St. Radegund, 9 agosto 2022
Come ogni anno, anche il 9 agosto scorso si è tenuta a St. Radegund, nell’alta Austria, la commemorazione internazionale in onore di Franziska e Franz Jägerstätter, l’obiettore di coscienza che si è opposto ad Hitler.
La celebrazione si svolge nel piccolo borgo dove i due coniugi vivevano e dove Franziska è rimasta fino alla morte, avvenuta non molti anni fa, ormai centenaria.
Nel 1943 Franz Jägerstätter, cittadino tedesco, ha 36 anni, è sposato e ha tre figlie piccole. Fa il contadino ma è una persona intelligente e curiosa, legge, si informa, usa la testa. Capisce cosa sta succedendo e comprende in modo chiaro che l’ideologia nazista è del tutto inconciliabile con la sua solida fede cattolica. Anche se pochi preti lo sostengono, prende la decisione di fare obiezione all’ordine di andare a combattere nell’esercito del Führer. Tutti lo abbandonano, solo la moglie riesce a stargli vicino e ad accompagnarlo fino alla condanna a morte.
La sua testimonianza viene ricordata con determinazione dai tanti che hanno conosciuto la vicenda e ammirano la forza, il coraggio, la coerenza di questo testimone della coscienza.
Nel 2007 la Chiesa ne ha riconosciuto l’eroismo e lo ha dichiarato beato in quanto martire in nome della fede.
Il 9 agosto 2022 era la 79° volta che si celebrava la sua morte. È stato un momento vivo, sentito, partecipato. La maggior parte dei presenti era, ovviamente, di lingua tedesca. Con loro un nutrito gruppo dall’Italia: alcune letture sono state fatte anche in italiano e siamo stati coinvolti nei momenti di preghiera.
Molto interessante la relazione del mattino, tenuta dal teologo Franz Josef Bremer, che ha presentato una figura collegata alla vicenda di Jägerstätter ma fino ad ora poco conosciuta. Franz Reinisch era un sacerdote tirolese, nato nel 1903. Dopo l’ordinazione era entrato nella congregazione del Pallottini (fondata da un italiano) e aveva aderito ad una comunità di rinnovamento religioso conosciuta per il luogo dove aveva sede, la cittadina di Schönstatt, vicino a Coblenza.
La sua riflessione spirituale è fortemente puntata all’etica della responsabilità ed è in un certo senso anticipatoria della «teologia politica» che troverà spazio solo dopo il Concilio vaticano II. Ciò fa sì che all’arrivo della chiamata alle armi il giovane prete (ha 27 anni) opponga un netto rifiuto e venga incarcerato. Viene rinchiuso a Berlino nello stesso carcere dove l’anno successivo sarà portato Franz Jägerstätter e dove rimase anche il noto teologo Dietrich Bonhoeffer.
Il cappellano del carcere che assiste Jägerstätter nelle ore dell’esecuzione, gli racconta di questo sacerdote che era stato nelle stesse celle e questa notizia è di grande conforto per l’obiettore che, oltre al dolore di abbandonare le persone care, viveva la lacerazione di sentire lontana quella Chiesa in nome della quale si trovava in quella situazione.
L’esito è purtroppo lo stesso per tutti questi grandi uomini.
La relazione del 9 agosto si è soffermata sulla dimensione umana di Reinisch ma ne ha anche tratteggiato il pensiero, collegandolo con le moderne correnti teologiche. Ha compiuto così anche uno stimolante (anche se impegnativo) tentativo di attualizzazione della figura.
La giornata è stata scandita dai tradizionali momenti: la relazione al mattino, la marcia verso St. Radegund nel primo pomeriggio, la preghiera nell'ora della morte (le 16:00), la messa conclusiva seguita dalla cerimonia dei lumini posti accanto alla tomba. Hanno presenziato le tre figlie: Rosalia, Maria, Aloisia.