“Domenica 1 dicembre, nella sede dei comboniani di Verona, erano presenti circa 65 persone rappresentanti di associazioni e movimenti; si è deciso di proseguire il cammino facendo tesoro dei documenti elaborati a maggio in Arena con il Papa. Al momento si è deciso di verificare l'utilizzo di alcuni strumenti di comunicazione e ci si è dati appuntamento nella seconda metà di gennaio per un ulteriore incontro dei responsabili dei movimenti”, commenta il sindacalista Maurizio Ferron, coordinatore del tavolo di economia e lavoro dell’Arena di Pace.
È molto vivo l’incontro dei movimenti popolari con papa Francesco in una storica Arena con diretta televisiva della Rai, di sabato 18 maggio.
Vania trolese, vice-sindaca di Camponogara (Venezia), era a Verona il 7 maggio, insieme al sindaco di Verona, Damiano Tommasi, che ha convocato una cinquantina di sindaci veneti per costruire una piattaforma nata ad Arena di Pace, che alle ultime elezioni amministrativa ha fatto vincere molti sindaci nel nord-est.
Vania Trolese ha partecipato alla conferenza nazionale per la pace “La cura dei diritti umani tra impunità, effettività e legalità”, promossa dal Centro Diritti umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova, del 10 dicembre scorso, e ha sottolineato che “l’effettività dei diritti umani in provincia, nei nostri paesi è la responsabilità della concretezza. Siamo le realtà vicine ai cittadini e cittadine e abbiamo la responsabilità di creare occasioni di confronto e crescita sul tema dei diritti, nelle scuole, nei luoghi pubblici, favorire i dialogo e la conoscenza.
La Pira - uomo della costituente e sindaco di Firenze - individuava proprio nelle città quei cantieri di pace vicini, concreti, dove tutti e tutte noi possiamo rimboccarci le maniche e agire. E mai come in questo momento abbiamo bisogno di agire per la tutela dei diritti umani”.
L’Assessore alla pace e all’istruzione del Comune di Vicenza, Giovanni Selmo, ha aggiunto: “ eravamo in molti e molte a Padova. Ci siamo riuniti come amministratori del Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, Rete delle scuole di Pace, Centro di Ateneo per i Diritti Umani "Antonio Papisca", studenti, studentesse e attivisti da tutta Italia.
In questi giorni, segnati ancora dai conflitti (50 quelli in corso nel mondo), e dal sistematico calpestamento di ogni diritto e legge internazionale a Gaza, assistiamo anche agli storici avvenimenti in corso in Siria augurandoci che anche in questo Paese i diritti umani, come l’autodeterminazione dei popoli, possano esprimersi, che si possano indire e svolgere libere elezioni democratiche, dopo un periodo di sanguinosa dittatura. Come amministratori percepiamo quotidianamente la fatica necessaria per costruire e operare per la comunità e vedere la distruzione che portano le guerre è davvero contrario alla ragione, specie in un periodo di pace e speranza come il Natale”, ha concluso Giovanni Selmo.
Mons. Pavanello ( vescovo di Adria-Rovigo), “curare la democrazia cominciando dalla nostra città”
“Oggi parlare di democrazia è problematico, perché abbiamo davanti gli occhi i limiti di cui soffrono in tutto il mondo i sistemi democratici. Per dirla con Papa Francesco la ‘democrazia è malata’. Ciò non significa che non si possa curare: possiamo cominciare a farlo dalla nostra città. La democrazia, infatti, per sua natura, vive e si sviluppa dal basso. Non abbiamo paura a cominciare in questa nostra Città di Rovigo a diventare con pazienza e umiltà ‘artigiani di democrazia e testimoni coraggiosi di partecipazione’”. Lo ha affermato il 26 novembre sera il vescovo di Adria-Rovigo, mons. Pierantonio Pavanello, in occasione della solennità di San Bellino, patrono della città e della diocesi.
