Mosaico di pace, maggio 2025

Il sogno del bacio tra misericordia e verità e tra giustizia e pace (Sal 85).

Papa Francesco è stato l’eccelsa sintesi del meglio che l’umanità, e non solo la Chiesa, ha prodotto per l’evoluzione dall’attuale Homo Sapiens a Homo Amans relativamente non solo ai due binari della bibbia, Giustizia e Pace, ma anche a quelli ad esse connessi attraverso la Nonviolenza, e cioè: Diritti Umani, Ambiente, Migranti, Lavoro, Fragilità, Donne, Movimenti popolari, Ecumenismo, Speranza, Diritto…Vedendone le connessioni, perché “Tutto è connesso”, (Laudato Sì,117)

Così come disse per primo, a cavallo tra Settecento e Ottocento, il geografo tedesco Alexander Von Humboldt, studiando il Chimborazo (la cima più alta delle Ande ecuadoriane che, come Papa Francesco, è alla fine del mondo!) il quale seppe leggere la natura come un tutto inseparabile, l’unità del tutto (la naturgemaelde, la wholeness) il più completo e naturale stato d’essere possibile, in connessione con lo stato emozionale della persona e in connessione con lo spirito. E che fu anche il primo a denunciare i cambiamenti climatici indotti dall’uomo. Papa Francesco è stato l’eccelsa sintesi di scienza e fede e di quanto, lungo gli ultimi 50 anni, hanno insegnato scientificamente non solo Johan Galtung e i Peace Researchers dell’Ipra e di Transcend, ma anche tutta la Dottrina Sociale della Chiesa, e il Processo Conciliare Mondiale del Consiglio ecumenico delle chiese (Basilea 1989, Seul 1990, Graz 1997), che partì da un invito del fisico, astrofisico e filosofo tedesco Carl Friedrich Freiherr von Weizsäcker (1983) rilanciando una vecchia idea di Bonhoeffer, su Giustizia Pace Integrità del creato, che nel 1988 ad Assisi fu proposta  da don Tonino Bello con la Pax Christi, da Alex Langer, creatore dei Verdi e di una Conversione ecologica, dalla Famiglia francescana e dal Movimento Internazionale di Riconciliazione che godeva tra i suoi membri di molti premi Nobel della pace tra cui Rigoberta Menchù Adolfo Perez Esquivel.

Trilogia oggi presente capillarmente nelle diocesi e negli Istituti religiosi del mondo.

La conversione e riconciliazione universale

Una sintesi, quella di Francesco, secondo un processo di conversione e riconciliazione universale in cui Processo è anche la parola chiave della Dottrina Sociale della Chiesa (DSC), del Concilio Vaticano II, dei vescovi del giuramento alle Catacombe di Domitilla, di tutta la teologia e pastorale del popolo e quella della liberazione latinino-americane, della teologia della pace italiana e quella della misericordia tedesca, della teologia africana della inculturazione prima e della ricostruzione poi, e della Teología indígena: sumak kawsay y compasión. Una sintesi che ha caratterizzato il suo papato, parzialmente racchiusa nella sua parola finale: sinodo, ancora incompresa, e che è non solo ascoltarsi reciprocamente ma vedere, giudicare e agire insieme, a partire dalla scelta preferenziale dei poveri di Puebla diventata con lui la scelta preferenziale delle periferie geografiche ed esistenziali, degli scartati dell’umanità. E questa sintesi di tutta una vita Papa Francesco la fa nei suoi ultimi 12 anni in cui, da pontifex, pontefice, si fa «ponte», con amore, costruendo ponti e non muri tra popoli, generazioni, ricchi e poveri, nord e sud, persone. E offrendosi come ponte perché i senza parola, ad un tempo riapproprian­dosi di sé, della realtà e della parola, possano passare dalla percezione della vita come processo biologico, alla percezione di essa come processo biografico, storico e collettivo di liberazione, redenzione e di salvezza planetaria del miracolo della vita sulla Terra.

