Qualifica Autore: Professore nel dipartimento di Teologia e scienze religiose a Villanova University (Philadelphia). Il suo libro più recente è Joe Biden e il cattolicesimo negli Stati Uniti (Morcelliana 2021).

Mosaico di pace settembre 2024

La realtà degli abusi interpella la Chiesa

Il fenomeno tragico degli abusi su minori e adulti vulnerabili è stato e viene ancora spesso identificato con una storia che appartiene in modo specifico, se non unico, alla Chiesa cattolica. Identificazione semplicistica ma comprensibile, se si considera che le istituzioni romane in Occidente offrono un esempio unico di continuità nel lungo periodo che non si dà per nessun’altra istituzione in cui hanno avuto luogo storicamente abusi contro la persona. Gli studi hanno dimostrato, e dimostrano ogni volta che indagano in ogni parte del mondo, che le ferite inferte alla dignità e valore della persona sono accadute e accadono in famiglia e in una lunga serie di ambienti di tipo diverso: organizzazioni sportive e ricreative, carceri, strutture sanitarie e assistenziali, scuole, comunità e aggregazioni religiose di tradizioni diverse.

Questa precisazione non serve a giustificare o ignorare il fatto che esiste, appunto, una specificità negli abusi che avvengono in ambienti cattolici. Nessuno dovrebbe mettere in dubbio che la Chiesa è chiamata ad esercitare un’attenzione unica su questa questione, anche in quanto “esperta di umanità”, per citare Paolo VI.
Ma è una storia che va collocata nel lungo periodo. In primo luogo, va considerata la lunga e ininterrotta storia del cattolicesimo come erede (almeno in Europa e Occidente) del movimento cristiano: diocesi e parrocchie, monasteri e conventi, ordini religiosi, scuole e orfanotrofi, associazioni e movimenti laicali. Quella degli abusi è una storia a suo modo “ecumenica” e interreligiosa, ma che ha visto la Chiesa cattolica al centro dell’attenzione globale negli ultimi decenni per vari motivi culturali e politici, ma anche istituzionali, tra cui la maggior studiabilità del cattolicesimo grazie al suo tessuto burocratico, magisteriale e canonico, e alla sua rilevanza come soggetto sul piano internazionale e diplomatico.