Venerare san Bellino – ha spiegato il presule – “significa rinnovare il nostro impegno per lavorare in questo tempo e in questa città per il Regno di Dio, perché proprio per questo tempo e per questa città Dio ha un progetto di salvezza e tocca ai cristiani annunciarlo e renderlo visibile”. “Questo impegno nell’ambito sociale, politico, amministrativo (d’ora in poi per comodità parlerò di politica) unisce i membri della Chiesa a tutti gli uomini di buona volontà”, ha proseguito il vescovo, che ha voluto richiamare qualche pensiero sull’importanza di impegnarsi in politica dalla 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia, che si è svolta a Trieste i primi di luglio, in particolare dall’intervento conclusivo di Papa Francesco. “L’impegno di tutti – ha osservato – è importante per far vivere la società civile, perché la politica, come arte di governare la città (polis) si nutre di partecipazione”. “Politica, partecipazione, cura quindi sono termini che si richiamano a vicenda e che presuppongono la fraternità, ovvero la consapevolezza di una comune appartenenza”, ha aggiunto, rilevando che “impegnarsi in politica allora vuol dire ‘appassionarsi al bene comune’, vivere l’‘amore politico’, che è ‘una forma di carità che permette alla politica di essere all’altezza delle sue responsabilità e di uscire dalle polarizzazioni, che immiseriscono e non aiutano a capire e ad affrontare le sfide’”. “Spesso – ha commentato – la politica è intesa come esercizio di un potere, un occupare posizioni in campo economico e sociale, disporre in maniera discrezionale di ciò che appartiene a tutti. La buona politica invece è tutt’altro: è avviare processi, promuovere confronto e dibattito per creare consenso, anche al di là della maggioranza che ha il diritto e il dovere di governare”. “Per questo – ha ammonito mons. Pavanello – il primo obiettivo di chi si impegna in politica dovrebbe essere quello di aprire luoghi in cui ci si possa confrontare, dove si studino insieme i problemi esponendo, anche in forma dialettica, progetti e intuizioni, dove si respiri, al di là della diversità, una vera passione civile. È così che la politica realizzerà una vera democrazia, il governo del popolo”, ha concluso il Vescovo Pavanello - che il 29 aprile ha partecipato a “Valdagno Città del Mondo. Dibattito in preparazione di Arena di Pace con Papa Francesco”, in occasione della presentazione del libro di Cristiano Morsolin, “Valdagno Città del Mondo”- L’impegno per la pace dell’unica company town del Triveneto con governo progressista ininterrotto da 30 anni”, Ed. Dal Lago 2024, prologo del vescovo missionario in Brasile, Egidio Bisol.
Come tradurre “l’amore politico” (che cita il Papa e il vescovo Pavanello) nel governo delle città?
“Per il 2023, Valdagno è nella top ten dei Comuni beneficiari del 5x1000. La nostra Comunità, ancora una volta e come già in passato, dimostra una sensibilità straordinaria. Con 75.837 euro, Valdagno segue solo grandi città come Milano, Roma, Torino, Bologna, Verona, Napoli e Firenze.
A noi ora il compito importante e delicato di investire al meglio quanto avete deciso di destinare alle iniziative sociali e al sostegno delle persone in difficoltà. Il nostro impegno sarà massimo e costante, per mantenere la vostra fiducia e continuare questa bella tradizione”, ha sottolineato Maurizio Zordan, sindaco “civico” di Valdagno (VI), all’ombra del colosso mondiale del tessile, Marzotto.
L’Assessore alla pace e all’istruzione del Comune di Vicenza, Giovanni Selmo, ha spiegato il significato del premio “Territori equosolidali”, affermando che “a Città di Vicenza è stato riconosciuto l’impegno profuso nella promozione del Commercio Equo e Solidale e dei valori di solidarietà, giustizia ed equità, per la disponibilità ad essere coinvolti come partner nei progetti legati al Bando regionale per il Commercio Equo e Solidale e per il coinvolgimento nel POFT, il Piano di Offerta Formativa Territoriale, del Comune di Vicenza in collaborazione con la realtà locale Cooperativa Sociale Unicomondo.
Per la nostra amministrazione è uno sprone ad occuparci di sostenibilità sociale, economica e ambientale. Non siamo solo “consumatori” ma siamo cittadini che scelgono coscientemente come e cosa consumare. A cominciare, dai regali di Natale che possono essere scelti fra le proposte del commercio Equosolidale e le botteghe Unicomondo! Come diceva Alex Langer: la conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile. Per questo serve un dialogo aperto fra enti locali e società civile, per condividere buone pratiche di sostenibilità e coinvolgere attivamente i Territori a costruire un mondo più giusto”, ha concluso Selmo il 6 dicembre scorso.
