“Noi ripetiamo ancora una volta a questo proposito: non l’odio, non la violenza sono la forza della nostra carità. Fra le diverse vie verso una giusta rigenerazione sociale, noi non possiamo scegliere né quella del marxismo ateo, né quella della rivolta sistematica, né tanto meno quella del sangue e dell’anarchia. Distinguiamo le nostre responsabilità da chi invece fa della violenza un nobile ideale, un glorioso eroismo, una compiacente teologia. Per riparare errori del passato e per guarire malanni presenti non commettiamo falli nuovi: essi sarebbero contro il Vangelo, contro lo spirito della Chiesa, contro gli stessi interessi del popolo, contro il genio felice dell’ora presente, che è quello della giustizia in cammino verso la fratellanza e la pace”.
Le parole di papa Montini, Paolo VI, risuonano ancora molto attuali 50 anni dopo l’inaugurazione della seconda Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano CELAM riunito il 24 agosto 1968 in Medellin, come aggiornamento del Concilio Vaticano II nel continente dell’Abya Yala (la terra feconda dei popoli indigeni). Il cammino della giustizia e della fratellanza dei popoli emerge anche come chiave di lettura di alcuni convegni internazionali che si stanno svolgendo attualmente come il seminario “Religione come fonte di sviluppo liberatore 50 anni dopo la Conferenza di Medellín”, che ha preso il via lo scorso 21 agosto alla Pontificia Universita Javeriana di Bogotá e si è concluso il 24 agosto 2018.
Dal Concilio fino a papa Francesco
Il gesuita P. Juan Carlos Scannone, professore ottantenne di greco di Bergoglio e considerato massimo teologo argentino vivente, promotore della teologia del popolo, a Bogotà sottolinea che “La Conferenza di Medellín è strettamente legata all’esperienza del Concilio Vaticano II che riprese in mano il tema dei poveri e dell’opzione fondamentale per i poveri nella Chiesa". Bisogna dire che questo non era stato un tema chiave nel dibattito conciliare, ma tale opzione emerse a Medellín come un “segno dei tempi”, a partire dai peccati strutturali, dalla povertà ingiusta, dagli squilibri crescenti. Fu in quell'occasione che si recuperò l’idea di san Giovanni XXIII di una “Chiesa dei poveri”, o, nel linguaggio di Francesco, di una “Chiesa povera per i poveri”, valida per tutta la Chiesa con i suoi gesti e le sue parole e al tempo stesso strettamente legata alla realtà dell’America Latina. Quell'idea si prolunga negli anni fino alla Conferenza di Aparecida e poi, oggi, in papa Francesco, che sta cercando di tenere viva questa idea guida proponendola a tutta la Chiesa”.
A Bogotà, il teologo argentino Scannone ripercorre le fasi dello sviluppo di quella che è stata definita per la prima volta “teologia del popolo” da J. L. Segundo, teologo uruguayano scomparso nel ’96. Tra i suoi esponenti più importanti, personalmente conosciuti e stimati dall’attuale papa Bergoglio, i sacerdoti Lucio Gera e Rafael Tello. Nominato dai vescovi argentini come esperto per i lavori del Vaticano II e della Conferenza di Medellìn, alla morte, nel 2012, Gera è stato sepolto nella cattedrale di Buenos Aires per esplicita volontà di Bergoglio che ne cita lo scritto “Sul mistero del povero” anche in “Gaudete et exsultate (G.E.)”. Tello, consulente dei vescovi argentini dal ’66 al ’73, fu “sospettato, calunniato e castigato” dall'arcivescovo che precedette Bergoglio alla guida della Diocesi di Buenos Aires. E proprio Bergoglio lo ha celebrato da arcivescovo con le seguenti parole:“ È stato un uomo di Dio, inviato ad aprire strade. Come ogni profeta è stato incompreso da molti nel suo tempo,ma la sua vita è stata un dono di Dio alla nostra Chiesa. Cercò fedelmente strade per la liberazione integrale del nostro popolo e per accompagnare l’azione liberatrice di Dio” (Università Cattolica di Buenos Aires-Facoltà Teologica, ’12). Quali elementi della riflessione teologica e della prassi pastorale proposti da questi “profeti” Bergoglio riconosceva come novità da assumere per l’azione di tutta la Chiesa? L’evangelizzazione a partire dal popolo, la forza liberatrice del Vangelo, la visione del popolo come soggetto della storia, l’assunzione della cultura popolare, l’opzione per la centralità dei poveri, una teologia e una ecclesiologia inculturate”.