Il «ponte», il Pontifex, (come il prete, la suora, l’educatore, l’intellettuale, lo scienziato, il mediatore, l’avvocato…) che è proprio quello che più lo ha amato, insieme al popolo, è colui che avendo la parola, prende a cuore la situazione di colui che non ce l’ha. E non fa come il Principe (ben rappresentato oggi non solo dalla goffaggine dei governanti ma anche da un pericoloso populismo), non resta indifferente (la globalizzazione dell’indifferenza, Lampedusa 2013) dinnanzi, “al volto di quelli che soffrono… e ci si stringono le viscere di fronte a tanto dolore, tutti ci commuoviamo” (Ai Movimenti Popolari d’America Latina, luglio 2015). C’è tutta la Chiesa del grembiule, estroversa, serva, coscienza critica, che, con l’odore delle pecore, come diceva don Tonino Bello (rievocando l’antica e laica definizione francese di Emile Zola) deve attraversare la città, profumando di popolo, per essere, come diceva don Tonino Bello di Romero, “un vescovo fatto popolo”. In una conversione personale e cosmica, Francesco di formazione anche scientifica (perché non solo teologo e filosofo ma anche chimico) finalmente in unità di scienza e fede (L’Inno dell’universo di Teilhard de Chardin; e la seconda e la terza delle 3 fasi religiose di Einstein – della paura, sociale, cosmica –) attraverso una spiritualità (Lumen fidei, 2013) che faccia giungere tutta l’umanità (l’uomo planetario di Balducci e quello locale di Mazzolari) e poeticamente, perché Francesco è anche poeta come Turoldo, a bontà e gioiosa santità (Gaudete et exsultate, 2018) con fiducia nel Dio della vita (C’est la confiance, 2023) e con cuore di misericordia (Dilexit nos, 2024).

Il suo pontificato è interpretabile secondo i suoi 4 Principi (Evangelii Gaudium 221):

  1. Il tempo è superiore allo spazio
  2. L’unità prevale sul conflitto.
  3. La realtà è più importante dell’idea.
  4. Il tutto è superiore alla parte.

 Il tempo è superiore allo spazio

Questo principio necessario per realizzare un’economia  di giustizia che non uccide è da lui fondato sui concetti biblici di “Siamo inquilini sulla terra” (Levitico 25:42 su cui lui indirà ben due giubilei in 12 anni) e “Il tempo appartiene a Dio” (meditazione S. Marta, il padrone del tempo, 2013 Ecclesiaste 3:1, Salmo 31:15 Daniele 2:21) e implica una conversione dal tempo Kronos, tempo veloce e tempo quantità, che già nella mitologia greca ‘uccide tutti i suoi figli’, a un tempo Kairos, tempo qualitativo, momento giusto o supremo, in cui qualcosa di speciale accade, come auspicato per i suoi due Giubilei. E implica una conversione del concetto di spazio terrestre che, nel collegamento con un tempo divino, ingloba sia lo spazio cosmico di Teilhard de Chardin sia lo spazio/tempo di Einstein e la sua rivoluzionaria comprensione del mondo, e che consente a papa Francesco di proporre un'ecologia integrale e un Green Deal universale.

Nel suo essere Pontifex, ponte tra Chiesa e mondo e tra mondo e Dio, Papa Francesco sa attingere ai percorsi americani ed europei degli ecologisti (da Elizabeth Carson ai Gruen tedeschi e poi europei) e del Consiglio Ecumenico delle Chiese per aiutare l’umanità a passare a un diverso concetto dello spazio e delle risorse materiali, per un’economia fondata su una giustizia ambientale e una ecologia integrale (Laudato Si’, 2015). Una conversione che connette Giustizia Ambientale con Diritti Umani, per una giustizia sociale e uno sviluppo integrale (Evangelii Gaudium, Fratelli Tutti). Attenta perfino a corridoi biologici per le migrazioni degli animali (Laudato Sì 35) e con umiltà teologica aggiunge una ulteriore analisi scientifica sul riscaldamento globale con la Laudate Deum, 2023, e guarda finalmente con umiltà e non superiorità i Popoli Nativi del mondo, indiani, indios, aborigeni (Querida Amazzonia, 2020) dalla colonizzazione distrutti, e  che un monaco ex geografo, da lui fatto santo, Charles de Foucauld (ricordato per la sua ricca e sana comprensione del lavoro, Laudato Sì,125) aveva già scelto vivendo, come Fratello Universale con quei Tuareg che da militare, prima della conversione, voleva invece sottomettere, passando così dalla ricognizione militare alla riconoscenza fraterna (Reconnaissance au Maroc).