L’assessora alla Pace del comune di Padova, Francesca Benciolini, ha sintetizzato l’incontro con 350 persone e 100 movimenti e liste civiche, riuniti a Padova il 14 dicembre sul “Veneto che vorrei” (con la partecipazione anche di Lisa Clark, dei “Beati i costruttori di pace” di don Albino Bizzotto, promotore delle Arene). “È un Veneto in ascolto di amministratori e amministratrici locali che conoscono il loro territorio e sperimentano ogni giorno, insieme alla società civile, la complessità e le possibilità che da esso nascono; è un Veneto che dà parola alle persone più giovani che si chiedono che cambiamento sia davvero possibile se, dopo decenni di promesse, siamo dove siamo, ma lo fanno con intelligenza, passione e sincero desiderio di trovare risposte.
E’ un Veneto che mette a fuoco le dimensioni imprescindibili della sua politica: quelle che mettono al centro le persone, tutte, le comunità, tutte, i territori tutti e si interroga su come dare risposte sistemiche con una visione chiara perchè salute, ambiente, casa, diritti, lavoro, economia, cultura, aree interne, città ... devono essere parte di un'unica politica Regionale; è un Veneto che parte dall'analisi, dai numeri e cerca testardamente soluzioni sapendo che solo insieme si possono trovare, coinvolgendo tutte le componenti della nostra società e in contatto con tutti i livelli di governo”.
Obiezione alla guerra: attivisti israeliani e palestinesi ricevuti dal sindaco Tommasi
«Ha scontato 85 giorni di prigionia per aver rifiutato il servizio militare. Ma la scelta l’ho fatta prima di quello che sta accadendo ora, per raggiungere i media e i giovani israeliani affinché sappiano che l’obiezione di coscienza è una scelta possibile e che la pace è la sola scelta possibile per fermare la guerra e l’occupazione. Non possiamo continuare a fingere di poter risolvere i problemi politici e umanitari con soluzioni e mezzi militari. Solamente insieme possiamo trovare soluzioni per una pace giusta che possa garantire a tutti una vita dignitosa». Sofia Orr è la prima donna obiettrice di coscienza ad essere stata arrestata, dal 7 ottobre, per aver rifiutato di prendere parte al servizio militare, obbligatorio in Israele, per protestare contro la guerra e l’occupazione della Palestina.
Accompagnati da Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento di Verona, quattro testimoni di pace, che credono nel dialogo e lavorano insieme, come “gruppo misto” israelo-palestinese, per rifiutare le armi e la guerra, hanno incontrato, il 17 ottobre, in municipio il sindaco Damiano Tommasi e l’assessore Jacopo Buffolo.
«Siamo molto contenti», ha sottolineato Valpiana, «che la città di Verona e le sue istituzioni accolgano questo progetto, il cui obiettivo è il riconoscimento dello status giuridico di rifugiati politici per tutti gli obiettori di coscienza, disertori e renitenti alla leva di tutte le guerre che chiedono all’Europa asilo, accoglienza e protezione per il rispetto fondamentale del diritto umano all’obiezione di coscienza».
“E’ un grande piacere poter accogliere questi giovani nella nostra città – evidenzia l’assessore ai diritti umani, Jacopo Buffolo –. Un momento molto importante che il Comune di Verona condivide con il Movimento Nonviolento. E’ fondamentale nel contesto di oggi portare testimonianza di quel lavoro che i giovani di Israele e Palestina fanno con l’obiezione di coscienza, che è nel solco della nostra tradizione culturale e che cerchiamo di valorizzare attraverso il servizio civile. E’ la scelta di tanti ragazzi e ragazze di servire il proprio Paese pacificamente, in un mondo libero dalla guerra”.
Il comune di Udine ha concesso il patrocinio per la partita di calcio Italia-Israele del 14 ottobre.
Alberto De Toni, sindaco di Udine (considerata dal Sole 24ore la città più felice d'Italia nel 2023 sulla base della misurazione del Benessere complessivo dei cittadini, gia rettore dell’Università di Udine, e promotore della politica del Quadrifoglio insieme al sindaco Maurizio Zordan) ha evidenziato che si tratta di una "scelta la via del dialogo", con l’organizzazione dell’evento di pace in collaborazione con il progetto Rondine; «cosi abbiamo concesso il patrocinio a un evento che non sarà solo sportivo ma anche, appunto, di pace e dialogo».
