Qualifica Autore: Pax Christi Ivrea

Mosaico di pace febbraio 2025

La testimonianza di un aderente: l’incontro con le route e il cammino internazionale.

La mia esperienza con Pax Christi Internazionale (escludendo il passaggio di una route internazionale al mio paese quando avevo 8 anni) inizia proprio con una route in Svizzera nel 1970 e poi a Roma l'anno seguente con una route stanziale. Per un ragazzo un po' imbranato come me, uscire dal suo paese, andare all'estero e confrontarsi con ragazze e ragazzi di altre nazioni fu un'esperienza molto bella che ricordo ancora oggi e chi mi aprì nuovi orizzonti.
Entrato nel gruppo di Pax Christi di Ivrea, soprattutto per dare una mano a fare il bollettino, poco per volta venni catapultato in avventure internazionali. Con la presidenza nazionale e poi internazionale di mons. Bettazzi era gioco forza per noi di Ivrea, accompagnarlo in incontri e assemblee all'estero. Quando, nel 1978, entrai a far parte del Consiglio Nazionale, fu naturale partecipare anche ai Consigli Internazionali, a cominciare da quello che si tenne in Olanda nel quale mons. Bettazzi venne eletto Presidente internazionale. A volte mi toccò anche sostituire Giuliana Bonino, segretaria nazionale, a qualche riunione internazionale, per esempio ad Anversa, ospite del Segretario Internazionale Etienne De Jong. Questi viaggi e questi incontri furono certamente esperienze positive, nonostante alcune difficoltà. La prima fu quella di riuscire a combinare il lavoro con i viaggi; la seconda, più importante, il problema delle lingue. C'erano sempre due gruppi di lavoro, uno di lingua inglese e l'altro di lingua francese e c'erano sempre traduttori e amici disposti a dare una mano ma riuscii sempre a cavarmela col mio francese scolastico imparando a pensare in francese. Altro problema era quello che nei gruppi trovavo persone molto più esperte di me per cui, a volte, mi chiedevo che ci stessi a fare insieme a loro. Ad ascoltare certo e mi sforzavo di tirar fuori qualche idea per poter fare un intervento senza dire cavolate. Ma queste difficoltà erano niente rispetto agli aspetti positivi e dopo un po' di volte non mi preoccupai più di tanto.
La prima volta che partecipai a un Consiglio internazionale mi stupii della semplicità e dell'amicizia che regnava in quell'ambiente. Laici, religiosi, sacerdoti, vescovi e cardinali si muovevano e si incontravano senza difficoltà e tutti erano disponibili a fare quattro chiacchiere, a dialogare, a confrontarsi. Il confronto era sempre importante ed educativo perché in quei gruppi era presente tutto il mondo. Mi rendevo conto di far parte di qualcosa di più grande del mio paese e poco per volta imparai a uscire dal guscio del locale e ad aprire la mia mentalità.
Ricordo le difficili discussioni con la sezione francese che sosteneva l'utilità delle armi atomiche per la deterrenza, quelle interminabili su questioni statutarie e quelle sulle finanze del movimento che iniziavano sempre con qualcuno che ci chiedeva quando l'Italia avrebbe versato il suo contributo a Pax Christi International. Ricordo amiche e amici che incontravo ogni anno perché anche a livello internazionale era difficile il ricambio.
Col cambio di presidenza, poco per volta persi l'abitudine di frequentare l'Internazionale ma partecipai ancora a qualche convegno soprattutto sull'educazione alla pace.
Negli anni Settanta, Pax Christi era soprattutto presente in Europa e i problemi europei e quelli che si creavano dai rapporti fra Europa e USA erano più coinvolgenti e facilitavano i contatti. Poi il movimento si ampliò verso l'America Latina. Ricordo all'inizio degli anni '80 le missioni sui diritti umani in Honduras, Nicaragua, Guatemala ed El Salvador e soprattutto quest'ultima che creò problemi fra Pax Christi e la Conferenza episcopale del Nicaragua e quindi anche con la Segreteria di Stato vaticana. Oggi Pax Christi è operante in tutto il mondo e ci sfugge la globalità del suo impegno mondiale. E' un peccato perché, ritornando a quanto detto sopra, avere una visione internazionale, e in questo caso mondiale, permette non solo di ampliare le conoscenze ma soprattutto di poter ricostruire i percorsi complessi che si sviluppano all'interno e fra le varie nazioni e che conducono a situazioni di non pace. E senza questa conoscenza il lavoro per la pace diventa difficile e a volte inutile.


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