Una conversione sul concetto di spazio che riscopre il significato di cosmo, come è nella sua etimologia greca, dall’antica parola greca caos (Paracelso) che denotava il nulla prima che vi fosse qualcosa nell’universo, qualcosa senza ordine e struttura (da cui caso e gas) a un autentico “ordine”, per la precisione “ordine giusto”, che dunque è l’ordine dato al cosmo e al mondo dal Dio di tutto il creato e di tutti gli uomini, insito nel discernimento di S. Ignazio di Loyola, negli Esercizi spirituali e nella visione cosmica del gesuita paleontologo Teilhard de Chardin e nella conversione ecologica di Alex Langer come conversione personale di ciascuno (Stile di vita) e delle istituzioni (Modelli economici di sviluppo e Modelli politici di pace). Una conversione ecologica, la sua, iniziata durante la Conferenza generale dell’episcopato latino-americano ad Aparecida, in Brasile, in cui non capiva le pressioni dei vescovi brasiliani per l’Amazzonia: «Io ho avuto un percorso di conversione, di comprensione del problema ecologico. Prima non capivo nulla!”. Ed esplicitata a Strasburgo: “Parlando in aeroporto con il Ministro dell’ambiente, Ségolène Royale che mi ha detto questo: Per favore, la pubblichi Laudato Sì prima dell’incontro di Parigi! Per fare pressione”. (A un gruppo di esperti della conferenza dei vescovi francesi sulla Laudato Si’, 2020). E lì c’è tutta l’analisi sullo spazio che ha accompagnato l’America Latina (Ivan Illich, Jon Sobrino, Enrique Dussell, Gustavo Gutierrez, Leonardo Boff…) spazio come risorse minerarie e le invasive multinazionali, come risorse agricole e i latifondi e le politiche latinoamericane dei Paesi amici degli Usa, fatte dalle dittature. Ei Senza Terra, i braccianti, le riforme agrarie, i Diritti umani infranti e le emigrazioni forzate dalla miseria per finire nelle favelas e nelle Villas Miseria che Papa Francesco ha conosciuto, amato e accompagnato in Argentina o nelle emigrazioni respinte dai muri Usa e dalle irraggiungibili Green Card americane. E di Eduardo Galeano che gli ha insegnato a vedere “le vene aperte”, dell’America Latina, prima,  e, diventato Papa, del Sud Globale e del Mediterraneo, facendogli fare a Lampedusa, lui stesso migrante, la scelta preferenziale dei ‘respinti’ e dei migranti.

Una conversione in cui c’è la Teologia e la Pastorale dell’America Latina: Oscar Romero e Marianela Garcia Villas e il loro Socorro Juridico e la loro Nonviolenza economica, con cui condivideva “le gioie e le speranze” di un’America Latina non più devastata da dittature, guerre civili e desaparecidos. E di Ignacio Ellacuria e i Gesuiti Martiri della Uca, e i tanti martiri preti suore e catechisti, resi visibili a un Occidente “indifferente” da don Sergio Mendes Arceo e i Comitati Oscar Romero.

L’unità prevale sul conflitto nonviolenza società-pace

Questo principio, necessario per realizzare una società nonviolenta è fondato in modo particolare sui Messaggi di papa Francesco per la  Giornata Mondiale della Pace tra cui: Vinci l’indifferenza e conquista la pace (2016), La cultura della cura come percorso di pace (2021). Ma soprattutto in quello del 2017: La nonviolenza: stile di una politica per la pace in cui papa Francesco ribadisce che nell’Amate i vostri nemici (cfr Lc 6,27) e nel Discorso della Montagna (Mt 5,3-10) c’è la Magna Charta della Nonviolenza a cui noi possiamo attribuire oggi, attualizzandole, come da lui auspicato, anche delle categorie istituzionali e professionali: Nonviolenza Psicologica: Mt 5, 39; Nonviolenza Giuridica e Legislativa: Mt 5, 40; Nonviolenza Affettiva: Mt 5, 41; Nonviolenza Economica: Mt5, 42; Nonviolenza Politica e Legisltiva: Mt 5, 43; Nonviolenza  Religiosa: Mt 5, 44. E c’è la nonviolenza nei confronti delle migrazioni (i messaggi per la Giornata delle migrazioni), la nonviolenza familiare (Amoris laetitia, 2016) e generazionale per i giovani (Christus vivit, 2019). La definisce, secondo l’espressione gandhiana, Nonviolenza Attiva, per distanziarsi dalla non violenza passiva come rassegnata sopportazione del male, troppo spesso insegnata ai cristiani lungo i secoli. Poi ne delinea gli ambiti in: Norme morali, Partecipazione ai lavori delle istituzioni internazionali, Contributo competente di tanti cristiani, Elaborazione della legislazione a tutti i livelli.

