Due pesi e due misure. Le banche sono tutelate sempre più dei poveri risparmiatori. A quando un cambiamento del sistema bancario?

La situazione emersa dalla Commissione d’inchiesta sulle banche della scorsa legislatura è che ci sono state truffe a danno dei cittadini ad opera di banchieri senza scrupoli con scarso e/o insufficiente controllo da parte di Banca d’Italia e di Consob.
Dopo la costituzione della Commissione, nello scorso dicembre, la Banca d’Italia ha avviato un giro d’Italia, per pubblicizzare un progetto di informazione e formazione sui rischi di certe operazioni bancarie con il motto “più l’operazione appare vantaggiosa e più è rischiosa”.
Attività mi è parso un tentativo di scaricare sui cittadini “sprovveduti o disattenti” chiare responsabilità determinate da carenze nei controlli: se la Banca d’Italia, nonostante i controlli previsti, non ha denunziato i banchieri truffatori, come potrebbe uno sprovveduto cittadino, anche attraverso una maggiore informazione, nel momento di necessità e di maggior debolezza, rendersi conto che lo stanno truffando?
Occorre immaginare, quindi, una soluzione chiara e trasparente per risolvere il problema alla radice ed evitare i massicci interventi per salvare le banche dalla bancarotta (nel 2017, per le sei banche salvate, il governo ha stanziato molte decine di miliardi di euro), che pesano negativamente sul bilancio dello Stato e, di conseguenza, su tutti i cittadini. Questi salvataggi tolgono risorse alla crescita e allo sviluppo del Paese, agli investimenti e allo stato sociale, aumentando la povertà (secondo gli ultimi rilievi statistici in Italia un cittadino su tre è povero o a rischio povertà).
Il Governo, nella legge di previsione 2018, ha stanziato 300 milioni di euro per combattere la povertà e ha incrementato il fondo per i cittadini danneggiati dalle banche (da 50 a 100 milioni di euro). Non commento la disparità di trattamento e la disponibilità dei mezzi messi a disposizione delle banche con le altre messe a disposizione per poveri e truffati ma mi limito a sottolineare che tutto ciò è contro il dettato della Costituzione che impone ai governanti di avere sempre presente il bene dei cittadini.
Né ha avuto il decoro di approvare il progetto di legge sul “Giubileo bancario” che, attraverso la possibilità concessa ai debitori di offrire una transazione alla banca sui debiti pregressi - al valore che la stessa ha posto in bilancio – evitando che tali debiti siano venduti in blocco ai Fondi (così detti Avvoltoi) a un valore di gran lunga inferiore procurando ulteriori perdite. Quest’operazione riguarda circa due milioni di abitazioni di cui un quarto sono già sotto espropriazione forzata, e, quindi, coinvolge circa 10 milioni di cittadini che, ritornando in bonis potrebbero riavviare le loro attività, producendo ricchezza e contribuendo nuovamente alla crescita del PIL e del gettito fiscale. Due pesi e due misure: per le banche si mobilita l’intero governo e, in riunioni di pochi minuti, trova decine di miliardi per salvarle e, per contro, quando si tratta di povertà o del massacro sociale che può provocare la mancata approvazione del Giubileo bancario – che interessa milioni di cittadini italiani – include nella travagliata legge di bilancio una “miseria”, che suona peggio di un’elemosina rispetto alla dimensione del problema.
Tutto quanto emerso dalla Commissione di inchiesta delle banche, a nuovo governo fatto, andrebbe approfondito con una nuova Commissione che abbia maggiore possibilità di trovare le cause di tale disparità di trattamento e di attuare senza indugio le soluzioni.
Il sistema banche va radicalmente cambiato, tornando indietro, e dividendo le banche economiche da quelle finanziarie. Le prime dovrebbero essere pubbliche, sotto il controllo di Banca d’Italia, Consob e della stessa democrazia. A tali banche dovrebbe essere vietata la vendita di prodotti finanziari di ogni tipo, comprese le proprie obbligazioni. Le seconde, banche finanzarie, dovrebbero essere private con le sole garanzie di Banca d’Italia e Consob e abilitate alla produzione e commercializzazione di prodotti finanziari non “tossici”.
Con questa netta distinzione si farebbe definitivamente chiarezza evitando il conflitto di interessi attualmente in atto con le banche proprietarie della Banca d’Italia, evitando alla povera e quasi sempre ignorante popolazione che, peraltro, agisce in stato di necessità, di essere manipolata e/o truffata da banchieri senza scrupoli o da bancari costretti a operare in maniera truffaldina sotto la minaccia della perdita del lavoro.

Pasquale Riccio è avvocato e già coordinatore degli ascolti della fondazione anti-usura Giuseppe Moscati di Napoli


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