Il 6 ottobre 2024 si è svolta la Marcia della Pace della Romagna, con partenza da Forlì e Cesena per riunirsi a Forlimpopoli e concludere alla Rocca di Bertinoro. Quest’anno ha visto la partecipazione di circa 1500 persone e l’adesione di 59 diverse associazioni del territorio e 8 amministrazioni comunali.
L’iniziativa, arrivata all’ottava edizione, ha preso il via nell’ottobre del 2012, grazie alla proposta dell’assessora di Forlì, con delega alla Pace e ai Diritti Umani, Katia Zattoni. Questo progetto ha tratto ispirazione dalla Marcia della Pace nazionale, la Perugia-Assisi, che si tiene all’incirca ogni due anni. Proprio per non sovrapporsi a quest’ultima la Marcia della Pace della Romagna, dal 2015, viene svolta anch’essa ogni due anni. Le principali organizzazioni di volontariato e associazioni nel territorio, come Amnesty International, AVIS, Croce Rossa Italiana, Emergency, Legambiente ed altre, insieme alle più note organizzazioni sindacali e svariate realtà locali hanno aderito e contribuito alla realizzazione della Marcia nei vari anni.
L’iniziativa, per essere realizzata, richiede necessariamente un supporto economico, ottenuto fino ad ora grazie alla cooperazione di tutti e tutte, dai singoli individui alle associazioni alle amministrazioni. Insomma, ognuno contribuisce con le proprie possibilità: un’offerta libera personale o un sostegno da parte delle associazioni è ciò che permette una buona riuscita dell’evento. Unito a questo si riscontra la collaborazione delle amministrazioni comunali di Forlì, Forlimpopoli e Bertinoro che da anni si uniscono per l’organizzazione della marcia, coordinata dal Centro per la Pace di Forlì. Coinvolgimento questo, sempre presente e indispensabile, in particolare da parte dei comuni di Forlimpopoli e Bertinoro, un po’ meno, invece, dal comune di Forlì, la cui collaborazione si è dimostrata meno concreta. Il calo di aiuti lascia la buon riuscita della marcia sempre di più in mano al Centro per la Pace di Forlì, nonchè ai volontari e alle volontarie delle realtà locali. Tuttavia, con la nuova Assessora con delega ai Diritti Civili ed Umani, Angelica Sansavini, sembra essersi rinnovata l’intesa col Comune di Forlì così com’era nei primi anni, riaccendendo quindi la speranza di un maggior supporto per la nona edizione della Marcia.
Tantissime persone e le associazioni aderenti hanno marciato quest’anno per avanzare tre proposte concrete con l’obiettivo di costruire la pace e l’azione nonviolenta. I cittadini e le cittadine chiedono: 1) di sostenere la proposta di legge che istituisce il Dipartimento per la Difesa Civile non armata e nonviolenta e l’Istituto di ricerca sulla Pace e il Disarmo; 2) di appoggiare a livello europeo l’iniziativa che istituisce e finanzia i Corpi Civili di Pace europei, proposta nel 1994-5 dal parlamentare Alexander Langer; 3) la firma del Governo Italiano del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari dell’ONU, entrato in vigore nel gennaio del 2021. Obiettivi questi, che si sono evoluti insieme alla marcia. Infatti, le prime edizioni chiedevano il riconoscimento internazionale del Diritto alla Pace, discusso in numerose occasioni nelle sedi più alte delle Nazioni Unite, ma mai inserito nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (DUDU). L’art 28 di quest’ultima, infatti, sottintende ma non esplicita il “diritto alla pace”. Una battaglia questa portata avanti all’epoca dal professor Papisca, grande difensore e ricercatore dei diritti umani, e dalla fondazione “Tavola per la Pace PerugiAssisi”, oggi fondazione PerugiAssisi. Uno dei motivi che spinge le persone a marciare è ancora, dopo tutti questi anni, la richiesta di istituire i Corpi Civili di Pace europei, ovvero un servizio con l’obiettivo di formare uomini e donne ad agire nelle situazioni di conflitto al fine di effettuare il cambiamento con metodi nonviolenti e azioni nonviolente pianificate. Questo servirebbe a ridurre la violenza, emarginare la guerra e aprire al dialogo e alla collaborazione.