Questi temi, già presenti nel documento di Pastorale Popolare dell’Episcopato argentino del 1969 (Documento di San Miguel) intendevano dar seguito all’elaborazione teologico-pastorale di Medellìn che aveva reinterpretato la categoria biblica del “popolo di Dio” privilegiata dal Concilio (L.G.cap. II) e sviluppato in senso sociologico e antropologico il concetto di “cultura” esplicitato al n. 53c di Gaudium et Spes. Durante il seminario internazionale “Religione come fonte di sviluppo liberatore 50 anni dopo la Conferenza di Medellin”, Anamaria Bidegain, docente uruguaya dell’Università di Florida (Usa), analizza:
“Fin dagli anni Cinquanta inizia rinnovamento ecclesiale e intellettuale della Chiesa in america latina con il contributo di molti missionari europei, di tanti religiosi e anche preti-operai che interrogano la chiesa affinché si capiscano le cause della povertà. Si apre il punto di osservazione della chiesa verso i margini delle periferie delle grandi metropoli latinoamericane. Va sottolineato il contributo dei centri di analisi e ricerca promossi dai gesuiti in america latina e la loro promozione del laicato impegnato nella giustizia sociale. Emerge una forte crescita dell’Azione cattolica in tutto il continente con le esperienze della Gioventù operaia cristiana Joc in Brasile fin dagli anni Sessanta e la Gioventù cattolica agraria in Cile promossa dal vescovo di Talca mons. Manuel Larrain. L’impatto del Concilio Vaticano II viene diffuso dai giovani dell’Azione Cattolica che coscientizza le comunità locali attraverso la revisione di vita e il metodo vedere-giudicare-agire che riprende anche papa Francesco.
Tutto questo rinnovamento arriva alla Conferenza del Celam di Medellin nel 1968. Dalle campagne, come dalle fabbriche, dalle comunità di base, si formano soggetti liberi, Hombre nuevo, anche attraverso il lavoro del sociologo colombiano Orlando Fals Borda e il suo metodo della Investigacion Accion Participativa IAP. Si incomincia a studiare il marxismo ma anche l'autonomia del laicato nella Chiesa, l'impegno politico collegato alla fede, la critica al maschilismo. Inizia una riforma profonda della Chiesa per l'impegno dei cristiani a partire dal povero, cambiando ottica, perchè i poveri sono evangelizzatori. E questo rinnovamento della Chiesa si incontra con la nascente teologia liberazione di Gustavo Gutierrez che sostiene e appoggia l’educazione liberatrice delle classi popolari con il contributo anche dell’Azione Cattolica e della Gioventù Operaia cristiana”.
Johannes Meier – Universita Mainz – Germana, evidenzia: “Nel 1950 papa Montini conosce don Helder Camara – primo segretario del Celam nel 1952. Nel 1957 Helder Camara organizza il Congresso eucaristico mondiale a Rio de Janeiro con un milione di partecipanti. Helder Camara porta papa Paolo VI a conoscere le favelas di Rio, “un insulto al creatore”, dove organizza scuole via radio e sedi comunitarie per coscientizzare il popolo e le periferie e per proporre formazione di base. Montini vede questo scandalo della miseria delle favelas brasiliane, che segnerà il suo pontificato fino a scriverlo direttamente nell’enciclica Populorum Progressio.
Chi era il cardinale latinoamericano che ha influenzato il documento del Concilio sul ruolo della Chiesa nel Mondo? Dom Helder Camara che ha iniziato a Roma con p. Gautier, prete operaio a Nazareth, coinvolgendo vescovi africani, latini, indiani a partire dalla loro visione di Chiesa dei poveri – con il forte contributo dei vescovi italiani, mons. Lercaro e Luigi Bettazzi (oggi unico vescovo vivente del Concilio). Quel gruppo promosso da Helder Camara influenza i documenti finali del Concilio sui temi della dignità della persona, fermento pace e legame fede-politica.
Dopo lo storico discorso di Paolo VI alle Nazioni Unite in cui afferma: "Mai più la guerra", e la “Chiesa è alleata delle forze progressiste dell’umanità” , papa Montini incontra il vescovo cileno mons. Larrain che lo invita in America Latina per attualizzare Il Concilio e pianificare una pastorale e un'azione sociale con il volto dell’America Latina.
Papa Montini afferma che “amore a Dio e al prossimo è l’opzione dei popoli e il nuovo nome dello sviluppo è la pace”, come si legge nella Populorium progressio. Nell’agosto 1968 Paolo Vi viaggia a Bogotà per la Conferenza Celam con l’immagine profetica dell'eucarestia di Juan Jose Mosquera davanti a 300.000 contadini. Papa Montini riprende l'idea della Chiesa dei poveri che Lercaro ed Helder Camara avevano approfondito al Concilio.
