Mosaico di pace giugno 2024
L'opera dell'artista altoatesina Sigrid Plattner ritrae e trasfigura in un campo di pace la giovane avvocato dei poveri uccisa in Salvador il 14 marzo del 1983. Era il cuore civile di un intero popolo.
Forse è l'unico dipinto in Italia che ritrae Marianela Garcia Villas, la giovane militante salvadoregna trafitta di pallottole il 14 marzo del 1983.
Era la voce della verità in un mare insanguinato di menzogne. Era lei che riferiva a monsignor Romero cosa stava accadendo nel Paese martoriato da una ferocissima dittatura militare. E quando Romero venne ucciso, il 24 marzo del 1980, lei rimase nuda di fronte al potere che l'aveva condannata a morte. Venne in Italia per denunciare i crimini che avvenivano nel suo Paese. Parlò in parlamento, venne ricevuta da Pertinim fu intervistato in Rai da Raniero La Valle. Ma non poteva rimanerci a lungo perché non voleva lasciare che il suo popolo morisse senza il suo aiuto e decise di rientrare andando alla ricerca di prove dell'uso di armi chimiche, da parte dell'esercito, per annientare i contadini dell'interno. Venne tirata in un'imboscata e massacrata di colpi.
Da allora Marianella è una donna-simbolo della storia della resistenza salvadoregna, un'icona delle donne coraggiose che scelgono di stare dalla parte delle vittime e che lottano per l'emancipazione dei popoli. Ed è per per questo che l'artista altoatesina Sigrid Plattner, dopo aver letto la storia commovente di Marianella dalle pagine del libro di Raniero La Valle e Linda Bimbi “Marianella e i suoi fratelli” e di quello di Anselmo Palini, “Marianella Garcia Villas. Avvocata dei poveri, difensore degli oppressi, voce perseguitati e degli scomparsi” ha deciso di farne un soggetto della sua arte ed ha creato un'opera che trasfigura Marianella in mezzo alla campagna salvadoregna. Sulla parte inferiore è disegnato l’arcobaleno con impressi i sette colori della bandiera della pace. Nelle strisce colorate l’artista ha disegnato i suoi “fiorillini” (tipici del suo estro creativo), che rappresentano il suo segno-sogno contro ogni tipo di violenza. Sullo sfondo dell’opera si intravedono le montagne del Cerro con gli alberi e la bandiera di El Salvador. L’opera (70x50) è stata dipinta su un pannello di legno, L'artista ha utilizzato colori acrilci. Per realizzare il quadro la pittrice si è ispirata ad una foto che ritrae Marianella accovacciata in un prato di campagna.
Sigrid Plattner è una pittrice conosciuta al livello nazionale ed internazionale. Viene considerata dalla critica un'artista poliedrica e a tutto tondo in grado di esprimere se stessa e le sue sensazioni attraverso opere dai colori sgargianti e vivaci che celano, in un'arte apparentemente leggera, tematiche importanti e profonde. Le sue creazioni fungono da specchio per le emozioni e suoi stati d’animo, in un viaggio interiore che esplora gli angoli più profondi dello spirito, rigenerando vita e gioia. E' sempre stata molto sensibile ai problemi degli ultimi e sta cercando, nel suo piccolo, di portare avanti il tema della nonviolenza.
Il dipinto che ritrae Marianella è nato quest'anno, in occasione della festa della donna. Marianella era una giovane brillante avvocatessa, una Antigone dei nostri tempi, che ha lottato per la dignità delle donne calpestate da un diritto ingiusto e oppressivo. Era nata in Salvador da padre spagnolo e madre salvadoregna. Il contesto sociale e politico in cui viveva era il medesimo in cui ha operato Oscar Arnulfo Romero. Negli anni Settanta-Ottanta il piccolo stato di El Salvador (el pulgarcito de America, il pollicino d'America) era uno stato lacerato della guerra civile tra i militari al potere e i gruppi politici che chiedevano maggiore giustizia. La povertà attanagliava la classe contadina e i poveri furono massacrati da un potere che si presentava come un baluardo della cristianità ma che in realtà si scagliava con disumanità contro gli umili e di fatto il cristianesimo non c’entrava niente dentro tanta violenza. Marianella denunciava gli arresti, gli omicidi, le detenzioni senza accuse e le sparizioni di molti salvadoregni. Raccoglieva materiale sugli scomparsi (i desaparecidos), sulle donne violentate, su chi aveva subito torture. Era una instancabile viaggiatrice e girava da una parte all'altra per fornire a partiti e governi di tutto il mondo la documentazione di quello che accadeva in Salvador. Aveva un tono umile ma mai superficiale. Era consapevole che per cambiare le coscienze e far nascere una nuova concezione del mondo bisognava impegnare a tempo pieno tutte le energie di cui si era capaci, in tutti i campi in cui si era in grado di dare un contributo di chiarezza, di profondità, di conoscenza di umanità. Come monsignor Romero, aveva subito minacce di morte, ma ha continuato imperterrita la sua battaglia civile e morale. Marianella era un angelo dei diritti, un’ancella della pace, una cristiana che aveva scelto la nonviolenza come metodo di lotta per conquistare la libertà . Aveva detto nel suo ultimo viaggio in Italia del 1982: “La mia storia non ha nulla di particolare, la mia storia è parte di tutto popolo salvadoregno”.
L’opera è stata esposta alla Mostra a Roma “Donne in Luce” a marzo, una iniziativa a cura di Pagine – Mauro Colaiacomo ed ha avuto una bella significativa interpretazione da parte del critico letterario italiano Plinio Perilli.