Mosaico di pace, aprile 2021/Dossier
La Wilpf (Womens International League for Peace and Freedom) nasce dopo il Congresso dell’Aja nel 1915 dove 1000 donne provenienti da diversi paesi si erano riunite per dire NO alla guerra che da un anno stava massacrando l’Europa.
Era presente per l’Italia la socialista lombarda Rosa Genoni, stilista della moda femminile, soggetta a persecuzioni negli anni del fascismo. Alla fine della guerra, nel 1919, a Zurigo, si formalizza la WILPF Internazionale, con uno Statuto fondato sul rifiuto delle armi, sul multilateralismo. L’associazione all’inizio ha sede negli Usa, dove la coordinatrice internazionale è Jane Addams che nel 1931 ottiene il Premio Nobel per la Pace. La sezione italiana era nei primi anni animata da Rosa Genoni. Altre sedi si aprono soprattutto nell’ Europa del Nord. Coordinatrice europea è ora Heidi Meinzholt. 46 sono le sezioni nei 5 continenti. La sede internazionale venne in seguito trasferita a Ginevra, dove si trova tutt’ora.
Famoso è l’art.3 dello Statuto internazionale che così recita: “La Wilpf considera come suo obiettivo ultimo l’instaurazione di un ordine economico internazionale basato sul principio della soddisfazione dei bisogni di tutti e non sul profitto e il privilegio”.
Dopo il silenzio negli anni del fascismo, la Wilpf in Italia viene ri-fondata negli anni Cinquanta da Maria Remiddi dalla fusione dell’associazione Aimu (Madri Unite per la Pace) di cui essa faceva parte, con la Wilpf statunitense. Dopo qualche decennio di interruzione, nel 1989 l’associazione è ricreata come Wilpf- Italia con un nuovo statuto, prima presidente Giovanna Pagani, sempre come sezione della Wilpf Internazionale.
- Le aree di intervento sono principalmente: l’azione diplomatica e mediazione dei conflitti basata su rapporti con donne del Medio Oriente; iniziative volte al disarmo, alla difesa dei diritti umani, alla giustizia ambientale, alla sovranità alimentare, all’inserimento socio-lavorativo di persone immigrate e rifugiate, a progetti nazionali e internazionali, in particolare nell’ambito previsto dalla ris.1325 “Donne, Pace, Sicurezza”.
Due recenti iniziative di Wilpf-Italia riguardano:
- a) lo Yemen. Grazie a contatti con donne yemenite si contrasta l’invio di bombe su quel paese a opera dell’Arabia Saudita;
- b) la Rwm, fabbrica tedesca di armamenti militari in Sardegna, di cui si chiede la trasformazione in una fabbrica di formaggi, contando sulla pastorizia presente su quel territorio.
Wilpf-Italia ha come punto di riferimento la Casa Internazionale delle donne di Roma.
È degna di menzione l’attribuzione del Premio Nobel per la Pace, che oltre a quello conferito a Jane Addams, è stato conferito anche a Emily Green Balch (1946), a Arva Myrdal (1982) e a Ican (2017) di cui Wiplf fa parte insieme ad altre 7 associazioni italiane.
- Come è noto, il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (TPAN) è stato approvato all’Onu con la votazione di rito. È stata una grande battaglia che ha comportato l’impegno di associazioni di tutto il mondo. Wilpf Italia ha partecipato in pieno, presente con una rappresentanza a New York al momento della proclamazione del risultato.
Il 22 gennaio di quest’anno si è raggiunto il numero dei 50 Stati che con la loro ratifica oltre ai 122 Stati firmatari hanno consentito la validità e l’attuazione del Trattato.
L’Italia non è ancora giunta alla ratifica, nonostante la raccolta di firme quale sollecito alle istituzioni. Pesano i 9 Stati atlantisti e i rapporti con la Nato! Ma WILPF non si arrende! Abbiamo in Senato il Gruppo di Liberi e Uguali che si è sempre unito a noi, nella persona della sen. Loredana de Petris nel concederci la sala per lanciare il nostro messaggio. Ora abbiamo ottenuto un testo giuridico proposto dall’associazione Jalana affinché il Parlamento, sulla base del Trattato approvato, ne pretenda l’attuazione. Il testo verrà presentato nel corso di un appello che prepariamo insieme alla sen. Loredana de Petris. Non è un’impresa facile, soprattutto in un clima come questo...
Non possiamo trascurare la posizione dell’Italia: essa non fa parte dei paesi nuclearisti, ma ospita, come sappiamo, le bombe nucleari a Ghedi e Aviano inviate dalla NATO....
Una posizione davvero mortificante!
Altre iniziative che stiamo intraprendendo riguardano i singoli parlamentari, ai quali verrà inviato un adeguato sollecito alla ratifica, nonché una lettera inviata agli ambasciatori nei 9 paesi “nuclearisti” affinché ognuno possa far pressione presso il paese in cui esercita un ruolo. Ovviamente intendiamo incontrare il nostro Ministro degli Esteri...
Pensiamo già ai mesi estivi, alle commemorazioni di Hiroshima e Nagasaki, ma soprattutto a convincere l’opinione pubblica, che considera le armi nucleari un fattore lontano, a incamerare informazioni dettagliate su eventi particolari con le conseguenze drammatiche di totale distruzione di luoghi, ambienti naturali e esseri viventi.... (es.11 marzo, decennale di Fukushima).