Tra i sostenitori dell’iniziativa anche l'arcivescovo di Udine, Mons. Riccardo Lamba, che ha accolto l'invito che Franco Vaccari, fondatore e presidente di Rondine - Cittadella della pace, ha rivolto a lui e ad altri esponenti del mondo istituzionale. «In questo momento storico in cui i conflitti si allungano nel tempo e si allargano nello spazio, aggravando il dolore di un numero sempre maggiore di popolazioni e coinvolgendo, con loro, tutta l'umanità, ben volentieri la comunità cristiana della Chiesa di Udine aderisce a ogni iniziativa volta a favorire l'incontro e il dialogo tra le parti coinvolte nei vari conflitti.
Condividiamo l'appello di Franco Vaccari, fondatore e presidente di Rondine - Cittadella della Pace il quale mette in rilievo l'importanza del «riconoscimento dell'esistenza dell'altro, seppur nella divergenza di posizioni e visioni», nella convinzione che la diversità storica, culturale e religiosa sia una ricchezza per tutti.
Sono disponibile a partecipare, a nome della Chiesa udinese, all'incontro a Rondine, «luogo "terzo" ed equi-coinvolto», assieme ai rappresentanti delle comunità ebraiche e musulmane, unitamente alle realtà sportive, istituzionali, economiche, formative e civili del Friuli-Venezia Giulia che vorranno unirsi sotto l'insegna della comune umanità, in spirito di pace”, ha affermato l’arcivescovo Lamba.
Cambiare il mondo irrita
«Per molte persone la pace non è affatto scomoda, anzi è un bisogno urgente, come per gli Ucraini invasi da Putin o i Siriani in fuga, mentre non lo è per la nostra società europea e italiana che, dopo 80 anni, si trova a mettere in discussione qualcosa che pensavamo inamovibile come la cultura della pace. La pace è scomoda per le politiche dell’odio specie di casa nostra. I nostri politici dovrebbero seguire la Costituzione che, all’articolo 11, ripudia la guerra, ma alcuni lavorano contro», ha sottolineato recentemente Milena Santerini (ex parlamentare Demos, professora dell’Università Cattolica di Milano). «Con il tempo si è indebolita la memoria della guerra, ma i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki hanno lasciato un messaggio che non possiamo dimenticare: “Nessuno deve soffrire come noi” ed è lo stesso messaggio di Liliana Segre quando afferma che non pensava di rivedere quello che sta accadendo con l’antisemitismo dilagante». «Gli ideali oggi sono irritanti, velleitari – si dice che le persone normali non sperano -, cambiare il mondo irrita. Credo che le società siano come le persone: si ammalano o possono avere energie ricostruttive, come è accaduto dopo la II guerra mondiale. Ora siamo soffocati dalla paura, abbiamo tutto ma mai abbastanza e la società, diventata paranoica, crede che per risolvere un problema si debba identificare un nemico. Ma davvero possiamo consentire questo? Consentire che, nel 2023, vi siamo stati 250.000 morti per i conflitti, che l’Italia, abbia stanziato 30 miliardi nei prossimi 10 anni per le armi che vi siano 12.500 armi nucleari in circolazione? Non siamo più nel periodo della deterrenza e c’è il fondato timore che, con questi signori al potere che commercializzano la guerra, il mondo potrebbe non sopravvivere», conclude Milena Santerini (ospite di Valdagno il 16 aprile scorso).
Conclusione
In cammino verso il primo gennaio 2025, Giornata mondiale della Pace, il “Gruppo Giustizia e Pace” della diocesi di Trento, propone una riflessione che riprende Arena di Pace.
“La Legge di Bilancio del Governo italiano per il 2025 registra un aumento significativo delle spese militari (+12%), con 40 miliardi di euro destinati all’acquisto e costruzione di sistemi d’arma tra il 2025 e il 2027, di cui 32 miliardi già previsti per il 2025 (13 miliardi solo per le armi). In compenso, si osservano tagli in settori cruciali come università, sanità, transizione ecologica, ambiente e welfare (ad esempio, il fondo sociale affitti).