Le diverse fasi della storia degli abusi
La storia degli abusi nella Chiesa inizia con lo stesso movimento cristiano. In una prima fase, nel cristianesimo delle prime generazioni, la questione principale era come affrontare lo scandalo degli abusi sessuali (e non) contro minori in quel momento cruciale di incontro e scontro con la cultura pagana (specialmente greca e romana) che prevedeva una disciplina del corpo e della sessualità diversa da quella del mondo ebraico. Tra l’età medievale e la prima età moderna le istituzioni della Chiesa mantengono un quasi monopolio (diretto o indiretto; culturale, morale, giuridico) sugli ambienti e organizzazioni che si prendono cura dei minori, delle donne, dei malati e vulnerabili. Tra Settecento e Novecento, nell’epoca dell’Illuminismo, delle rivoluzioni liberali, dei movimenti femministi e della rivoluzione sessuale, inizia a emergere un divario tra cultura religiosa/cristiana e cultura laica/secolare. In questa fase iniziano ad aprirsi percorsi diversi anche tra gestione della questione abusi nella Chiesa e nella società sulla scena europea e occidentale da un lato, e nel resto del mondo globale dall’altro – sia in ambienti cattolici sia nel mondo circostante.
Si può parlare di una preistoria, una protostoria e una storia degli abusi. La preistoria è quella del primo millennio, in cui esistono poche fonti che coscientemente affrontano la questione del trattamento dei minori, donne e vulnerabili, come specificamente ecclesiale, ecclesiastica, e teologica. La protostoria è quella del secondo millennio fino alla differenziazione tra istituzioni educative e assistenziali religiose-cattoliche e istituzioni del nascente Stato moderno (scuole, sistema sanitario e assistenziale), a cui si affianca anche una differenziazione tra saperi e culture.
Il fenomeno degli abusi è noto alle istituzioni ecclesiastiche per molto tempo, all’interno di una visione disciplinatrice che criminalizza le devianze sessuali senza riconoscere una specificità ai maltrattamenti contro minori e vulnerabili. Nel Novecento si hanno ripetuti tentativi legislativi (che falliscono nel loro intento) di reprimere questi delitti evitando la pubblicità e il ricorso alle autorità pubbliche. La vera e propria storia della Chiesa che viene messa di fronte alla questione in pubblico, dal “quarto potere” della stampa e poi dal potere giudiziario, inizia negli anni Ottanta, con i casi in Louisiana rivelati dalla stampa locale e cattolica negli Usa (nel disinteresse della stampa nazionale). La serie di rivelazioni prosegue, specialmente nei paesi dell’area anglo-americana (Canada, Irlanda, Australia) negli anni Novanta, con una prima serie di indagini da parte di autorità locali e nazionali e le prime risposte delle conferenze episcopali. Ma gli anni Novanta sono, anche da questo punto di vista, una decade di opportunità mancate. Diventa chiaro nel 2002, con le indagini del Boston Globe che rivelano non solo una mappa di abusi contro minori da parte del clero della diocesi, ma anche un sistema di coperture e insabbiamenti che coinvolgono gli alti dirigenti: dal cardinale arcivescovo, Bernard Law, al Vaticano che nel 2004 gli offre un incarico prestigioso al fine di proteggerlo dall’azione della giustizia americana. Inizia quindi una seconda fase, con una serie di indagini e rivelazioni che da Boston si estende a tutti gli Usa prima e poi ad altri paesi. La morte di Giovanni Paolo II e l’elezione di Benedetto XVI nel 2005 consentono un’azione più decisiva da parte del Vaticano, che inizia con il fondatore e direttore generale dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel, dei cui delitti Roma era al corrente fin dagli anni Cinquanta e a cui nel 2006 viene comminata una pena canonica mite.
L’avvio di una terza fase si può identificare nel 2017-2018, con la pubblicazione di una serie di indagini nazionali di ampio respiro (specialmente in Australia e Germania), ma anche grazie a due elementi nuovi. Da una parte, le indagini delle autorità (pubbliche prima ed ecclesiastiche poi) iniziano a portare l’attenzione non solo su parroci e religiosi, ma anche su vescovi e cardinali, che in alcuni casi sono anche accusati di crimini di abusi e non solo per averli coperti. Le rivelazioni della primavera 2018 a carico del card. Theodore McCarrick, vescovo emerito di Washington, coinvolgono direttamente il Vaticano che nel 2020 pubblica via internet i risultati di un’indagine interna della Segreteria di Stato. Dall’altra parte, la questione abusi nella Chiesa si amplia in modo significativo: non più solo casi di abusi sessuali commessi dal clero su minori, ma abusi spirituali e di autorità commessi da una tipologia più ampia di uomini e donne di Chiesa (anche laici) anche a danno di donne e adulti vulnerabili. Entrano a far parte delle indagini e rivelazioni comunità religiose, anche di nuova fondazione, e i movimenti ecclesiali a guida laicale. La questione cessa di essere affrontata solo dal punto di vista legale-criminale e disciplinare, ma si interseca con le discussioni in corso sullo sviluppo della tradizione e del magistero della chiesa sulla omosessualità e sul gender. Il pontificato di Francesco è stato investito in pieno da questa nuova fase della crisi, che ha assunto forme diverse in paesi e continenti diversi, ma anche all’interno di uno stesso continente: in confronto a Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Belgio, Irlanda, il modo in cui l’Italia ha affrontato la questione configura un’eccezione – e non solo per i tipi di risposte diverse date delle autorità ecclesiastiche, ma anche per i diversi ruoli giocati da magistratura, stampa, e opinione pubblica.