Medellin tra profezia, comunione, partecipazione
A fine agosto a Medellin si è realizzando il Congresso ecclesiale organizzato per celebrare il cinquantesimo anniversario della seconda assemblea generale dei vescovi dell’America latina dal titolo "Medellín cinquant’anni: profezia, comunione, partecipazione", è promosso dal Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), dall’arcidiocesi di Medellín, dalla Confederazione caraibica e latinoamericana dei religiosi e delle religiose e dalla Caritas latinoamericana.
L’arcivescovo di Medellin (capitale del narcotraffico mondiale negli anni Ottanta con il capo dei capi Pablo Escobar), mons. Ricardo Tobón Restrepo ha appena affermato nella eucarestia mattutina di oggi che “non basta una chiesa leggera per far germogliare lo Spirito, serve quella sorpresa che hanno vissuto i vescovi ben 50 anni fa: l’esperienza dello Spirito del Concilio Vaticano II e l’impegno del continente che si sentiva capace di creatività e che porterà storicamente alla pace e alla giustizia in base alla nostra realtá latinoamericana. Per attualizzare questa missione la Chiesa é chiamata a purificarsi, ad andare all'essenziale, a costruire una profonda unità, a far crescere la passione apostolica, a vivere l’opzione preferenziale per i poveri e per i giovani”.
Il messaggio di papa Montini del 1968 si contrappone alla lotta armata personificata da Camillo Torres, il sacerdote guerrigliero morto in combattimento, nelle fila della guerriglia ELN, a cui la Conferenza Episcopale colombiana nel gennaio 2018 si è rivolta lanciando l’ appello all’ELN-Esercito di Liberazione Nazionale al quale si chiede di "fermare minacce e azioni violente, e mostrare buona volontà nel percorso del dialogo per cercare la pace" e di "abbandonare la strada della violenza" e ad appianare le differenze attraverso le vie del rispetto per la vita umana, il dialogo, la fraternità e il perdono".
L’incontro di tutti i vescovi latinoamericani, nel 1968, ha promosso le Comunità ecclesiali di base (Ceb), ha rilanciato laici e laiche perché assumessero il loro ruolo "sacerdotale, profetico e regale" e ha invitato le Chiese locali a formare Commissioni di giustizia e pace, perché questo impegno diventasse strutturale dentro la Chiesa. Proprio nel settembre 2017 dell’anno scorso, proprio a Medellin, papa Francesco ha spiegato meglio: i discepoli missionari "sanno come guardare alla vita, senza miopie ereditarie; guardano con gli occhi e il cuore di Gesù, e solo in seguito giudicano. Sono discepoli che rischiano, agiscono e si impegnano".
Sostegno a Francesco
Sostegno a papa Francesco arriva anche dal Congresso continentale di teologia latinoamericana, che si è concluso il 2 settembre all’Università centroamericana (Uca) di San Salvador, su iniziativa dello stesso ateneo e della rete Amerindia, ultimo appuntamento di una fitta serie dedicata in queste settimane al cinquantesimo anniversario della Conferenza dell’episcopato latinoamericano di Medellín.
Al termine del Congresso i quasi settecento partecipanti, con alcuni dei maggiori teologi del continente, si sono rivolti in questo modo al Papa: “In questo momento di dura prova desideriamo farti sentire la nostra vicinanza e appoggio perché conosciamo la tua fedeltà al Vangelo di Gesù. E desideriamo dirti che la tua proposta di una Chiesa povera per i poveri è anche la nostra ricerca e il nostro impegno”.
Prosegue la lettera: “Queste terre sono testimoni della profezia e del martirio come conseguenza della sequela di Cristo nella ricerca della giustizia e dell’opzione preferenziale per i poveri, come attestano mons. Romero, i martiri dell’Uca e molti altri”. I firmatari si dicono “coscienti che una nuova primavera sta spuntando nella Chiesa e che ciò avviene nella complessità dei processi di cambiamento”. In tale processo Francesco emerge come “un genuino figlio” della Chiesa del Concilio e della Conferenza di Medellín. Concludono i firmatari: “Come figlie e figli, fratelli e sorelle, ti appoggiamo pienamente e assumiamo la corresponsabilità che ciò implica, chiedendoti di andare avanti nell’opera che Dio ti affida”.
Cristiano Morsolin è esperto di diritti umani in America Latina dove vive dal 2001, autore di vari libri, collabora con Pontificia Universidad Javeriana di Bogotá e con Universidad Politecnica Salesiana di Quito.