Auspicando per quest’ultima l’elaborazione di uno Ius Pacis: Non siamo neutrali, ma favorevoli alla pace. Per questo invochiamo lo Ius Pacis, come diritto di tutti a risolvere i conflitti senza violenza. (Incontro delle Religioni della Comunità di S. Egidio, 2022). Questo principio possiamo ricondurlo anche a obiettivi educativi  (Il Global Compact on education, 2019) che raccoglie il testimone da Tolstoi e la scuola di Jasnaja Poljana, Gandhi e il Nai Talim, don Milani e la “Lettera a una Professoressa”, Socrate e poi Danilo Dolci e la maieutica per arrivare al Processo Sinodale di Aparecida e al suo ultimo sforzo di una Chiesa universale sinodale. Leggendo questo bagaglio educativo e sociale di un magistero non solo della Chiesa ma universale con gli occhi della Pedagogia Ignaziana delle “4C”: Compassione, Consapevolezza, Competenza, Coinvolgimento e degli Esercizi Spirituali relativamente al: riequilibrio dei sentimenti per nuove relazioni sociali, mondiali e una nuova politica; riequilibrio dei 5 sensi per nuove relazioni con il creato e una nuova economia. Con gli occhi del Discernimento per le relazioni con: se stessi, prossimo, creato, popoli del mondo, attraverso l’attualizzazione sia delle sue Consolazioni e Desolazioni per un cammino verso la vera felicità evangelica e non mondana. E, infine, con gli occhi della Ratio Studiorum, come criterio per una disseminazione locale e globale dei valori di Giustizia, Pace, Ambiente, Diritti Umani, Nonviolenza, Trasformazione dei Conflitti, Accoglienza, Solidarietà. Ma soprattutto con gli occhi del Sud Globale, martoriato e mortificato, perché quelli sono gli occhi per vedere e le orecchie per sentire il grido degli ultimi e della Terra. Come diceva anche don Tonino Bello quando si chiedeva, come Natanele: Che cosa può venire di buono da Nazaret? Rispondendo. La salvezza viene dagli ultimi.

 La realtà è più importante dell’idea

La realtà è più importante dell’idea. Questo principio è necessario per passare da una cultura del Principe: idea-realtà-idea alla Cultura del Popolo: realtà-idea-realtà.

E c’è Paulo Freire e la sua pedagogia degli oppressi e Frei Betto che ha insegnato a “tirar fuori dalla bocca dei poveri” le loro parole “con il cavatappi” (Prassi), e con i saperi dell’educatore, con il cacciavite, rafforzarle per capire “il collegamento che c’è tra il prezzo del pane e la politica del Fondo Monetario Internazionale” (Teoria e Discernimento) e stenderle “su uno stenditoio(Prassi). Uno stenditoio fatto con una fune che è intreccio comunitario di fili e non con una catena perché, se si strappa un filo il resto della fune mantiene mentre l’anello singolo della catena, se si rompe, crolla tutto. E c’è don Milani e il suo dare la parola a operai e piccoli contadini sopraffatti, e che finalmente Francesco decide di far santo, insieme a Romero, don Tonino e Charles de Foucauld.

 Il tutto è superiore alla parte.