Le tre proposte riportate precedentemente, sono avanzate dal Centro per la Pace e dalle persone partecipanti alla Marcia ormai da circa 5 anni, anni in cui la situazione internazionale è andata solo a peggiorare. Queste proposte, dunque, sarebbero dei punti di partenza, ma in considerazione del momento storico che stiamo vivendo sono principalmente dei grandi obiettivi da raggiungere. In particolare, la Marcia serve, oltre che a diffondere consapevolezza, a fare pressione sui governi e sulle organizzazioni internazionali. Questi, devono comprendere che la Pace e la Nonviolenza vanno preparate adeguatamente per far sì che siano efficaci e durature, proprio come si farebbe per una guerra o una difesa armata. Quindi, per rendere possibile la Pace e una risoluzione nonviolenta dei conflitti, sono indispensabili degli elementi che fino ad ora si sono dimostrati prerogative del settore militare: risorse economiche, risorse umane e enti di formazione, studio e ricerca. Proprio per favorire questi tre fattori, sono state ideate le prime due delle tre proposte concrete riportate in questo articolo.
Per capire l’importanza di eventi come la Marcia della Pace della Romagna, basta pensare al deterioramento della situazione internazionale avvenuta negli ultimi anni, a quanto poco si fa per migliorarla e ancor di più a quanto poco è stato fatto per prevenire le escalation violente a cui abbiamo assistito con forte preoccupazione.
Secondo il Global Peace Index 2024, pubblicato dall’Institute for Economics & Peace, il livello medio di pace globale è peggiorato nel 2024 per il quinto anno consecutivo e, sebbene 65 paesi abbiano riscontrato un miglioramento, ben 97 hanno assistito, invece, ad un peggioramento. Un numero così grande non era mai stato registrato in questo rapporto. Nonostante questo aggravamento generale, sono aumentate le spese militari, ma non le risorse economiche per favorire una vera e propria pace o una risoluzione nonviolenta dei conflitti in atto. Infatti, lo Stockholm International Peace Research Institute afferma che nel 2023 la spesa militare globale è aumentata per il nono anno consecutivo, per la prima volta in tutte le cinque regioni geografiche, arrivando a contare 2443 miliardi di dollari. Anche in Europa questa spesa è aumentata nel 2023, passando da 350 miliardi a 550 miliardi; l’Italia, invece, ne ha spesi circa 35 miliardi. A questo punto, viene quasi spontaneo chiedersi quanto, invece, è stato speso per promuovere concretamente la pace e la risposta è piuttosto sconcertante. A livello europeo esiste un Fondo europeo per la Pace con 12 miliardi di euro per aiuti e forniture militari fuori dall’UE da utilizzare nel periodo 2021-2027. Quindi, in pratica questo Fondo, come quello per la Difesa, riguarda in realtà il settore militare e non si lavora veramente per costruire la pace e la nonviolenza. Anche a livello nazionale la situazione non è delle migliori: nel 2013 sono stati stanziati 9 milioni di euro per la sperimentazione dei Corpi Civili di Pace che avrebbero dovuto coinvolgere 500 giovani entro il 2016. In realtà, questi soldi non sono ancora stati spesi integralmente, ed è infatti in programma che la sperimentazione dei CCP si concluda nel 2025. Insomma, in Italia sono stati stanziati 9 milioni di euro in 12 anni per lavorare sulla pace e 35 miliardi in un singolo anno per le spese militari.
La Marcia della Pace della Romagna, così come quella nazionale o altre iniziative simili, hanno quindi un valore inestimabile in questo contesto. Questo perché non possiamo più permettere che il pensiero comune sia quello che ottenere un mondo più pacifico sia impossibile o che la nonviolenza non possa mai funzionare, a maggior ragione perché non ci abbiamo mai veramente provato. È pertanto cruciale che ci siano eventi di questo tipo, che promuovano proposte concrete, e che permettano a sempre più persone di riflettere e di attivarsi il più possibile.