Mosaico di pace/Ottobre 2019

Sotto il segno della fratellanza
La Giornata del dialogo cristiano-islamico celebrata anche quest’anno, il 27 ottobre, per ritessere relazioni tra persone e tra fedi: “Non c’è futuro senza fratellanza e solidarietà”.
Giovanni Sarubbi
direttore del sito www.ildialogo.org

L’iniziativa del dialogo cristiano-islamico è nata all’indomani di quel dannato 11 settembre 2001 quando ci furono gli attentati alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono. Con l’appello del 4 novembre 2001 cercammo di affermare l’idea che gli attentati che avevano segnato l’inizio di quella che poi è stata definita da papa Francesco come “terza guerra mondiale a pezzi”, non potevano “in alcun modo mettere in discussione o rallentare l’itinerario del dialogo” e che anzi “proprio i commenti e gli avvenimenti succeduti a quel tragico evento ci chiamino ad accelerare il processo di reciproca conoscenza, senza il quale ci sembra difficile ipotizzare passi avanti sul piano delle relazioni interreligiose, in particolare con quei musulmani che sono da tempo nostri compagni di strada sul cammino della costruzione di una società pluralista, accogliente, rispettosa dei diritti umani e dei valori democratici” (https://www.ildialogo.org/islam/comunicato1.htm#due ).

L’origine
Abbiamo cercato di opporci al destino comune delle religioni quando esse perdono il senso della loro umanità, del loro essere legate alla vita materiale e concreta delle persone e la religione, qualunque essa sia, diventa uno strumento di potere e di oppressione per dominare sui singoli e sui popoli. È la follia della guerra, che porta gli appartenenti alla stessa religione a uccidersi a vicenda. Cristiani contro cristiani; musulmani contro musulmani; ebrei contro ebrei... Succede ancora oggi dopo diciotto anni di una guerra che non accenna a diminuire la sua intensità.
Ed è la follia che si manifesta quando le persone diventano insensibili al grido dei bambini uccisi, bruciati vivi, ustionati dai gas o morti sotto le bombe. O quando le persone parlano di geopolitica e tentano giustificazioni alle iniziative bellica là dove ci sarebbe invece bisogno di impegno per la pace, per la costruzione di ponti ed il superamento dei pregiudizi e delle logiche di potenza. È la follia della guerra che nasce dalle idee di dominio e di sopraffazione, per accrescere la ricchezza di questo o quel ministro o capitano d’industria. È la follia dei produttori di armamenti che rappresentano un giro di affari mostruoso giunto a 1800 miliardi di dollari all’anno, 5 miliardi ogni giorno. È la follia del denaro che impera nelle nostre vite e che le condiziona in modo irreparabile e che distrugge la Madre Terra, l’unica che abbiamo che nessun essere umano ha realizzato.
Sono cose di cui abbiamo parlato più e più volte in questi 18 anni di dialogo cristiano-islamico che celebriamo da una decina di anni il 27 ottobre. Una data simbolo che ricorda l’incontro mondiale di tutte le religioni tenuto ad Assisi il 27 ottobre del 1986.
E da diciotto anni, anno dopo anno e difficoltà dopo difficoltà, centinaia di iniziative ogni anno si sono tenute nel nostro paese e anche quest’anno è stato così, ad onta di tutti coloro che sparano ad alzo zero contro ogni possibilità di incontro e di convivenza pacifica.

Fratellanza e solidarietà
E così nell’appello per la diciottesima Giornata del dialogo cristiano-islamico abbiamo parlato di “fratellanza e solidarietà” stimolati anche dall’appello sulla “Fratellanza umana” firmato ad Abu Dhabi da Papa Francesco e da Ahmad Al-Tayeeb rettore dell’università egiziana di Al Azhar.
A quell’appello abbiamo dedicato molta parte del nostro lavoro che si è concretizzato in una intervista ad una studiosa musulmana, Sihem Djebbi, che ha affrontato senza reticenze e con assoluta laicità tutti i lati positivi e i limiti di quel documento, senza nasconderne nessuno per aiutare la conoscenza e il confronto fra cristiani e musulmani. Nulla è stato trascurato e nulla è stato sottovalutato.
Dobbiamo prendere atto che con questa intervista siamo riusciti solo in minima parte ad aiutare la via del dialogo. Prevalgono i problemi geopolitici rispetto ai contenuti e ritorna a galla, nell’opposizione a quel documento, il dannato “scontro di civiltà”, in forme diverse ma sempre di quella dannata dottrina si tratta inventata per dividere l’umanità e portarla alla guerra. E soffiano sul fuoco dello scontro sia in ambito cristiano cattolico sia in ambito musulmano.
Storia già vista. E quest’anno l’incontro del 27 ottobre si è svolto nel pieno dell’ennesimo scontro militare in Medio Oriente, nella martoriata Siria, dove sta prevalendo ancora una volta la follia della guerra invece della saggezza della pace e della trattativa per risolvere tutte le tante e drammatiche situazioni di conflitto che da decenni attanagliano quella regione. Conflitti e lutti immani che sono serviti solo ed esclusivamente ad aumentare le ricchezze delle multinazionali occidentali delle armi e quelle a caccia di materie prime.

L’appello alla pace
E così è nato l’“appello alla trattativa e al cessate il fuoco permanente” (cfr. https://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/2019_1571656593.htm) in Medioriente che abbiamo lanciato il 21 ottobre come Comitato promotore nazionale della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico. I motivi di questo appello sono racchiusi nella premessa dove, come singoli e associazioni impegnati da anni nella difficile ma sempre affascinante iniziativa di dialogo fra le religioni, ribadiamo l’inutilità di qualsiasi guerra e della follia intrinseca in qualsiasi azione militare e della necessità quindi di un cessato il fuoco immediato, con l’apertura di una trattativa nell’interesse esclusivo delle popolazioni che da troppi anni vivono sotto il terrore di distruzioni e morte.

Perché il dialogo
In questi diciotto anni non abbiamo mai avuto una concezione idealistica del dialogo. Abbiamo appreso dai fratelli e sorelle musulmani che il profeta Muhammad (saws - sallallahu alayhi wa sallam, pace e benedizione su di lui) ci invita a dialogare “con belle maniere con la gente della Scrittura…Dite loro: Crediamo in quello che è stato fatto scendere su di noi e in quello che è stato fatto scendere su di voi, il nostro Dio e il vostro sono lo stesso Dio…” (Corano 29-46). Che è lo stesso atteggiamento che ritroviamo nei Vangeli nei racconti sul buon Samaritano o sull’incontro di Gesù con la donna Samaritana, con Gesù accusato di essere “un Samaritano e un indemoniato” (Gv 8,48) perché Samaritani ed ebrei erano nemici giurati. E abbiamo scoperto l’amore per Gesù e Maria sua madre dei fratelli e sorelle musulmani, e la loro invocazione ad Allah (Dio) “clemente e misericordioso” e alla necessità quindi di avere questo atteggiamento nei confronti delle persone, chiunque esse siano e qualunque sia la loro religione, e della nostra casa comune, la Madre Terra, l’unica che abbiamo. E che questa misericordia e compassione si deve poi concretizzare in azioni concrete, trasformarsi in fratellanza e solidarietà, l’unica via che abbiamo per dare un futuro all’umanità.


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