Mosaiconline/Dicembre 2022/Dossier

I danni ambientali causati dalle guerre sono molteplici e, nonostante le convenzioni di Ginevra li proibiscano[1], rappresentano un elemento che tutte le guerre hanno in comune. Le guerre combattute con eserciti e tecnologie moderni prevedono infatti invariabilmente la distruzione deliberata dell’ambiente fisico e sociale di un intero paese o territorio.

I meccanismi, diretti ed indiretti, con i quali l’ambiente viene danneggiato perdurano molti decenni dopo il cessate il fuoco e si estendono anche al di là dei confini del teatro di guerra. Missili e bombe provocano il rilascio di sostanze tossiche in atmosfera, devastano o distruggono città, paesaggi, aree forestali, vaste zone vengono minate e danneggiate dal passaggio di carri armati e altri veicoli militari. Dighe, sistemi di approvvigionamento idrico, di smaltimento di liquami e rifiuti solidi, raffinerie, depositi di carburante, industrie chimiche, acciaierie e altri insediamenti produttivi vengono presi di mira con il conseguente inquinamento di aria, suolo, acque superficiali e di falda. Questo ha un impatto sull'agricoltura e sull’approvvigionamento idrico ed alimentare della popolazione, anche per molto tempo dopo la fine della guerra. Ma anche in tempo di pace il mantenimento di un esercito, le esercitazioni militari, la produzione, sperimentazione e manutenzione delle armi provocano un pesante impoverimento di risorse e l’immissione di quantità enormi di sostanze tossiche nell’ambiente causando la contaminazione di terreno, aria e risorse idriche.

Per quanto riguarda la guerra in Ucraina una valutazione complessiva e precisa dei danni ambientali e delle loro conseguenze al momento non è possibile, vista la mancanza di dati ed informazioni precise e verificabili. Preoccupano molto eventuali danni alle centrali nucleari, non solo provocati da eventuali bombardamenti, ma anche dall’interruzione dell’energia elettrica, necessaria per il raffreddamento del reattore, anche a reattori spenti come a Chernobyl.

Per quanto riguarda le aree naturali protette, le autorità ucraine stimano che ne siano state colpite circa 900 e che circa 1,2 milioni di ettari, ovvero circa il 30% di tutte le aree protette del paese, soffrano degli effetti della guerra[2]. L’OECD afferma in un documento[3] del luglio 2022 che “il bombardamento di foreste, ecosistemi terrestri e marini, impianti industriali, infrastrutture di trasporto e abitazioni, nonché infrastrutture idriche, igienico-sanitarie e di gestione dei rifiuti, ha causato danni diffusi e gravi, con conseguenze immediate e a lungo termine per la salute umana e gli ecosistemi”. A causa dei danni alle infrastrutture di approvvigionamento idrico, l’OECD stima che circa 1,4 milioni di persone in Ucraina non abbiano accesso all’acqua potabile e che altri 4,6 milioni abbiano un accesso limitato. La guerra ha anche provocato un aumento drammatico della quantità di rifiuti. Questi includono veicoli e altri equipaggiamenti militari danneggiati o abbandonati, frammenti di granate, veicoli civili, detriti edilizi o rifiuti domestici o sanitari non raccolti. Alcuni di questi rifiuti sono tossici, come i frammenti di granate, i rifiuti sanitari o i detriti edilizi contenenti amianto, PCB (simili alla diossina) e metalli pesanti, e richiedono una gestione, un trasporto e uno smaltimento speciali che non possono essere garantiti nel contesto del conflitto.

A questo proposito il United Nations Office for Disaster Risk Reduction (UNDRR) sottolinea in particolare il rischio rappresentato dall’amianto, un materiale utilizzato in maniera estensiva in edilizia in Ucraina fino a tempi recenti, con oltre 183.000 tonnellate utilizzate nel 2005. Solo nel 2012, in occasione di una conferenza internazionale sull’amianto tenutasi a Kiev, è stata presa in considerazione l’eliminazione graduale della produzione e dell’uso dell’amianto e nel 2017 l’Ucraina ha, finalmente, vietato l’amianto (per un confronto: in Italia l’amianto fu messo fuori legge esattamente 30 anni fa, con la legge 257/92). L’UNDRR ritiene che fino al 60% dei tetti in Ucraina sia fatta da ardesia rinforzata con amianto. Non c’è quindi dubbio che la distruzione di massa degli edifici in Ucraina stia creando milioni di tonnellate di macerie altamente pericolose. Dalle macerie e durante i crolli ed incendi in seguito ai bombardamenti le fibre di amianto vengono rilasciate in atmosfera dove vengono respirate dalle persone presenti. L’OMS classifica l’amianto come agente cancerogeno, che provoca una serie di malattie, dalle malattie respiratorie croniche a mesoteliomi (un tumore che nasce dalle membrane che rivestono, come una sottile pellicola, gli organi interni), ai tumori ai polmoni, allo stomaco, alle ovaie e ad altri organi.

