Caro Don Tonino,
questa volta c’è una particolare ricorrenza. Questo venticinquesimo anniversario della tua nascita in cielo ha mobilitato tutto il seminario. E noi, con un po’ di ritardo, abbiamo deciso di rispondere alla tua lettera.
Ti ringraziamo per la testimonianza che hai lasciato a questa città, a questo popolo. Si sa che durante la tua permanenza qui ci sono state delle incomprensioni, ma alla gente brillano ancora gli occhi quando si parla di te. Chi ti ha conosciuto, ha sempre nel cuore qualche aneddoto da raccontare. Sei stato il loro luminoso testimone del nostro Dio che ci invita a lasciare le sedie per metterci in cammino.
È vero che non camminiamo più in talare per le vie di Molfetta, ma è sorprendente come alcune persone capiscano subito chi siamo, solo guardandoci camminare insieme.
È bellissimo e prezioso vedere come le persone si aprano, solo al sapere della nostra presenza in seminario. Ed anche se per pochi attimi, condividono parte dei loro vissuti e talvolta delle loro sofferenze. È come se cercassero un attimo di ristoro.
Abbiamo l’impressione che il marchio “Made in Molfetta” sia un lasciapassare, quasi una carta di credito per incontrare volti, nomi, storie. Anzi, probabilmente è quell’anello che il padre misericordioso dona al figliol prodigo al suo ritorno a casa.
È un marchio che lascia qualcosa innanzitutto a noi che lo portiamo ed anche alle persone con le quali proviamo a stringere un legame.
Caro Don Tonino, alcuni di noi non ti hanno conosciuto di persona, altri invece sì, ma la tua memoria è sempre viva e ti consideriamo uno di noi, un nostro.
Chissà come sarebbe oggi poter ascoltare la tua voce, stringerti la mano, incontrare il tuo sorriso umile che divampa nelle tue fotografie.
Grazie perché nonostante non ci fosse una ricorrenza particolare, hai avuto tempo e parole da spendere per noi. Certo, non siamo più 300 ragazzi, incolonnati per tre e divisi in 10 camerate che camminano per Molfetta a mo’ di cespuglio nero, ma siamo ancora animati da un profondo desiderio di seguire Gesù per le strade che ci indica.
Come già avevi avuto modo di notare, i tempi sono cambiati, il mondo è cambiato, noi siamo cambiati. Sì, perché prima di scoprirci preti, prima di camminare chissà verso quali strade, ci stiamo rendendo sempre più conto di quanto tutto parta dalla nostra umanità, da quelle battaglie interiori che non tutti vedono. L’enciclopedia definisce essere umano una realtà riguardante la persona che comprende: corpo, anima, mente, condizione umana, anatomia umana, linguaggio e vita.
Perché scriverti ciò? A volte, il nostro essere qui e ciò che la gente afferra di noi, non ha nulla a che fare con tutte queste espressioni. Alcuni di noi si sentono e vengono visti come già predestinati, come tu stesso ci scrivi. Altri, invece, ogni giorno si sforzano, nella loro piccolezza, di cercare la strada della loro vita. Altri ancora, nella loro esperienza di vita, hanno già incontrato l’amore che ha riempito la loro esistenza e non hanno fatto a meno di aderirvi.
Cosa c’è di bello in tutto questo? Cammini, vite, luoghi differenti convocati dalla sete di vita, che ancora oggi ci disseta e ci chiama a spezzare il Pane della Convivialità per gli altri.
Ci hai insegnato quanto sia importante il potere dei segni. Ecco perché l’uniformità dell’abito e il linguaggio omologato sono realtà che non ci appartengono più. Una sola cosa è richiesta per questo potere dei segni: la nostra presenza. Le nostre uscite al Centro di Accoglienza, alla Tendopoli, nell’incontro con i poveri molte volte seduti all’entrata del nostro Seminario: sono, per noi, i luoghi da dove poter partire. Così come molte volte, nelle tue omelie, ci hai ricordato dicendo: oggi la Chiesa deve mettersi in corpo l’occhio del povero e vedere la realtà dall’angolo dei poveri; questa è essenzialmente la scelta degli ultimi. Quello stesso aiuto che noi offriamo a questa gente, lo doniamo non certo per merito nostro, ma per questo amore di Gesù che ci spinge a farlo. Ma non è necessario andare così lontano, è un aiuto che viviamo in modo straordinario in Seminario, fra di noi, con il nostro compagno di stanza, con il fratello che, nonostante i limiti di entrambi, troviamo il coraggio di abbracciare e sorridergli.
Ed è in questo che si possono notare quei segni, quel potere dei segni, di cui la Chiesa e il mondo intero oggi ha bisogno. Segni che ci spingono a compiere il primo passo: un passo indietro perché custodi di quell’avvenimento che ti ha stravolto; un passo in avanti per avere il coraggio di prendere in mano la nostra vita e testimoniarla. È bellissima la presenza di alcuni di noi che si prodigano per il servizio in strada, portando un pertugio di speranza a donne e ragazzi, i cui lamenti non udiamo più perché, forse, diventati la normalità, o perché inascoltati. E chissà se anche loro, nel profondo della loro anima, gridano: Abbà, Padre.
In un tuo scritto, ad un certo punto, ci ricordi che: sulla croce un giorno ci è salito un uomo innocente, e che sul retro della croce c’è un posto vuoto, dove un altro innocente è chiamato a far compagnia agli affanni di Cristo. È un messaggio che diviene, o dovrebbe diventare realtà, in ognuno di noi. E di questo vogliamo ringraziarti, don Tonino, perché tu ci hai mostrato la strada e ci hai lasciato la libertà di seguirla o meno. La nostra presenza qui, forse, ci fa capire qual è stata la nostra scelta. Ancora oggi, fra le inferriate del seminario, davanti alle nostre parrocchie, per le strade della nostra città, la gente aspetta noi. Tempo fa avanzavano teorie, basate sull’idea che Dio fosse morto e che noi l’avremmo ucciso. Oggi, invece, la gente che aspetta noi è la dimostrazione di quanto l’uomo abbia bisogno di Dio, di cercare Dio, desiderare Dio, credere in Dio, vivere Dio.
E allora, concludendo, facciamo nostro il tuo invito al coraggio. Coraggio di sognare terre nuove e cieli sempre più limpidi e puliti. Coraggio di prendere in mano la nostra vita. Coraggio di cambiare rotta, quando ci accorgiamo di andare alla deriva. Coraggio di testimoniare Gesù a costo della nostra vita. Coraggio di parole scomode che scuotano le coscienze e diano dignità a chi l’ha perduta. Coraggio di non perdere la trasparenza degli occhi. Coraggio di essere felici. Coraggio di dire ogni giorno il nostro sì al Padre, nonostante la nostra piccolezza.
Don Tonino, grazie per tutto quello che hai fatto per noi,
I tuoi seminaristi,
Made in Molfetta
21 Aprile 2018