Ho letto con grande interesse le accorate riflessioni contenute nell'articolo "Sarajevo com'è stato possibile?" e, pur condividendo le preoccupazioni dell’autore, Renato Sacco, vorrei suggerire altri spunti forse meno conosciuti. La disinformazione, perpetrata dai poteri che volevano con scopi precisi la distruzione della Jugoslavia, ha penetrato anche le menti più aperte, creando miti che si sono agganciati alla memoria collettiva del pubblico: Sarajevo non è Gerusalemme, anche se i media hanno tentato di farlo credere.

La città di Sarajevo e la sua popolazione multi etnica e multi religiosa sono state le protagoniste di un crudele spettacolo e palcoscenico di azioni sanguinose, spesso auto inflitte, messe in scena da quelle forze che volevano giustificare l’ingiustificabile sul piano della legge internazionale e del rispetto dei popoli. Il risultato ottenuto oggi è sconcertante: una città libera e libertina, crogiolo di una cultura interessante, perché creata dall’insieme delle diversità, ha perso tutte le caratteristiche che la rendevano affascinante. Le tre etnie, ortodossa, musulmana e croata, sono identificate ormai per l’appartenenza alle tre religioni, e si detestano maggiormente che in tempo di guerra. Nulla viene fatto per mediare e rimediare a tutto l’odio che è stato seminato e accuratamente coltivato. Oggi, fra l’altro, la presenza di ONG iraniane e dell’Arabia Saudita, oltre ad una forte presenza turca, stanno snaturando quello che era lo spirito di Sarajevo.
Nel libro La porta d’ingresso dell’Islam (Jean Toschi Marazzani Visconti, Zambon Editore, 2016) il Generale Giorgio Blais, Direttore del Centro Regionale di Banja Luka nella Missione OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) in Bosnia - Erzegovina dal 14 dicembre 2003 al 14 dicembre 2009, a una domanda sulle funzioni delle ONG, rispondeva: Prima del mio arrivo in Bosnia, sotto la copertura di ONG, veniva effettuata attività di reclutamento e addestramento per terroristi. Mentre l’addestramento non è più praticato, non posso escludere che il reclutamento venga ancora effettuato. Queste ONG disponevano di cospicui finanziamenti e sostenevano la ricostruzione delle moschee distrutte durante la guerra, e la costruzione di madrase, le scuole islamiche per l’insegnamento del Corano. (…). Direi altamente probabile, anche da notizie che mi sono giunte tramite l’intelligence, che esistano ancora nella Federazione dei terroristi dormienti che hanno residenza e passaporto bosniaco Non sono però assolutamente in grado di esprimere valutazioni circa la loro entità numerica.
Come la Bosnia, Sarajevo rappresentava in piccolo la Jugoslavia, dove Tito, aveva imposto la pace e l’oblio dei rancori, dopo la terribile guerra 1941/45 che aveva coinvolto ogni famiglia di ogni etnia nel dolore della perdita di uno o più membri e nelle conseguenti ritorsioni sanguinose. Tito aveva imposto l’oblio anche sulle foibe di Jadovno e sul campo di sterminio di Jasenovac, dove i fascisti croati hanno sterminato quasi un milione fra serbi ortodossi, ebrei e rom. Per cinquanta anni questo sistema ha funzionato, ma Il fatto che tragedie e rancori non siano state elaborate, ha creato un vaso di Pandora che dopo la sua morte è stato abilmente aperto e sono stati sfruttati la paura e i ricordi delle tragedie subite in passato dalle tre etnie, cancellando cinquanta anni di civile convivenza.
La guerra civile poteva essere evitata se gli interessi di Germania, USA, Turchia e altri paesi islamici non fossero intervenuti seguendo progetti geopolitici distruttivi per le popolazioni locali. Il Vescovo di Banja Luka, Franjo Komarica rispondeva sull’argomento delle responsabilità della guerra nella Porta d’ingresso dell’Islam: Se ci fosse stata la volontà dei politici, ma questi erano spinti da pressioni estranee al paese. Gli estremisti politici spingevano alla violenza e questo faceva parte della strategia internazionale di questo conflitto. Questa non è stata una guerra domestica, ma voluta a livello internazionale. Era il seguito della Prima e della Seconda guerra mondiale fra oriente e occidente. Le popolazioni hanno subito. Tutto è stato deciso in Washington, Bruxelles e Bonn. Quest’area è stata selezionata come poligono per una sporchissima operazione. Esperimentavano. Nella mente di molti rappresentanti politici esiste ancora il desiderio di un’ostilità interna che continui nel tempo. La comunità internazionale ha spiegato che i suoi principi fondamentali erano il peggio per il meglio: il peggio qui, il meglio per i loro scopi. Ho avuto tre ospiti da Bruxelles mi hanno comunicato nel corso della conversazione che non sono interessati a noi, i cittadini della Bosnia-Erzegovina, il paese è una riserva per i loro cavalli. La Politica internazionale pratica il divide et impera. Da venti anni in Bosnia la verità non è chiara e senza verità non può esserci catarsi
