Mosaiconline/ottobre 2022 (pagg. 16-17)
Alla nuova Carovana di “Stopthewarnow” (cartello di 175 associazioni finalizzato a contrastare l’uso delle armi e portare aiuti umanitari in Ucraina) ha partecipato anche Pax Christi Italia con una piccola delegazione composta dal Presidente don Giovanni Ricchiuti, da Riccardo Michelucci e dal sottoscritto.
Questa volta la Carovana ha raggiunto e soggiornato, dal 30 agosto al 1° settembre, a Odessa e Mykolaiv, attualmente obiettivi quotidiani di missili russi. Nella sola giornata del 31 pare ci siano stati a Mykolaiv ben 16 allarmi per attacchi missilistici. E mentre stavamo a Odessa, nella notte, le sirene ci hanno segnalato due volte l’arrivo di un missile, fortunatamente uno bloccato dalla contraerea e l’altro caduto senza conseguenze.
A Mykolaiv abbiamo constatato i danni, le sofferenze e le atrocità della guerra: morti tra i civili, anche negli ultimi giorni; fuga della metà degli oltre 450.000 cittadini che vi risiedevano; paura tra quanti sono rimasti; sessanta case, otto scuole e tredici sedi universitarie colpite dai missili, come elencatomi da Maksim Kovalenko, il giovane assessore dell’amministrazione locale che ha deciso di restare in città tra la sua gente; una vita quotidiana spezzata che causa povertà diffusa, bisognosa di ogni bene di prima necessità; cani girovaganti per le strade ma comunque assistiti dalla sensibilità dei cittadini; acqua che ormai esce di un marrone scuro nelle case e conseguente afflusso di persone con taniche da riempire ai rubinetti pubblici di acqua potabilizzata.
E’ in questo contesto che sono stati consegnati, alla Caritas e ad un Centro di accoglienza della Chiesa Pentecostale, gli aiuti umanitari portati dai dieci furgoni della Carovana fino a Mykolaiv, dove abbiamo avuto modo di vivere l’incontro con le persone. Don Giovanni ha interloquito di vicinanza umana e fraternità col pastore della Chiesa Pentecostale e nell’intervista rilasciata alla televisione locale. Una signora in fila per l’acqua ci ha chiesto cibo per i suoi gatti, avendo la Carovana portato anche alimenti per animali. L’assessore Kovalenko ci ha fatto visitare il desalinatore costruito con i fondi raccolti dall’Associazione Papa Giovanni XXIII. Le maestre di una scuola danneggiata da una bomba hanno chiesto a don Giovanni la benedizione, loro ortodosse ad un vescovo cattolico, realizzando così un ecumenismo di fatto. Un anziano signore al nostro passaggio ci salutava augurandoci di non trovarci mai a dover vivere in una situazione di guerra.
In soli tre giorni, abbiamo così toccato con mano da un lato gli effetti del conflitto e dall’altro la solidarietà, la cura e l’importanza di costruire relazioni. Proprio in ciò ho trovato il senso del nostro viaggio in questi luoghi di conflitto: non basta inviare cose necessarie, ma soprattutto bisogna incontrare persone. Perché solo nel reciproco rapporto di fraternità e di cura si gettano le fondamenta di un mondo altro possibile e necessario. C’è da dire che, per quello che abbiamo visto, purtroppo forse non appare ancora immediatamente realizzabile una diretta interposizione nonviolenta, tipo “corpi civile di pace”. Ma gesti concreti di vicinanza e d’incontro, quali quelli realizzati da Stopthewarnow, ne costituiscono sicuramente il primo passo, impegnativo e inderogabile. Anche per la nostra Chiesa che ha ormai un ricco magistero al riguardo, ma che ancora stenta a farne prassi pastorale ordinaria.
E ripensando a come il viaggio è iniziato, mi viene in mente quel signore che, all’aeroporto di Bologna, ascoltando dove eravamo diretti, ci aveva detto con affettuosa apprensione: “Voi siete folli”. Ed effettivamente c’è una sana follia della pace, quella capace di guardare le cose con occhi diversi da quanto ci viene propinato come ineluttabile e immutabile. Mentre, poi, c’è la malsana pazzia della guerra, generatrice di violenza e di morte. Perciò continuiamo a diffondere questa follia della pace, per contrastare e curare la pazzia della guerra.