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Non aveva partecipato ai festeggiamenti per l’indipendenza indiana, dopo averla conquistata con il satyagraha (la forza della verità o nonviolenza), perché la separazione tra India e Pakistan era per lui una grande sconfitta. Gandhi è stato assassinato da un giornalista indù, alla testa di un complotto, che non gli aveva perdonato la sua azione per la riconciliazione religiosa e la sua apertura ai musulmani. Gandhi, che era di religione indù, fu considerato dai fondamentalisti di entrambe le parti come un traditore. Sono passati 70 anni, da quel 30 gennaio del 1948, e il fondamentalismo fanatico pseudoreligioso è ancora un pesante ostacolo per tanti processi di pacifica convivenza.

André ha appena chiamato dalla libertà perduta e ritrovata. Dopo vent’anni di carcere esce libero dal carcere di Kollo non lontano da Niamey. Gli ultimi tempi faceva il contadino nell'orto adiacente al recinto della prigione. Un primo tempo di prova per vedere se riusciva a coltivare la libertà imprestata da poco e smarrita da troppi anni. Ha offerto ai visitatori la migliore lattuga mai vista in giro, assieme a pomodori, melanzane e carote appena spuntate. Era il suo regalo per l’occasione prima di salutarsi per l’ultima visita concessa dal regolamento interno. L’altro amico di cella uscirà lunedì mattina, anche lui dopo vent'anni.

Follie criminali. Segretamente a Sigonella sta per entrare in funzione la Joint Tactical Ground Station (JTAGS), la stazione di ricezione e trasmissione satellitare del sistema di pronto allarme USA per l’identificazione dei lanci di missili balistici con testate nucleari, chimiche, biologiche o convenzionali. Nell’area 465 della base sorgerà il nuovo sito di guerra missilistico e nucleare. Della nuova “ricollocazione” a Sigonella grande felicitazione del Presidente del Consiglio Renzi e della Ministra Pinotti. Il governo italiano pare non abbia ritenuto doveroso informare il Parlamento e l’opinione pubblica. Mister Trump ha annunciato un piano di “modernizzazione” degli arsenali che costerà più di 1.300 miliardi di dollari nei prossimi 30 anni.

Non abbiamo per vocazione quella di ospitare tutti i migranti espulsi dall’Algeria. Così il ministro degli interni nigerino Mohamed Bazoum in seguito all’arrivo di centinaia di migranti ospitati nel centro OIM di Agadez. Originari del Mali, della Guinea e di altri Paesi del Sahel, arrestati nella capitale e in altre città dell’Algeria, sono poi deportati nel deserto e abbandonati al sole di vento. Lui differenzia tra originari del Niger e gli altri che sono catalogati tra le non-persone, come scriveva anni fa l’amico Alessandro Dal Lago.

La parola da scoprire è ‘esercito’. Tra gli indizi, anche ‘Giovanni XXIII’. Questo succedeva il 23 febbraio 2018, su Rai 1 in pre-serata con il programma L’Eredità! La guerra, l’esercito: un gioco! E tutto fa brodo, anche papa Roncalli. Pur di ammansire l’opinione pubblica e convincerla che è tutto bello, è tutto buono, anche l’esercito che fa la guerra. Forse un modo per salutare in Generale Errico che tra pochi giorni va in pensione, orgoglioso di aver portato il papa ‘buono’ a patrono dell’esercito italiano, che qualche giorno fa in San Pietro ha ‘arruolato’ d’ufficio anche tutti i sacerdoti: ‘la missione dei militari al servizio della pace è simile a quella dei sacerdoti.’

Il fascismo cammina su due gambe: la violenza e il militarismo. Dunque l'antidoto è fatto di nonviolenza e antimilitarismo.
Basterebbe rileggere "Antifascismo tra i giovani" di Aldo Capitini per superare d'un balzo la tristissima polemica sul come esprimere lo sdegno dopo la tentata strage di Macerata. Ricondurre la questione fascista all'agibilità della piazza da contendere a gruppuscoli di energumeni nazistoidi, ci ributta indietro di quarant'anni. L'estremismo nero anche allora era manovrato da poteri eversivi che hanno condizionato pesantemente la storia del nostro Paese (da piazza Fontana a Ustica).

Ha già votato la Nato prima di noi.
C’è un partito che, anche se non compare, partecipa di fatto alle elezioni italiane: il Nato Party, formato da una maggioranza trasversale che sostiene esplicitamente o con tacito assenso l’appartenenza dell’Italia alla Grande Alleanza sotto comando Usa.
Ciò spiega perché, in piena campagna elettorale, i principali partiti hanno tacitamente accettato gli ulteriori impegni assunti dal governo nell’incontro dei 29 ministri Nato della Difesa (per l’Italia Roberta Pinotti), il 14-15 febbraio a Bruxelles.

Carica nel baule dell’auto due sacchi neri di plastica. Dentro ci sono due borse che è tutto quanto Mamadou Sadio ha protetto dalla polvere del deserto e dalla dogana nigerina. Per arrivare a Niamey si è venduto l’Android comprato come ricordo nel suo secondo soggiorno in Algeria. La prima volta aveva sedici anni e, dopo aver fatto il manovale per qualche mese, si è messo alla scuola di un sarto.

Sotto il Monte è un luogo dello spirito. Di spirito profetico dotato, direbbe padre Dante. Come Assisi, Bozzolo, Barbiana, Alessano. Luogo della memoria profetica che vede tra i suoi protagonisti alcuni padri della Chiesa contemporanea come Giovanni XXIII, papa del Concilio e della Pacem in terris; David Maria Turoldo, vissuto qui per molti anni a custodire attivamente la memoria di papa Giovanni; Tonino Bello, amico di padre Davide (lo aveva invitato più volte in Puglia), che è venuto a trovarlo a Sotto il Monte nel 1985, l'anno della sua prima esperienza come presidente di Pax Christi.

Ci vengono chieste da più parti notizie, in merito alla proposta avanzata ai nostri Amministratori dal Centro Igino Giordani, per l’inserimento nello Statuto Comunale di un “Patto di Fraternità” e l’adesione della nostra Città all’Associazione “Città per la Fraternità” che attualmente vede iscritte 140 Città. Tale domanda non possiamo che girarla ai componenti del Consiglio Comunale. I più, in realtà, sono rimasti in silenzio. Un silenzio che noi del Centro Giordani continuiamo a rispettare consapevoli del travaglio che sta attanagliando l’Amministrazione in questi ultimi tempi.

Vivere con una sentenza di ergastolo che pende sulla propria testa e ascoltare le fatidiche parole ‘fine pena mai’: questa è la storia di Carmelo Musumeci, che dal 1991 è in carcere per reati commessi nell’ambito di una lotta tra bande armate che insanguinò la Versilia nell’ultimo periodo degli anni ’80. Reati per i quali, come lui stesso ci confida, “Penso che ho già pagato sufficientemente il mio debito con la giustizia, ma non abbastanza con la mia coscienza”.


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