L'amico Ermanno Allegri mi ha inviato una tristissima notizia dal Brasile. Ossia che il 15 marzo è morto a Goiânia frei Fernando de Brito, il domenicano che si oppose (insieme a frei Tito e frei Betto) alla dittatura militare del 1964 in Brasile sostenendo le lotte di liberazione della sinistra del leader Marighella.
Frei Fernando venne incarcerato e terribilmente torturato per quattro lunghissimi anni. Insieme a lui frei Tito che si suicidò, disperato, qualche anno dopo la liberazione appendendosi ad un albero nel convento di Lione.
Fernando sopravvisse ma con conseguenze psicologiche devastanti. Quando lo inviati a Bolzano nel 1992 in occasione di un convegno che organizzai per i 500 anni dalla conquista dell'America mi commosse ai limiti del pianto. E sentii subito un sentimento di profonda simpatia per quell'uomo ferito, mutilato, massacrato interiormente. Fumava tantissimo e si notavano i segni delle ferite psicologiche inflitte sul suo corpo dal sadismo dei torturatori che s'accanivano per tirare fuori notizie, nomi, nascondigli della lotta di liberazione. E quelle scariche elettriche sul corpo o sulla lingua dopo avergli fatto provare le scintille dell' "ostia consacrata" sul palato. Ha raccontato la sua storia frei Betto nei libri famosi come "Battesimo di sangue" e "Dai sotterranei della storia". Io non l'ho più rivisto dopo quel convegno del '92 ma mi mandava le sue bellissime e commoventissime "Carte do sitio". E tutte le volte che mi capitava di vedere Betto in giro, gli chiedevo come stesse Fernando. Un uomo mite, buono, un nonviolento puro, ferito dalla violenza, dalla ferocia e dalla spietatezza della dittatura militare. Lo ricorderemo, spero anche con un libro... perché la sua vita oggi è più preziosa che mai.