Scrivi le tue riflessioni rispetto agli avvenimenti di attualità o commenta i nostri articoli. In questa sezione pubblichiamo articoli di lettori, amici e simpatizzanti della rivista. Per richieste e pubblicazioni, scrivi in redazione: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Tutte le mattine quando esco dal carcere accarezzo subito con lo sguardo ogni cosa che i miei occhi riescono a vedere. La prima cosa che faccio è alzare la testa e osservare intensamente il cielo, come se fosse una bella donna. Poi mi metto in viaggio per raggiungere la struttura della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, dove ora continuo a scontare la mia pena, ma in modo utile, aiutando bambini e adulti disabili.

Questo post fa parte di un blog, Ban breve, una serie di aggiornamenti sulle storiche trattative 2017 per creare un trattato che bandisca le armi nucleari. Ban Breve è stato scritto da Tim Wright
Traduzione a cura di Michela Ferraro

È trascorso quasi mezzo secolo da quando i governi hanno concluso il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (NPT). Oggi, la maggior parte dei 190 Stati membri sarebbero anche d’accordo sul fatto che è stato fatto troppo poco per la realizzazione dell’obiettivo principale prefissato, cioè un mondo libero dalle armi nucleari.

Dunque Rex Tillerson, ministro degli Esteri statunitense, ha scelto Sant’Anna di Stazzema per legittimare il recente lancio di missili in Siria e annunciare futuri interventi militari. “Noi vogliamo rispondere a quanti colpiscono gli innocenti in qualunque parte del mondo”, ha detto il Segretario di Stato, due giorni dopo l’attacco missilistico alla Siria e tre giorni prima del lancio della ‘madre di tutte le bombe’ in Afghanistan. Parole che fanno tremare perché corrispondono – appunto – a bombardamenti, esplosioni, lanci di missili: azioni di morte compiute in nome di “innocenti” ma che colpiscono – immancabilmente – altri ‘innocenti’”.

Stanley Hauerwas: i protestanti hanno vinto la riforma di Lutero. Allora perché siamo ancora qui? Washington Post, 27 ott. 2017.

Mentre scrivo questo articolo l’attenzione è puntata sulla conferenza per il disarmo nucleare che comincerà il 27 marzo 2017 a New York. Una conferenza che punta ad avviare i negoziati per mettere al bando le armi nucleari.

Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina dove vi lavora dal 2001 (https://diversidadenmovimiento.wordpress.com/)

A 15 anni dall’entrata in vigore del Protocollo opzionale alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (2002), si celebra il 12 febbraio 2017 la giornata internazionale contro l’utilizzo dei minori in guerra. Ricorrenza funestata dai drammatici dati diffusi dalle Nazioni Unite: nel 2015 sono stati almeno 250 mila i ragazzini impiegati da eserciti regolari o irregolari come soldati, cuochi, facchini e schiavi sessuali.

Si arrampicano sul muretto, si intrufolano tra le maglie squarciate della recinzione, scavalcano e camminano in equilibrio sul cordolo per qualche metro. Saltano dall'altra parte e camminano in fila indiana, inerpicandosi sui sentieri di terra rossa e fangosa, tra sterpaglie, pietre, case della gente del luogo e cani randagi. E vanno verso il paese, molti in infradito e ciabatte di pezza, in attesa di.

Intervista con Maurizio Albahari, a cura di Orsola Casagrande, dal 14° Rapporto sui diritti globali

Fonte: www.dirittiglobali.it - 25 gennaio 2017

 La demonizzazione di migranti e rifugiati si combatte nella pratica di ogni giorno, dice Maurizio Albahari, professore associato presso il Dipartimento di Antropologia e la facoltà di “Global Aairs” dell’Università di Notre Dame negli Stati Uniti, che sottolinea come l’Europa non sia messa in crisi da migranti e rifugiati, ma dalla disuguaglianza interna, dal precariato divenuto normale, dalla ricerca populistica di consenso, dalla frammentazione nazionale delle politiche migratorie e di asilo, e dalla concatenazione di frontiere materiali e digitali che generano illegalità e caos.

 

Questo messaggio di papa Francesco (si legge in vatican.va), oltre la nota freschezza e chiarezza del linguaggio, mi pare che abbia l'importanza di un passo storico. Non è solo una giusta esortazione alla pace, ma indica la nonviolenza interiore, attiva e politica come via alla pace. È anche importante che in un documento di questa levatura la parola sia scritta  unita (nonviolenza) e non staccata (non violenza), per esprimerne il carattere positivo e non solo negativo. Non si tratta tanto di non fare violenza, quanto di gestire i conflitti naturali della vita con forze umane costruttive. Francesco sottolinea il carattere attivo e costruttivo della linea culturale-morale-politica nonviolenta.

Quando sento le parole “vittoria” o “sconfitta”
sento un grande dolore, una grande tristezza nel cuore.
Non sono parole giuste, l'unica parola giusta è “pace”.
(Papa Francesco)

Cari amici di Pax Christi, mi spiace molto mancare all’appuntamento con voi, ma purtroppo un’impietosa prevaricazione degli eventi strattona gli impegni e li restringe in spazi angusti. Ritornare alle origini delle scelte sortisce sempre l’effetto, magari scomodo ma comunque proficuo, di riverificare il cammino percorso, o meglio il suo senso. 


Mosaico di pace, rivista promossa da Pax Christi Italia e fondata da don Tonino Bello, si mantiene in vita solo grazie agli abbonamenti e alle donazioni.
Se non sei abbonato, ti invitiamo a valutare una delle nostre proposte:
https://www.mosaicodipace.it/index.php/abbonamenti
e, in ogni caso, ogni piccola donazione è un respiro in più per il nostro lavoro:
https://www.mosaicodipace.it/index.php/altri-acquisti-e-donazioni