Spiritualità
Qualifica Autore: Pax Christi Gallipoli

Mosaico di pace maggio 2024

Al realismo bellicista rispondiamo con il realismo profetico. E, con Francesco, chiediamo di imboccare la strada della trattativa e della diplomazia.

Lo scorso 18 marzo sarebbe stato il suo ottantanovesimo compleanno, ma se n'è andato a soli 58 anni lasciandoci l'immenso patrimonio della sua testimonianza di vita e di fede.

Don Tonino Bello, amico di Dio e amico degli uomini, dono di amore per gli ultimi e profeta di pace per tutti. Da Alessano a Molfetta, una vita spesa per gli altri, una carezza di Dio sul volto degli ultimi.
“Ama la gente, i poveri soprattutto. E Gesù Cristo!”.
“In piedi costruttori di pace! Sarete chiamati figli di Dio!”.
Dobbiamo “amarci, non armarci!”.
Queste le sue consegne essenziali che diventano una provocazione di coscienza soprattutto per chi desidera venerarlo e continua a ricordarlo con gratitudine.
Alla luce della sua lezione di pace, resa ora più viva e attuale dal magistero di papa Francesco, vorrei perciò fermarmi un momento per ripensare la drammatica condizione del nostro mondo che sembra aver dimenticato il vocabolario della pace e della nonviolenza.
Abbiamo purtroppo rispolverato e rimesso in circolazione il vecchio e consunto vocabolario della guerra.

Le guerre
Sono tornate di moda le tradizionali categorie concettuali in uso nell’età preatomica, cioè fino al secondo conflitto mondiale, con tutto l’apparato ideologico e il corrispondente armamentario bellico opportunamente aggiornato e arricchito.
Si continua a ripetere l’antico adagio se vuoi la pace prepara la guerra e di conseguenza nei parlamenti e nelle istituzioni nazionali e sovranazionali si approvano incrementi spaventosi delle spese militari. Dai 2.240 miliardi di dollari del 2022 si prevede di passare oltre ai 3.000 per quest’anno.
Oltre che rimpinguare gli arsenali ora si mette in preventivo – parola di Macron – l’invio di truppe dei Paesi UE nel teatro bellico ucraino.
Si proclama ancora la dottrina ottocentesca secondo cui la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi mentre invece dovrebbe essere la politica a prevenire i conflitti e a ricomporre le controversie con altri mezzi.

Preventive….
Si tende nuovamente a legittimare la guerra preventiva per scongiurare in tempo un possibile attacco nemico e si decide di coinvolgersi in una cosiddetta guerra ibrida per la difesa degli interessi economici e commerciali nazionali ovunque minacciati (è il caso delle navi militari italiane attualmente operative nel mar Rosso).

…e giuste
La guerra torna così ad essere considerata giusta e necessaria perché col nemico – si dice – non si deve trattare e si può solo combattere per poter vincere.
Intanto gli orrori delle stragi nella martoriata Ucraina proseguono ormai da oltre due anni, i massacri impietosi del 7 ottobre in Israele e l’abominevole carneficina in atto nella Striscia di Gaza mostrano solo la crudeltà con cui si strappa la vita a migliaia di persone - in gran parte bambini, donne, malati, anziani, e si soffoca la speranza di futuro di intere popolazioni.
Nel frattempo, aleggia sempre più minaccioso il mostro degli ordigni nucleari ma si ha l’impressione che il pericolo terribile di distruzione totale da molti sia ritenuto solo una fake news.

L’arte della Pace
Al realismo bellicista generalizzato papa Francesco oppone il suo appassionato realismo profetico e chiede di imboccare con coraggio un’altra strada, quella finora poco praticata del dialogo, della trattativa, della diplomazia.
La guerra è sconfitta e fallimento di ogni politica, avventura senza ritorno, spirale di lutti e di odio.
La guerra è abominio, sacrilegio, crimine contro l’umanità. È una pazzia. Con la guerra nessuno vince, tutti perdono, guadagnano solo i produttori di armi, i fabbricanti di morte.
Il Papa certo non si colloca in uno schieramento politico o ideologico – come qualcuno a torto vorrebbe – ma si pone sempre dalla parte di tutte le vittime, anche di quelle indicate come effetti collaterali dei conflitti, quelle che sulle carrette del mare non approdano a nessuna Cutro e, nell’indifferenza globalizzata, giacciono senza nome e senza sepoltura sui fondali del Mediterraneo.
I suoi ripetuti e accorati appelli per la pace sono sempre a difesa della vita di tutti, dal suo sorgere nel grembo materno al suo naturale tramonto, perché nessuno diventi carne da macello, merce di scambio, pietra di scarto.
È la scelta di chi, sulla scorta del Vangelo, sostituisce alla parola nemico quella di fratello e alla parola vendetta quella di perdono e dichiara beati i costruttori di pace.

La nonviolenza
La strada della nonviolenza che ripudia la logica perversa della guerra è oggi indicata da Francesco, come a suo tempo da don Tonino, come l’unica possibile per il futuro della famiglia umana e per custodire i beni naturali e culturali della casa comune.
È lo stesso realismo profetico che convinse i padri costituenti a scrivere l’articolo 11 della nostra Costituzione repubblicana: l’Italia ripudia la guerra(…).
Davvero dobbiamo rassegnarci a un mondo senza pietas dove si parli soltanto la lingua delle armi?
Ci viene in mente l'interrogativo che lo stesso don Tonino si pose al ritorno dalla storica marcia a Sarajevo nel ‘92 con i cinquecento folli sognatori di pace.
“Attecchirà davvero la semente della nonviolenza? È possibile cambiare il mondo con il gesto semplice dei disarmati? (...) In questa guerra allucinante chi ha veramente torto e chi ha ragione e qual è il tasso delle nostre colpe di esportatori di armi in questa delirante barbarie che si consuma sul popolo della Bosnia?
Sono troppo stanco per rispondere stasera.
Per ora mi lascio cullare da una incontenibile speranza: le cose cambieranno, se i poveri lo vogliono”.

“Beati i costruttori di pace!”


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