Qualifica Autore: Clarissa - Bisceglie

Il libro “Padre mio mi abbandono a Te” di Carlo Carretto, edito da Città Nuova (2018) per una delle voci religiose più popolari del nostro tempo, è un commento alla famosa preghiera di Charles de Foucauld, il più grande quanto ‘piccolo’ padre del deserto della nostra contemporaneità, esaltato nella sua semplice intensità da questo suo figlio spirituale che ‘snocciola’ la preghiera dell’abbandono nei solchi della sua vita di piccolo fratello del Vangelo.

Il testo è scritto in modo colloquiale come a un amico che dice all’altro ciò che pensa, senza una ricercatezza nella prosa, bensì con la mera intenzione di trasmettere, il più direttamente possibile, un’eredità e un’esperienza, come precisa nella prefazione Pablo d’Ors.

Si tratta di un’opera scritta da un uomo che vive nel deserto e che, avvolto nel manto del silenzio che lo conduce in profondità, parla a partire dalla sua fede, avendo nel cuore come destinataria la Chiesa, intesa e denominata come ‘Popolo di Dio’ e  ‘Sposa’.

Nella premessa e nel primo capitolo, l’autore parla della paura, nella Chiesa soprattutto, che può diventare freno o impedimento alla novità dello Spirito che sempre agisce; paura che si affronta alimentando il nostro cammino con la forza della Parola e della preghiera, coltivando in noi la certezza che Dio ci è Padre e che possiamo vivere nella pace promessa in questa nostra vita e per l’eternità, perché rassicurati dal Suo abbraccio che concepisce e predispone tutto in un bellissimo disegno d’amore.

Nel rileggere e meditare questa preghiera l'autore ci rivela come queste parole portino in sé la profezia che riguarda l’uomo e tutti gli interrogativi posti al mistero della vita; racconta  dell’Amore di Dio per chi si lascia guidare dallo Spirito e si dispone a scoprire la verità di sé, così come si manifesta in molte icone e brani biblici.

La struttura del volumetto scompone in due sezioni la preghiera, riproponendo ogni frase con un approfondimento significativo  per l’esperienza spirituale di fratel Carlo;  si conclude con un allegato intitolato “Evangelizzazione e impegno politico”, dove vengono riportate alcune peculiarità del carisma della famiglia dei Piccoli Fratelli del Vangelo, sottolineando la peculiare predilezione per i poveri e la vicinanza ai più bisognosi.

Profondo e di grande spessore è il percorso all’interno della preghiera che nella prima parte inizia con le parole “Padre mio”,  invitandoci a prendere coscienza del nostro essere figli di Dio, lasciandoci plasmare dallo Spirito di cui è intriso il creato e la storia, accogliendo la buona novella della nostra figliolanza nell’ascolto semplice di ciò che dentro di noi già grida “Abbà, Padre”!

Il testo continua con un atto di fiducia totale che consapevolmente ci dispone al “Mi abbandono a Te”, ponendo in Dio tutto di noi: paure, dubbi, capacità, sogni e accettando la realtà come un dolce mistero attraverso cui Lui ci conduce; per questo prosegue “Fa di me ciò che ti piace”, fondandosi sulla certezza dell’eternità che proviene dalla Risurrezione di Gesù, il Figlio amato, dove gli attraversamenti delle prove, con le loro piccole morti e sofferenze quotidiane,  ci rigenerano alla vera vita quando ci trovano affidati alla signoria di Dio, amore che ci precede, crea e ci rende estensione della Sua stessa esistenza.

“Qualunque cosa tu faccia ti ringrazio”: siamo invitati ad interiorizzare e a far nostro lo stesso desiderio di Dio che è renderci suoi figli, percorrendo il cammino che il Padre, nel Figlio Suo Gesù,  compie per venirci incontro, fino al dono totale di Sé.

“Sono pronto a tutto”: ecco cos’è che trasforma l’intero cosmo in un grembo divino per la nostra continua rinascita; tutto è Dio che mi ama e in tutto mi tocca e mi fa suo!

“Purché la tua volontà si compia in me e in tutte le tue creature”, perché l’uomo sveli l’attesa del Regno e s’impegni per la sua costruzione con la propria vita e perché il Vangelo e la Chiesa siano, fino alla fine dei tempi, possibilità delle ‘cose grandi’ che si nascondono nella piccolezza.

Servire l’umanità avendo Dio come radice e ragione dell’agire, Lui che è l’Animatore di ogni vocazione, l’Ispiratore di tutte le profezie e il Datore dei vari carismi e manifestare la Sua presenza dentro e fra noi!

Come sarebbe bello sentire sulle labbra di ogni cristiano: “Non desidero nient’altro mio Dio” , se non Lui, stare con Lui, sempre, perché Egli è il nostro tutto!

La seconda parte ci immette in un cammino più intenso di sequela sulle orme di Gesù,  come si intravede già nelle parole “rimetto la mia anima nelle tue mani”, in una sorta di umile consegna che il Padre riceve e stringe a Sé, come fa con ogni povero che grida a Lui. È questo il modello di figliolanza che Gesù propone nella sua vita terrena, per insegnare all’uomo a saper stare nella storia con la pazienza dell’ascolto del silenzio che genera la Parola. La Risurrezione di Cristo è la risposta unica e ultima di Dio alle povertà dell’uomo, dove Gesù ha voluto indossare i nostri bisogni e abitare le nostre fragilità trasfigurandole con l'Amore incondizionato e senza misura.

“Te la dono mio Dio”: l’esempio di Gesù muove in noi lo slancio del dono, come partecipazione del ‘tutto di noi’ alla Sua offerta; la nostra appartenenza a Dio si rafforza nel farci prossimi e vicini all’uomo, “Con tutto l’amore del mio cuore”, cioè nella gratuità.

“Perché ti amo”, questo è il motivo che rende possibile tutto. È l’espressione più bella che l’uomo può rivolgere a Dio, facendo esperienza di tutta la dolcezza  così come della mancanza, nel dono di sé, perché “è per me un’esigenza d’amore il donarmi” per scoprire il Volto di Dio nel volto del fratello.

Amare totalmente significa esporsi al rischio della propria vulnerabilità, per questo è necessario “Rimettermi nelle tue mani senza misura”, per restare fedeli a quell’abbandono anche durante le prove che inquietano e le notti che tormentano l’uomo.

“Con una confidenza infinita” : quella che  sostiene e consola i sentimenti difficili e sofferti con la gioia e la pace, la speranza e la forza, come prova dell’autenticità della fiducia in Dio.

La preghiera termina in un abbraccio inclusivo, con le stesse parole con cui è iniziata,  “Perché tu sei il Padre mio”, come a ricapitolare la nostra identità di figli nel Figlio e di fratellanza tra noi.

L’autore conclude affidandoci queste riflessioni intime e profonde come un testamento spirituale sulla dolce paternità di Dio e come preghiera che porge da figlio alla madre Chiesa, santa e peccatrice, con il desiderio che si radichi e cresca sempre più nello spirito del Vangelo, come fonte di amore e speranza per l’umanità tutta.


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