umanità. L'Italia tutta dovrebbe essere orgogliosa di aver contribuito fortemente alla Istituzione della Corte Penale Internazionale entrata in funzione nel 2002, riconosciuta oggi da 124 Stati, ma il cui Trattato fondativo è stato lungamente preparato e approvato nel 1998 presso la sede FAO di Roma dalla Conferenza dei Plenipotenziari in rappresentanza di 160 Paesi del mondo.
Per questo lo Statuto è universalmente conosciuto come Statuto di Roma. Al successo di questa impresa ha fortemente contribuito il governo italiano di allora, presieduto da Romano Prodi, e soprattutto l'ambasciatore italiano all'ONU Francesco Paolo Fulci per l'instancabile e intelligente tessitura diplomatica con tanti capi di Stato e di governo. Ricordo ancora con piacere l'incontro che procurò alla delegazione italiana con Nelson Mandela.
Dispiace che oggi si siano levate critiche sia da parte di chi si aspettava effetti immediati sia da parte di chi ha voluto delegittimare l'operato dei giudici della Corte, che ha sede all'Aja per disponibilità del governo olandese, come operazione politica di parte o addirittura espressione di antisemitismo. Costoro non hanno proferito parola quando questa stessa Corte e questo stesso Procuratore Capo ha emesso mandati di cattura per i russi Vladimir Putin per crimini di guerra e Maria Lvova-Belova per deportazione di minori ucraini.
L'indipendenza e l'imparzialità della Corte è provata nei fatti e nello scrupoloso rispetto delle norme e delle regole previste nello Statuto di Roma:
1) Infatti lo Statuto della Corte Penale Internazionale é frutto di anni di lavoro che ha coinvolto associazioni umanitarie, testimoni di guerre e violenze, giuristi, parlamentari e governi di 160 Paesi del mondo
2) importanti punti di accordo sono stati trovati nel definire natura e compiti della Corte, l'unica Istituzione riconosciuta in grado di perseguire crimini gravi compiuti da persone fisiche; nella completa indipendenza dei giudici che non possono avere altri incarichi durante i 9 anni di mandato; in precise definizioni giuridiche dei tipi di crimine da indagare; in procedure processuali rigorose e garantiste tanto è vero che sono previsti più gradi di giudizio che possono confermare o meno gli atti di accusa del Procuratore Karim Khan, avvocato inglese, nominato dagli Stati parte nel 2021
3) per la posizione di molti Stati favorevoli a istituire questo tipo di Corte ma non a delegarle l'intero potere giurisdizionale si è stabilito il "principio di complementarietà": gli Stati firmatari cooperano con la Corte, rispettano il suo giudizio indipendente, ma mantengono la piena responsabilità di applicarne nel proprio territorio nazionale le indicazioni operative e le sentenze attraverso le proprie competenze di polizia
4) i mandati di cattura emessi nei confronti di precise personalità ai vertici governativi dello Stato di Israele ( Netanyahu capo del governo e Gallant ex ministro della Difesa) e di uomini al comando di Hamas ( Sinwar e Haniyeh uccisi dopo l'avvio delle indagini, Deif forse sopravvissuto) sono frutto di accuse circostanziate e riconducibili a specifiche responsabilità personali raccolte con prove nella fase istruttoria di indagine, dunque ad ipotesi di atti illegali e criminali riscontrati e non a sole responsabilità morali
5) Il processo vero e proprio dovrà svolgersi presso la sede dell'Aja alla presenza degli imputati o dei loro difensori, imputati accusati di reati gravissimi come crimini di guerra e crimini contro l'umanità, ma non ancora condannati proprio perché è il corso e il proseguimento del processo con l'avvio del Dibattimento, se mai si terrà, a doverlo stabilire
6) si è detto che i mandati di arresto verso i capi di Israele e i capi di Hamas siano un intollerabile ( o astuto) segno di equidistanza scelto dalla Corte Penale Internazionale. In realtà i crimini commessi a Gaza e nei territori palestinesi occupati vedono responsabilità diverse e opposte con gravità che solo il processo potrà valutare nel merito e differenziare. Quello che li tiene insieme è il fatto che siano stati compiuti in territori (Gaza) o da soggetti (Hamas) che rientrano nella giurisdizione della Corte Penale Internazionale e non all'interno della giurisdizione esclusiva dello Stato d'Israele.
Se fosse stato così, la Corte non avrebbe potuto operare perché Israele non ha firmato l'adesione alla Corte penale Internazionale e quindi sugli eventuali crimini compiuti all'interno di quello Stato la Corte non può intervenire
7) non solo Israele, anche Russia, Cina, India e Stati Uniti non hanno ratificato l'istituzione della Corte Penale con la motivazione che le proprie forze militari e i propri cittadini non possono essere giudicati da Tribunali terzi e sovranazionali ma devono dipendere solo dalle gerarchie politiche e militari dei propri Governi nazionali e dalla propria esclusiva giustizia nazionale. Da qui la stupida reazione di Biden che considera un affronto l'iniziativa legittima della Corte e minaccia ritorsioni nei confronti dei giudici che hanno osato tanto: mettere le ragioni della giustizia equa e del Diritto internazionale al di sopra degli interessi e delle convenienza degli Stati più forti e prepotenti
8) Dispiace infine che alcuni bravi esperti di geopolitica come Lucio Caracciolo sostengano che queste iniziative dei giudici tolgano spazio alla politica e alle possibili mediazioni della politica. Non è così : lo Statuto ormai in vigore da 22 anni prevede che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU possa sospendere il corso del processo e i capi di accusa sollevati dalla Corte per favorire tra i diversi protagonisti il cessate il fuoco, accordi di tregua o addirittura soluzione politica dei conflitti. Basta che i Governi degli Stati che fanno parte del Consiglio di Sicurezza lo vogliano: dunque la leva politica è pienamente in piedi, occorre volerla usare.
9) L'azione indipendente e imparziale della Corte Penale Internazionale ci ricorda che la storia dell'umanità non è sempre l'affermazione della ragione del più forte ma piuttosto talvolta la ragione di ciò che è giusto: giusto per le vittime innocenti, giusto per i più deboli e indifesi. Ed è questa la conquista più importante della civiltà umana. Ripartiamo da qui! Lo dico soprattutto alle giovani generazioni: un possibile futuro di pace e convivenza tra popoli e minoranze lo si conquista insieme mobilitandoci per affermare la forza del Diritto e non il diritto alla forza."