È stata uccisa nella notte di mercoledì da un commando che è entrato nella casa dove si era rifugiata. L'anno scorso ha ricevuto negli Stati Uniti il prestigioso premio Goldman per l'ambiente. C'è grande sconcerto e cordoglio a Bolzano per la notizia dell'assassinio, avvenuto nella notte di mercoledì in Honduras, di Berta Caceres, la leader del movimento ambientalista, premiata lo scorso anno con il prestigioso premio Goldman, una sorta di Nobel alternativo.
Berta era da tempo sotto minaccia di morte per via di una tenace battaglia contro una impresa che vorrebbe costruire una enorme diga sul territorio indigeno del Rio Blanco nell'Honduras occidentale. Grazie a questa lotta l’impresa nazionale Desa e i maggiori costruttori di dighe al mondo, i cinesi di Sinohydro, sono stati estromessi dalla realizzazione del complesso idroelettrico Agua Zarca, previsto sul Rio Gualcarque, che è considerato un fiume sacro nella cosmogonia Lenca e che è fonte d’acqua per circa 600 famiglie che vivono nella foresta pluviale d’alta quota compresa fra i dipartimenti di Santa Barbara e Intibucà.
Nel marzo del 2009 Berta Caceres fu ospite del Centro per la pace per un incontro pubblico, promosso in collaborazione con il progetto studentesco Operation Daywork.
Venne ospitata in sala di giunta del Comune e potè denunciare le violazioni ai diritti umani che si stanno quotidianamente manifestando in Honduras con l'uccisione di sindacalisti, contadini, indigeni e leader ambientalisti.
Accompagnata da una govane della comunità indigena dei Lenca, Berta aveva raccontato successivamente in un incontro pubblico a palazzo Altmann, che le popolazioni locali vivono in uno stato di abbandono da parte del governo, emarginati socialmente, politicamente ed economicamente.
La loro sopravvivenza è minacciata da fattori esterni come il saccheggio delle risorse naturali e la mancanza di diritti fondamentali come quello ad abitare e coltivare le proprie terre. In una recente intervista a Left, Berta caceres aveva detto: "Quello dell’Honduras è un contesto socio-politico difficile, con una politica di forte repressione nei confronti dei nativi, a monte di un progetto di depredazione delle ricchezze del sottosuolo.
L’impoverimento, seguito a espropri e privatizzazioni, ha dato impulso all’esodo dei giovani, che affrontano viaggi durissimi verso il Nord America pur di sostenere le famiglie.
Attraversano il Messico a bordo della Bestia, il treno della morte al quale, ogni anno, si aggrappano centinaia di migliaia di indocumentados rischiando mutilazioni, arresti o sequestri di massa.
Fenomeno che interessa tutto il Paese, afflitto dalla disoccupazione e dalle maras, le gang criminali legate al narcotraffico".
A causa delle minacce di morte Berta aveva e portato i figli in Argentina per scongiurare il rischio sequestri.
Il Copinh, l'organizzazione da lei fondata è stata più volte accusata di terrorismo e lei è stata perseguitata al punto da dover nascondersi per le intimidazioni subite.
Ciò nonostante, è diventata un riferimento per la causa indigena, da lei perorata di fronte alla Corte europea di Strasburgo, alla Banca Mondiale e lo scorso novembre in Vaticano, quando venne incontrò anche Papa Francesco.
Negli ultimi dieci anni Berta Caceres è venuta a Bolzano tre volte, grazie alla mediazione del Collettivo Italia Centroamerica.
Oltre al Centro per la pace ha incontrato numerose altre organizzazioni come la Caritas, Los Quinchos, i ragazzi di Operation Daywork, il Comitato Global local Bolzano, il Comune e la Provincia che ha sostenuto progetti di cooperazione con il Copinh.