Anche lui, anche Gianni Minà. Se n'è andato precipitosamente, senza alcun preavviso, come è successo a tanti grandi che hanno frequentato i suoi salotti televisivi.
Perché Gianni ha vissuto la televisione come una missione, come una avanguardia culturale in nome della dignità, dei diritti, dell'eleganza, della bellezza, della sapienza e del coraggio.
Gianni ha aperto la strada e ha rivoluzionato il modo stesso di fare giornalismo, sia sportivo sia culturale che dello spettacolo. Perché c'era sempre la mano invisibile dell'arte nelle sue trasmissioni. C'era la mutua fecondazione delle idee e delle voci profetiche del mondo.
Ci fece conoscere in modo particolare l'anima "rivoluzionaria" e variopinta del continente latinoamericano: le passioni interiori di chi ha pensato di cambiare il mondo, i presupposti di quelle battaglie politiche e civili, la resistenza delle masse popolari di fronte alle spietate dittature che hanno insanguinato il continente desaperecido. Dentro quella fucina variopinta di ideali c'erano sportivi, musicisti, scrittori, pensatori, filosofi e perfino teologi. Lui li conosceva tutti. Impossibile fare l'elenco, da Maradona a Pelè, da Falcao a Toquinho. C'erano le grandi voci della letteratura, che lui ci ha portato in casa, da Galeano a Sepulveda, da Gabo Marquez a Jorge Amado, dalla Allende a Gioconda Belli; c'erano gli attivisti come Adolfio Pérez Esquivel e Rigoberta Menchù, frei Betto e Leonardo Boff.
Ci ha rivelato le parole per cercare di capire la pluralità di questa nostra ecumene, la gioia della diversità, la nostalgia dei sentieri che si sono interrotti. Lo incrociai alcune volte. Fummo seduti vicini all'ambasciata brasiliana a Roma nel 2005 quando andai a salutare Lula (lui lo conosceva bene) insieme all'amico Ettore Masina. Gli parlai altre volte attraverso Antonio Vermigli della Rete Radiè Resch.
Minà è stato uno dei giornalisti che più di ogni altro ha alzato l'asticella del livello culturale nel servizio pubblico riuscendo a intrecciare intrattenimento e approfondimento. Il suo sorriso ha fatto storia. La collana “Continente desaparecido” della Sperling & Kupfer ci ha donato testi meravigliosi per capire l'altra metà del mondo. Ne abbiamo sentito la mancanza già quando aveva deciso di ritirarsi dalla televisione e di continuare a mediare le voci del mondo dalla sua casa romana. Oggi lascia un enorme vuoto. Incolmabile. Un vuoto che fa risaltare ancora di più la pochezza dei nostri tempi furiosi.
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