Curiosamente, sempre nel libro, un maggiorente musulmano, politico e scrittore, conferma le affermazioni del Vescovo: La guerra civile è stato il risultato di problemi interni e generali. C’era la Germania per la quale la Jugoslavia era il simbolo di una grossa sconfitta storica. La Jugoslavia costituiva anche un ostacolo alla Germania per raggiungere il mar Mediterraneo. Così ha lavorato con i suoi partner per risolvere il problema e l’America ha permesso la disintegrazione della Jugoslavia. Hanno visto nella Jugoslavia il modo per liberarsi dei “bolscevichi”. I Tedeschi hanno incoraggiato gli Americani lungo quella linea: i Serbi sono orientati verso il comunismo, sono dei piccoli russi. Generazioni di Americani sono stati allevati nell’anticomunismo, importanti politici e influenti figure ancora viventi. Quindi, dovevano opporsi ai Serbi. Anche intervenire contro quanto percepivano come una solida dominazione serba contraria alla disintegrazione della Jugoslavia. Le cause chiave della guerra civile sono interne e lasciate irrisolte all’inizio degli anni ’90. In Jugoslavia erano sorti dei quesiti da parte di alcuni gruppi etnici che volevano staccare i loro territori. Questi gruppi etnici erano Sloveni, Croati e Musulmani Bosniaci. Ciascuno di loro reclamava ciò che consideravano il loro territorio integrale all’interno dei confini storici. I Musulmani bosniaci identificavano lo Stato con la loro religione e con la Bosnia integrale. L’Islam è un’ideologia universale. I Serbi avevano un problema con l’eredità ideologica del periodo comunista. Identificavano lo Stato con l’ideologia e parteggiarono per uno Stato doverosamente socialista, qualsiasi fosse la sua estensione territoriale.
Dal 1991/92 gli Jugoslavi si sono ritrovati senza patria, senza bandiera e con frontiere che alteravano i territori che avevano conosciuto.
Potrebbe succedere a qualsiasi altra nazione che dovesse entrare nel mirino di poteri superiori. Seguendo un copione già collaudato, questi soffierebbero sulla paura, oggi i migranti per esempio, finanzierebbero i partiti più estremi, spingerebbero in modo poco chiaro l’afflusso dei rifugiati dall’Africa con l’aiuto di organizzazioni sponsorizzate allo scopo, e si creerebbe il brodo di cultura per pericolose lacerazioni. Agli USA potrebbe non dispiacere un ulteriore indebolimento dell’alleata Europa.
Quando si è costituita l’Europa Unita, in Germania circolava una teoria, secondo la quale la cifra migliore per una governabilità ottimale erano Stati di pochi milioni di abitanti.
Il 4 dicembre 1996 a Flensburg nel nord della Germania, presentato dal suo direttore, Stefan Troebst. nasceva ufficialmente il nuovo Centro Europeo per gli Argomenti delle Minoranze (European Centre for Minority Issues, ECMI). Gli obiettivi del centro erano quelli di studiare le relazioni fra minoranze e maggioranze, intervenire per prevenire dei conflitti o per aiutare a risolverli. Si leggeva nel testo della presentazione ufficiale: Il panorama geografico primario della nuova istituzione è l'Europa più le aree adiacenti, quali l'Artico, la regione del Mar Nero o il Caucaso. Una speciale attenzione sarà posta naturalmente sull'Europa Orientale, dove al risveglio del 1989 molte zone etnopolitiche calde sono riemerse, Ma, anche l'Irlanda del Nord, le Province Basche, la Corsica e Cipro, non dobbiamo dimenticare che non sono solo le regioni dietro la vecchia Cortina di Ferro ad avere violenti conflitti etnici irrisolti. Quando si tratta di diritti delle minoranze, anche alcune nazioni occidentali sono rimaste arretrate.
ECMI segnalava il Kosovo come argomento di primaria importanza e una mappa europea formulava le possibili frammentazioni dei diversi Stati. In pratica, le sole nazioni a rimanere integre erano la Germania e l’antico Impero Austro-ungarico. L’Italia appariva divisa in cinque parti: Valle d’Aosta, Tirolo, Sicilia, Sardegna ed eventualmente una Repubblica Cispadana.
Questo avveniva venti anni fa e quella teoria è stata probabilmente superata. Però, sono convinta che dobbiamo fare tutti molta attenzione e soprattutto controllare accuratamente chi scegliamo a governarci.

 

 


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