“C’è un dogma basilare: è la Fraternità umana”! È da questo titolo dato da Igino Giordani a un suo articolo del 10 gennaio 1971 e da una conversazione tenuta da Chiara Lubich - a un congresso di sindaci europei - che traggo lo spunto per ricordare quell’11 settembre di 17 anni fa, quando le torri gemelle venivano abbattute e con l’oro veniva così distrutto il simbolo della più potente nazione del mondo, con una grande strage di vite umane.
Sgomento generale, infinito negli USA e non solo.
Ma ecco da quel groviglio di dolore, da quella notte piombata in piena luce, era emerso un fenomeno inconsueto: una gara di solidarietà mai vista. New York si era trasformata: muri di indifferenza si erano sciolti in una valanga di aiuti concreti, di conforto, di prontezza a far qualcosa che alleviasse il dolore degli altri.
Gli Stati Uniti, Paese multireligioso, multietnico, multiculturale, avevano presentato al mondo, in una sua città, un modello di solidarietà, di unità.
Ed è stato come se gli occhi di un popolo si fossero spalancati e avessero visto, in pochi momenti, la necessità assoluta che si instauri dovunque la Fraternità Universale.
La fraternità universale, anche prescindendo dal cristianesimo, non è stata assente dalla mente si qualche raro spirito forte. Il mahatma Gandhi diceva: "La regola d’oro è di essere amici del mondo e considerare 'una' tutta la famiglia umana. Chi distingue tra i fedeli della propria religione e quelli di un’altra, diseduca i membri della propria e apre al rifiuto e all’irreligione".
Ed è presente tuttora in qualche grande anima come il Dalai Lama che, a proposito di quanto è successo negli Stati Uniti, avrebbe scritto ai suoi: "Per noi le ragioni (degli eventi di questi giorni) sono chiare… Siamo tutti uno. Questo è un messaggio che la razza umana ha grandemente ignorato. Il dimenticare questa verità è l’unica causa dell’odio e della guerra, e il modo di ricordarlo è semplice: amare in questo momento e sempre".
Ma chi ha portato la fraternità come dono essenziale all’umanità, è stato proprio Gesù, che ha pregato così prima di morire: "Padre, che tutti siano uno" (cf. Gv. 17,21). Egli, rivelando che Dio è Padre, e che gli uomini, per questo, sono tutti fratelli, introduce l’idea dell’umanità come famiglia, l’idea della “famiglia umana” possibile per la Fraternità Universale in atto. E con ciò abbatte i muri che separano gli “uguali” dai “diversi”; gli amici dai nemici; che isolano una città dall’altra. E scioglie gli uomini dai vincoli che lo imprigionano, dalle mille forme di subordinazione e di schiavitù, da ogni rapporto ingiusto, compiendo in tal modo un’autentica rivoluzione esistenziale, culturale e politica.
L’idea della Fraternità iniziò così a farsi strada nella storia.
Ed è stato proprio attingendo da questo “Inizio” che il Centro Igino Giordani di Andria ha proposto ai nostri Amministratori di inserire un “Patto di Fraternità” nello Statuto Comunale con la conseguente adesione all’ “Associazione Città per la Fraternità” che attualmente vede già aderire circa 140 città.
Abbiamo fiducia che, passato questo momento delicato del governo della nostra città, si accolga tale proposta perché, non guardando alla fraternità come a qualcosa di ingenuo o di superfluo, si possa realizzare - pur fra mille difficoltà - i programmi migliori per la crescita della nostra Andria.