Dopo più di un quarto di secolo di carcere duro, sono ormai 15 mesi che sono sottoposto al regime di semilibertà, anche se il mio fine pena rimane, come per tutti gli ergastolani, il 31 dicembre 9.999.

Da un anno e tre mesi passo le notti in carcere ed esco tutte le mattine per recarmi in una struttura della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, dove presto servizio volontario. In questo modo sono felice perchè la mia pena ha finalmente iniziato ad avere un senso e fa bene a me stesso e alla società. Leggendo l’altro giorno la proposta politica della Comunità Papa Giovanni XXIII (La Società del Gratuito, programma per elezioni politiche 2018) ho pensato che Don Oreste continua a lottare per gli ergastolani anche da lassù perché, fra le moltissime altre belle proposte ai politici, c’è anche l’abolizione della pena senza fine: L’Ergastolo Ostativo è una condanna fino alla morte. Una simile condizione detentiva non rientra nell’orizzonte costituzionale di una pena finalizzata alla rieducazione del reo. La Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’uomo, già con un’importante sentenza nel 2013 ha affermato il principio per cui l’ergastolo senza possibilità di liberazione anticipata o di revisione della pena è una violazione dei Diritti Umani, poiché l’impossibilità della scarcerazione è considerata un trattamento degradante e inumano contro il prigioniero, con conseguente violazione dell’art. 3 della Cedu. (Punto 3, pagina 7)

Voglio ringraziare pubblicamente Giovanni Paolo Ramonda, successore di Don Oreste Benzi, e tutta la Comunità per la presa di posizione nel chiedere l’abolizione della pena dell’ergastolo, anche a nome di tutti gli ergastolani. Non si può condannare un uomo per tutta la sua vita e, a parte l'errore, è un orrore. Molti di noi sono diventati uomini nuovi, perché continuare a punirci? Che c'entriamo noi con l’uomo che ha commesso il reato tanti anni fa?

Don Oreste, quando venne nel carcere di Spoleto, non esitò un attimo a schierarsi dalla parte dei più cattivi (prima di lui lo aveva fatto solo Gesù). E a dieci anni della sua morte non nascondo che spesso mi sono chiesto perché se ne sia andato così presto in Cielo. Non poteva rimanere ancora un po’ su questa terra per darci una mano ad abolire la "Pena di Morte Viva"? Nonostante le numerose iniziative, appelli, lettere, raccolte di firme e le numerose adesioni di persone importanti contro la “Pena di Morte Viva” (l’ergastolo senza benefici), come Margherita Hack, Umberto Veronesi, Agnese Moro, Gino Strada e Don Luigi Ciotti, ma anche di tanti uomini e donne di Chiesa, compreso Papa Francesco, nulla è cambiato. E nonostante siano trascorsi decenni dalle nostre condanne, i “buoni” non sono ancora sazi e continuano a torturarci l’anima, il cuore e la mente. In questi giorni mi domandavo cosa possiamo fare noi ergastolani per far capire che ricambiare male con altro male (murare viva una persona senza neppure la compassione di ucciderla) alla lunga fa sentire innocente qualsiasi criminale. Per questo siamo grati alla Comunità Papa Giovanni XXIII di aver ribadito ancora una volta l’importanza dell’abolizione della pena dell’ergastolo per recuperare ogni uomo.

 

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