Non possiamo restare indifferenti, paralizzati a casa davanti a uno schermo, dobbiamo esporci, scendere in piazza per dire No a questa barbarie
Alex Zanotelli (3 marzo, il manifesto)
Sono in digiuno per la pace, contro la guerra. Che è orrore, come ogni guerra, ma questa non è mai stata così vicina, con morte, distruzione, macerie, vittime innocenti, un’umanità in fuga. È la conseguenza della nostra follia, quella di Putin sotto gli occhi di tutti. Sotto gli occhi di tutti nell'attaccare l’Ucraina e mettere a repentaglio tante vite di civili. Ma anche della follia della Nato che continua a giocare con il fuoco. Non dovevano forse gli Usa-Nato già dal 2014 convocare un tavolo di trattative per il rispetto degli accordi di Minsk sottoscritti per fermare una guerra civile durata 8 anni, anticamera di questa che rischia di precipitare in un confronto mondiale?
Abbiamo perso solo tempo, la diplomazia europea dell’ultimo momento è stata impotente. Ora giocano con il fuoco che adesso divampa ovunque con il rischio di portarci a un «inverno nucleare».
In un mondo così super-militarizzato (lo scorso anno abbiamo speso in armi circa due miliardi di dollari) come possiamo pensare di risolvere il conflitto ucraino con l’invio di armi all'Ucraina? E invece l’Europa, fin qui divisa, si riunifica con le armi. L’Italia, in barba alla legge 185, e la Francia hanno già deciso di inviarvi armi letali. La Germania, per altro, (con una costituzione pacifista), ha deciso oltre all'invio di armi, di stanziare 100 miliardi di euro per ampliare il suo arsenale arrivando così alla richiesta Nato di spendere il 2% del PIL in armi.
Altro che Europa della pace. Diventeremo il continente più militarizzato. È così si innescherà nel cuore dell’Europa una guerra che ci disgregherà tutti con l’addio all’Unione Europea, e ha vinto alla fine la costruzione del «nemico», così ben rappresentato dalla Russia nella mani di Putin. Dietro ci sono gli affari reciproci dei “complessi militar-industriali” che dominano ovunque e che finora hanno permesso agli Usa di fare tutte le guerre del secolo, dall'Iraq, alla Siria, all'Afghanistan, alla Libia, che hanno fatto scomparire l'Onu. E non dimentichiamo che le armi pesano moltissimo sull’ambiente per cui la pace possiamo ottenerla solo con l’eco-giustizia.
Lo scopo delle armi è quello di difendere lo stile di vita del 10% della popolazione mondiale che consuma il 90% dei beni prodotti. A pagarne le spese sono miliardi di impoveriti e lo stesso Pianeta che non sopporta più Homo Sapiens che è diventato Homo Demens.
È in gioco la vita stessa, per questo diventa oggi imperativo impegnarsi per spegnere il fuoco «in piedi, costruttori di pace» aveva gridato quel grande vescovo non violento, don Tonino Bello, all’arena di Verona nel 1991. Tonino si era tanto battuto contro l’entrata dell’Italia nel conflitto in Jugoslavia, scontrandosi con il Parlamento e soprattutto con il Presidente Cossiga. Straordinario il suo coraggio di osare con quel gesto clamoroso di andare a Sarajevo, in piena guerra, con Mons. Bettazzi e i Beati i costruttori di pace.
Perché oggi non abbiamo lo stesso coraggio di far partire una carovana che entri a Kiev per perorare la pace? Sarebbe auspicabile che i Presidenti delle Conferenze Episcopali Europee con il Segretario di Stato Mons. Parolin tentassero di entrare a Kiev sia per far cessare il fuoco che per portare le parti in conflitto a sedersi ad un tavolo per porre fine alla guerra.
Non possiamo restare indifferenti, paralizzati a casa davanti a uno schermo, dobbiamo esporci, scendere in piazza per dire No a questa barbarie. Ha ragione Papa Francesco, quando ci dice che oggi con le armi batteriologiche, chimiche e nucleari che abbiamo, «non ci può essere una guerra giusta. Mai più guerra» e ad ogni balcone mettiamo la bandiera della pace: mandiamo questo segnale a chi scende in pazza contro la guerra in Russia.
Mi appello a voi tutti, donne e uomini di buona volontà, credenti e no, perché ritroviate il coraggio di scendere in piazza, per far ragionare il nostro governo che ha perso la bussola ed è prigioniero dei fabbricanti di armi (l’Italia, lo scorso anno, ha investito in armi circa 30 miliari di euro). Scendiamo tutti per strada sabato 5 marzo a Roma, per esigere che il governo rispetti la Costituzione che ripudia la guerra. È questione di vita o di morte per noi e per il pianeta. Non c’è più tempo.