Sarah Fluchs, economista ambientale, dell’economia circolare e sostenibilità presso l’Istituto dell’economia tedesca (Institut der Deutschen Wirtschaft, IDW) richiama[4] l’attenzione sulla parte orientale dell’Ucraina, dove una situazione già molto precaria dal punto di vista ambientale si è ulteriormente aggravata. Il Donbass, centro industriale dell’Ucraina prebellica, è ricco di materie prime e conta più di 200 miniere di carbone, la maggioranza dismesse da molto tempo. È di fondamentale importanza, anche nelle miniere dismesse, drenare l’acqua che tende ad accumularsi nelle gallerie. Questo drenaggio non avviene più per la mancanza di energia elettrica ed altri problemi, con conseguente inquinamento delle falde acquifere con metalli pesanti e altre sostanze tossiche. L’acqua non risulta più potabile e inoltre inquina i terreni, quindi anche i prodotti coltivati. Molti esperti ritengono che si va verso una vera e propria catastrofe ambientale a causa della cattiva gestione delle miniere che, insieme agli altri fattori, potrà rendere inabitabile l’intero territorio per decenni, indipendentemente da quale bandiera sventolerà su questo territorio martoriato.

Come è noto Russia e Ucraina sono tra gli esportatori più importanti di grano, orzo, mais e olio di girasole. A causa dei bombardamenti, della mancanza di carburante, di elettricità, dell’uso dei trattori per altri scopi, della presenza di mine, la coltivazione è ridotta significativamente e le esportazioni sono crollate al di là delle difficoltà di trasporto navale. La riduzione dell’offerta e l’insicurezza rispetto al futuro provocano l’aumento dei prezzi a livello globale. Il Food price index nell’aprile 2022 era più alto del 34% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e non è mai stato così alto da quando la FAO ha iniziato a calcolarlo. L’aumento del costo dei fertilizzanti è addirittura maggiore[5]. Le Nazioni Unite stimano che per effetto della guerra a livello mondiale 95 milioni di persone verranno spinte in estrema povertà e 47 milioni di persone in più soffriranno la fame[6]. L’UNICEF afferma[7] che, rispetto alle stime prebelliche, in Europa orientale ulteriori 10,4 milioni di persone diventeranno povere, tra cui quasi 4 milioni di bambini e che 4.500 bambini in più (in aggiunta ai 61.000 attesi) moriranno nel 2022 prima del loro primo compleanno.

La protezione climatica, già negletta in epoca prebellica, ora sembra impossibile da perseguire: alberi e boschi vengono abbattuti per la legna da ardere e gli accordi sul clima vengono sospesi, la ricerca è bloccata[8]. Inoltre, data la mancanza di grano mondiale, anche in paesi non direttamente colpiti dalla guerra si sta discutendo di rendere coltivabile terra destinata alla tutela ambientale, incolta appositamente per la protezione della biodiversità, mettendo quindi a rischio ecosistemi di fondamentale importanza. In generale sembra improbabile che con una guerra in atto in Europa sia possibile perseguire le necessarie politiche ambientali per contrastare i cambiamenti climatici.

I mali che le guerre creano, anche quelle difensive, sono sufficientemente gravi da ritenere che l'unica 'giusta causa' per ricorrere ad essa sia la prevenzione di mali ancora più grandi. Inserendo i danni all’ambiente nel bilanciamento tra male creato e male evitato il piatto della bilancia pende ancora più a sfavore del ricorso alla guerra.

Note 

[1] Protocol Additional to the Geneva Conventions of 12 August 1949, and relating to the Protection of Victims of Non-International Armed Conflicts (Protocol II), 8 June 1977. Protection of objects indispensable to the survival of the civilian population e United Nations Convention on the prohibition of military or any hostile use of environmental modification techniques (ENMOD)

[2] Ministry of the Environmental Protection and Natural resources (2022), “Damage to natural reserves and protected ecosystems, https://mepr.gov.ua/en/news/39144.html, citato in OECD, Environmental impacts of the war in Ukraine and prospects for a green reconstruction, OECD Policy Responses, July 2022

[3] OECD, Environmental impacts of the war in Ukraine and prospects for a green reconstruction, OECD Policy Responses, July 2022, https://www.oecd.org/ukraine-hub/policy-responses/environmental-impacts-of-the-war-in-ukraine-and-prospects-for-a-green-reconstruction-9e86d691/

[4] Wie Kriege die Umwelt schädigen, https://www.iwkoeln.de/presse/iw-nachrichten/sarah-fluchs-wie-kriege-die-umwelt-schaedigen.html

[5] United Nations Global Crisis Response Group on Food, Energy and Finance (12 April 2022), Global Impact of war in Ukraine on food, energy and finance systems, https://news.un.org/pages/wp-content/uploads/2022/04/UN-GCRG-Brief-1.pdf

[6] United Nations Global Crisis Response Group on Food, Energy and Finance (8 June 2022), Global impact of the war in Ukraine: Billions of people face the greatest cost-of-living crisis in a generation,https://news.un.org/pages/wp-content/uploads/2022/06/GCRG_2nd-Brief_Jun8_2022_FINAL.pdf?utm_source=United%20Nations&utm_medium=Brief&utm_campaign=Global%20Crisis%20Response

[7] UNICEF, The impact of the war in Ukraine and subsequent economic downturn on child poverty in eastern Europe https://www.unicef.org/eca/reports/impact-war-ukraine-and-subsequent-economic-downturn-child-poverty-eastern-europe

[8] Astrid Sahm, Krieg in der Ukraine schädigt Umwelt massiv,Deutschlandfunk, 6.11.2022, https://www.deutschlandfunk.de/wie-der-krieg-die-umwelt-schaedigt-astrid-sahm-politikwissenschaftlerin-dlf-a3bc6e8e-100.html


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