(...) Esistono alternative alla manovra di governo e agli eurobond per la difesa fondate su un nuovo modello di sviluppo, sul disarmo, la giustizia sociale e i diritti, la sostenibilità ambientale. Una scelta decisiva, improrogabile e necessaria, sottolineata anche nell’incontro conclusivo di “Arena di Pace” tenutosi a Verona il 18 maggio alla presenza di papa Francesco. Il documento finale del tavolo “Pace e disarmo” ha indicato alcune opzioni che vogliamo riprendere in sintesi. Disarmare il mondo liberandolo dall’incubo delle armi nucleari presenti anche in Italia; disarmare l’economia con la riduzione delle spese militari, il controllo del commercio delle armi e delle finanze armate, la riconversione civile delle industrie belliche. Alla politica si chiede il rispetto dell’art. 11 della Costituzione, attraverso l’istituzione di una difesa civile non armata e nonviolenta, e di corpi civili di pace a livello italiano, europeo e mondiale.
Si propone lo sviluppo di una diplomazia dal basso, a partire dagli Enti locali; un’economia non basata sullo sfruttamento delle persone e dell’ambiente; il disarmo – nella vita quotidiana – di menti, cuori, mani, linguaggio, culture, religioni e teologie. La scuola deve essere una priorità affinché si realizzino iniziative volte a diffondere una cultura di pace, nonviolenza, rispetto dei diritti, inclusione. Messaggi nazionalisti e militaristi non trovino spazio nei processi educativi e formativi di scuole e università.
Le università non siano sponsorizzate e condizionate da realtà militari. Si tratta di scelte complesse ma necessarie, che richiedono un cambiamento culturale profondo e il coraggio di privilegiare modelli di sviluppo orientati alla costruzione di una società più equa e solidale, conclude Micaela Fiorini di “Vita Trentina”.
Ilaria Sbalchiero - 45 anni e tre figli, è militante del Pd, assessora alle politiche sociali del Comune di Recoaro (Vi), co-promotrice dell’appello “La pace è una proposta vincente”, alle spalle varie carovane in Ucraina con Apg23 e Pax Christi - spiega questo percorso dei sindaci del nord-est sulla scia del messaggio di Papa Francesco in occasione della 50* settimana sociale dei cattolici in Italia.
Ilaria Sbalchiero analizza che “il discorso di Papa Francesco a Trieste ha toccato temi fondamentali come la democrazia, la fraternità e l'ecologia integrale, sottolineando l'importanza di una fede che non sia marginale o privata, ma che abbia il coraggio di proporre giustizia e pace nel dibattito pubblico. Questo messaggio è particolarmente rilevante nel contesto attuale, dove spesso prevale il disinteresse e la mancanza di voce per molti. Il collegamento con l'Arena di Pace del 18 maggio è evidente. Entrambi gli eventi sottolineano la necessità di un impegno attivo e coraggioso nella società, basato su valori cristiani che promuovono la giustizia e la pace. La citazione del Papa sul "coraggio di fare proposte di giustizia" si inserisce perfettamente in questo contesto, dove non basta semplicemente partecipare al dibattito, ma è essenziale avanzare proposte concrete e audaci per il bene comune.
La piattaforma dei sindaci per la pace, insieme a Papa Francesco, rappresenta un esempio tangibile di questo impegno. L’articolo di Morsolin (La piattaforma dei sindaci per la pace, insieme a Papa Francesco, Mosaico, 29 giugno 2024) mette in luce come questa iniziativa cerchi di affrontare le cause profonde delle ingiustizie e delle disuguaglianze, piuttosto che limitarsi a curare gli effetti. Questo è in linea con l'"amore politico" di cui parla il Papa, un amore che non cerca privilegi ma si propone come voce di denuncia e proposta in una società spesso silenziosa. In sintesi, il messaggio del Papa a Trieste e l’articolo di Morsolin convergono su un punto chiave: la necessità di un impegno attivo, coraggioso e propositivo da parte dei cattolici nel dibattito pubblico, per promuovere una società più giusta e fraterna”, ha concluso Ilaria Sbalchiero.
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“La piattaforma dei sindaci veneti per la pace insieme a Papa Francesco e ai movimenti popolari italiani, dopo l’Arena di Verona: un cantiere nelle mani dei popoli.
Papa Francesco alla 50* settimana sociale dei cattolici di Trieste: “Avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico” di Cristiano Morsolin.