Il tutto è superiore alla parte. Un principio, questo, per costruire la buona Politica  del Bene Comune e della fratellanza universale (Fraternità, fondamento e via per la pace, 2014, Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la convivenza comune” Abu Dhabi 2019, La buona politica è al servizio della pace, 2019,  Fratelli Tutti, 2020). Cominciando dalla Tratta e dagli schiavi moderni del lavoro minorile, nero, e della prostituzione (Non più schiavi, ma fratelli, 2015, e gli 11 messaggi per i Migranti tra cui: Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace, 2018; Liberi di scegliere se migrare o restare 2023;  Dio cammina con il suo popolo, 2024). E ci sono tutti i percorsi dalla democrazia ora in crisi alla sarvodaja di Gandhi, alla onnicrazia di Capitini, al consenso unanime. E ci sono i 50 firmatari premi Nobel e scienziati che dal 2021 si stanno impegnando per il disarmo e il dividendo della pace.

La straordinaria avventura della vita nell’universo

È stato, insomma, un papato che ha sintetizzato e rilanciato il sogno della vita di antichi e nuovi ‘visionari’. Il sogno che tutto il vivente, umani animali e piante, uniti nella magnifica interconnessione della vita, ringrazino Dio, e se non sono credenti ringrazino la Vita, per il magnifico regalo avuto di poter partecipare a questa straordinaria, e finora unica, avventura della vita nell’universo. Il sogno della vita per il quale ha scelto, eletto, tra miliardi di galassie, il pianeta Terra, tutta la Terra e non solo i 22mila km2 di Israele e i 6mila della Palestina.

Un sogno che si realizza curandoci gli uni gli altri perché la “cura”  (La cultura della cura come percorso di pace, 2021) di cui la lavanda dei piedi è simbolo, è l’azione che innesta nel mondo la civiltà (Margaret Mead). Il sogno di Dio di vederci abbracciati, lavandoci l’un l’altro i piedi in segno di servizio e di cura reciproca: gli uomini alle donne e viceversa, gli adulti agli anziani ed entrambi ai bambini, i sani ai malati, gli abili ai disabili, gli italiani agli emigranti... E curarsi gli uni gli altri, insieme come famiglia umana, e riparare e ricostruire un mondo nuovo sulle macerie dei 56 conflitti armati del mondo che rappresentano il numero più alto dalla Seconda guerra mondiale. Conflitti che coinvolgono almeno 92 Paesi, tra cui l’Italia, e che hanno causato più di 233.000 vittime nel solo 2024. 

Perché curarci gli uni gli altri è il segno più concreto di una perdonanza per ricominciare una vita nuova di uomini e donne nuove e di nazioni e popoli fratelli: “Mettete sulle ferite il sale del perdono: brucia ma guarisce”. disse Francesco, congedandosi dal Sudan nel 2023. Perché “Il perdono è la fragranza che i fiori sprigionano dopo essere stati calpestati” (Sufi). E soprattutto c’è l’universale, ecumenico e anche laico sogno di Dio di vedere abbracciati nella cura reciproca tutti i popoli del mondo organizzando la speranza:

  1. Una Carta finanziaria globale
  2. L’Eliminazione della pena di morte in tutte le Nazioni.
  3. Un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame. (Messaggio per la pace 2025)
  4. Debito ecologico (Laudato Sì 51)
  5. Condonare i debiti iniqui e insolvibili (Spes Non Confundit 16).

Ci ha lasciati, Francesco, con l’invito alla speranza del suo secondo Giubileo: “Rinnovo l’appello affinché con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo Mondiale per eliminare finalmente la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri, così che i loro abitanti non ricorrano a soluzioni violente o ingannevoli e non siano costretti ad abbandonare i loro Paesi per cercare una vita più dignitosa” (Spes Non Confundit 16). Che è un concreto convertirsi dal minuscolo sogno delle attuali piccole politiche al grandioso sogno di Dio, di una Terra fatta di umani, animali e natura, “completa e perfetta, pronta come una sposa adorna per il suo sposo” (Apo 21,2).

Ci ha lasciati, Francesco, consolando e rianimando quanti vi dedicarono e vi dedicano la vita a questo sogno, dicendo loro: “Non smettete, non scoraggiatevi, non diventate spettatori della guerra cosiddetta inevitabile. Come diceva il vescovo Tonino Bello: In piedi, costruttori di pace” (Arena di pace, Verona, 2024).


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