Ricordare don Renzo Scapolo (‘..ma anche mio papà era Scapolo’ diceva), significa ricordare un grande ‘pretaccio’ come lui spesso si definiva, morto a Como, a 79 anni. Un uomo appassionato di Dio e dei poveri, degli scarti umani.

Don Renzo: Hvala! Grazie! Hai messo in piedi un’infinità di iniziative, hai movimentato e scosso le coscienze di ognuno di noi. Non ci hai permesso di dormire sonni troppo tranquilli. Non ci hai lasciati in pace, in quella pace patinata e un po’ falsa, con le pantofole ai piedi, ma ci hai guidato sul cammino della pace vera, spesso in salita, come diceva don Tonino. E il tutto condito dal sorriso, dall’umorismo e dalle tue battute immancabili.

“Io ho messo i lucchetti alle porte della mia chiesa” dicevi. “Sì, per tenerle sempre aperte!” E ti riferivi all’accoglienza dei profughi libanesi nella tua parrocchia negli anni Ottanta. “Che bella casa, disordinata come la mia” disse alla famiglia che lo ospitava dopo un incontro. Peccato che la famiglia aveva lavorato due giorni per riordinare la casa...

Ricordare don Renzo vuol dire ricordare Sarajevo, ricordare l’associazione Sprofondo, ricordare un uomo con la telecamera e la macchina fotografica sempre in mano! Con lui siamo stati, nel dicembre 1992, alla marcia a Sarajevo sotto assedio, con don Tonino Bello. Al ritorno mandò a tutti i partecipanti – eravamo 500 – un pacco con 5 videocassette e alcune fotografie.

È grazie a lui se abbiamo la documentazione di quella iniziativa e di tante altre. Aveva capito il ruolo fondamentale dell’informazione, soprattutto sulla guerra! E aveva scelto di andare a vivere là, proprio nella città di Sarajevo... (“senza il parere contrario del mio vescovo”).

Don Renzo era stato missionario in Argentina, e quando è stato eletto papa Francesco ha avuto una reazione di gioia incontenibile. Dopo mesi che quasi non diceva una parola mi ha fatto una telefonata che davvero non dimenticherò mai!

Sarebbero troppe le cose da ricordare, le mille iniziative inventate per non lasciare sole quelle persone sotto le granate. Dall’hotel distrutto della Scuola Alberghiera a Sarajevo, dove ‘abitava’ (e dove con una bottiglia d’acqua appesa si faceva la doccia in tre) sono partiti gemellaggi con Alberghi e Scuole anche in Italia. Sì, don Renzo era vulcanico, incontenibile. Nelle lunghe ore di viaggi fatti insieme amava dire anche che i preti dovrebbero risolvere dentro di sé questi tre nodi: Laura, Laurea e Laurà, il rapporto con l’altro sesso, avere una cultura e saper lavorare. E la croce che portava al petto era realizzata proprio con alcune schegge di granate. Il Cristo e i poveri cristi!

Ora, insieme all’abbraccio del Padre, tante altre persone ti accolgono: Gabriele Moreno, Guido, Fabio, Sergio, don Tonino e migliaia di altre donne uomini che sono stati uccisi a Sarajevo o in altre guerre (“un Sacco di bella gente..” mi avresti detto sorredendo.)

Ti accoglie anche mons. Diego Bona, morto anche lui in questi giorni e con il quale abbiamo condiviso l’iniziativa ‘Mir Sada’ (Pace ora) nell’agosto 1993. E lo sai anche tu, caro Scapolo, che oggi le guerre non mancano, anzi! Che le spese per le armi sono in aumento. Che la vendita delle armi italiane, ne avevamo fotografate insieme anche a Sarajevo, sono in netto aumento! Aiutaci anche da lassù a lavorare per la pace, ora!

Usa ancora la telecamera, mandaci qualche video, o qualche foto da lassù, per non perdere la speranza, per aiutarci a credere che sono possibili

Cieli nuovi e terra nuova, e che li dobbiamo costruire già qui, ora, su questa terra.

Hvala don Renzo!


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