Un’idea più globale di abusi oggi
L’evoluzione della “crisi degli abusi nella Chiesa” negli ultimi anni coinvolge tutti i termini dell’espressione: da una crisi transitoria a un cambio di paradigma; un ampliamento del concetto di “abusi” come anche di “Chiesa” e delle persone coinvolte. Se fino al primo decennio del secolo ci si concentrava su abusi del clero, lentamente si inizia a porsi il problema di un sistema sotteso al modo d’intendere l’autorità e alla gestione del potere – non solo clericale, ma anche finanziario e legato all’identità di genere maschile nella chiesa. Da una prospettiva ecclesiologica pre-conciliare che coinvolge e contrappone il clero ai laici, la visuale si allarga a una prospettiva più “sinodale” o democratica, nel senso che inquadra il fenomeno in rapporti di autorità e potere che spesso non hanno bisogno di una investitura formale data dal sacerdozio. Infine, da una tipologia di abusi come violenza sessuale su minori, le indagini e gli studi iniziano a porre lo sguardo anche sugli abusi di coscienza, di potere, patrimoniali, spirituali, teologici.
La dicitura degli abusi cambia a seconda dei linguaggi e dei codici utilizzati. I concetti di abuso e di persona vulnerabile del diritto canonico non sono i medesimi del codice penale o del linguaggio della teologia. Tutti questi hanno subito mutamenti significativi nel corso degli ultimi decenni, con influenze reciproche ancora da studiare. Quello che accomuna lo sviluppo del concetto di abuso in diversi sistemi normativi è lo spostamento in relazione al valore e dignità della persona umana: da offesa contro la morale (nel diritto secolare) o contro il sacramento (nel diritto canonico), il concetto di abuso come violenza sessuale (ma non solo) si configura oggi come offesa alla dignità e alla vita umana. In questo senso procede anche il nuovo Libro VI del Codice di Diritto Canonico, promulgato da papa Francesco nel maggio 2021. Allo sforzo di indagine e repressione si accompagna la nascita nella Chiesa di una cultura della prevenzione e protezione. Di questi ultimi anni e ancora allo stato nascente, il tentativo di immaginare cosa significa rendere giustizia alle vittime e alle loro comunità in modalità che considerano la dimensione spirituale dei delitti, in modi non alternativi ma diversi da quelli degli ordinamenti giuridici degli stati.
Più complessa è la questione della definizione di altri tipi di abusi (di autorità, spirituale) come anche di “persona vulnerabile”, su cui la riflessione della chiesa adotta tempi e percorsi diversi rispetto alla cultura laica e di altre organizzazioni. In gioco, e qui risiede la specificità non solo dell’istituzione religiosa ma specificamente cattolica, è l’autocomprensione di Chiesa come comunità di eguali in virtù del battesimo, ma in cui esistono funzioni diverse in cui alcuni sono incaricati del governo e della guida dei singoli e delle loro aggregazioni. Lo scandalo degli abusi si è intersecato infatti con una discussione sulla legittimità della dimensione gerarchica nella Chiesa, ma anche sulla stessa gestione del sacro, accusato di complicità col clericalismo nel creare le condizioni che rendono possibili gli abusi e inattaccabili gli abusatori.

Quale Chiesa?
La questione non più evitabile riguarda il fatto che la Chiesa è “anche” una struttura di potere, gerarchica. In una organizzazione, che è divina ma anche umana, dove c’è potere, c’è la minaccia costante del suo abuso. Questa consapevolezza è all’origine e al fondo, sia pure in modi non sempre esplicitati, del “processo sinodale” iniziato da papa Francesco.
Nel fare i conti con la questione abusi il compito della Chiesa è di intraprendere un cammino di riforma istituzionale, teologica e culturale, basato sulla ricerca della verità dei fatti, ma che si spinga oltre. La sfida è trovare un nuovo equilibrio tra spinte contrapposte che tendono a diventare controversistiche e propagandistiche: come articolare in modo nuovo e diverso il rapporto tra clero e laicato, tra uomini e donne; come aprirsi alle scienze umane e sociali senza identificare la gestione del sacro con l’abuso tanto del divino quanto dell’umano; come agire con accountability e nella trasparenza senza obliterare gli spazi per l’intimità interpersonale all’interno della Chiesa; come tutelare la libertà della persona nella guida spirituale.
Siamo di fronte non a una crisi passeggera, ma a un mutamento epocale a cui la Chiesa è chiamata a rispondere: senza indugi e senza sotterfugi, e senza cedere alla tentazione delle scorciatoie.


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