“Sia nel periodo pre-fascismo sia durante il fascismo... L’Italia nei suoi cento anni di colonie in Africa ha costruito e realizzato. Non siamo per natura gente che va a depredare e a rubare al prossimo...

Abbiamo una cultura civilizzatrice”. Sono parole del viceministro Edmondo Cirielli alla festa di Gioventù Nazionale. Anno Domini 2023.
Siamo allibiti e indignati. In questi ultimi tempi alcuni esponenti del Governo hanno parlato di ‘carichi residuali’, di ‘sostituzione etnica’. Ora ci tocca anche l’esaltazione della ‘cultura civilizzatrice delle colonie’. Tutto questo è molto grave e pericoloso. Una graduale, ma costante virata che allontana dai valori collettivi, democratici e costituzionali di uguaglianza, libertà, solidarietà e giustizia. Ci dobbiamo aspettare la proposta di ‘Faccetta nera’ come inno nazionale?
Al viceministro Cirielli chiediamo prima di tutto di studiare la storia!
Potrebbe essere di aiuto don Lorenzo Milani, di cui quest’anno ricorrono i 100 dalla sua nascita. Gli consigliamo di leggere la Lettera che il priore di Barbiana inviò ai giudici il 18 ottobre 1965, come autodifesa al processo che lo vedeva imputato per ‘apologia di reato’ per aver difeso “l’obiezione di coscienza, considerata dai cappellani militari in congedo della Toscana “un insulto alla Patria e ai suoi caduti ed espressione di viltà”.
Nella lettera ai giudici don Milani scrive: “Che gli italiani in Etiopia abbiano usato gas è un fatto su cui è inutile chiuder gli occhi. Il Protocollo di Ginevra del 17 maggio 1925 ratificato dall'Italia il 3-4-1928 fu violato dall'Italia per prima il 23 dicembre 1935 sul Tacazzé... Abbiamo letto i telegrammi di Mussolini a Graziani: «autorizzo impiego gas» (telegramma numero 12409 del 27-10-1935), di Mussolini a Badoglio: «rinnovo autorizzazione impiego gas qualunque specie e su qualunque scala» (29-3-1936)... Quegli ufficiali e quei soldati obbedienti che buttavano barili d'iprite sono criminali di guerra e non son ancora stati processati”.
Se poi il viceministro avesse tempo, potrebbe leggere anche altri testi di don Milani, come ad esempio la Lettera ai cappellani militari, dove trova l’elenco delle guerre di aggressione da parte dell'Italia: “Poi dal ’39 in là fu una frana, i soldati italiani aggredirono una dopo l’altra altre sei Patrie che non avevano certo attentato alla loro (Albania, Francia, Grecia, Egitto, Jugoslavia, Russia)”.
Altro che ‘civilizzazione’.
Le affermazioni di Cirielli sono ancor più gravi perché pronunciate di questi tempi in cui le guerre sono tante, i crimini di guerra sono tanti, le spese per le armi sono folli, la produzione delle armi è vista come un fattore di crescita e non come produzione di morte e distruzione.
Lo scriviamo oggi, 7 luglio, anniversario dell’entrata in vigore del trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari, 7 luglio 2017.
Il gas usato in Etiopia, le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki siano monito perché queste tragedie non si ripetano oggi!
O dobbiamo aspettarci, tra poco, anche il ritorno di ‘armiamoci e partite’?
In ogni caso sappia il viceministro Cirielli che noi siamo e saremo dalla parte di don Milani e con gli obiettori di Coscienza di ieri e di oggi, con chi rischia il carcere e la stessa vita pur di non obbedire a ordini ingiusti. Assurdi. A chi ascolta la propria coscienza di essere umano.
Come scrisse papa Francesco il 6 luglio 2022 ai partecipanti alla Conferenza Europea del Giovani a Praga, parlando di Franz Jägerstätter: ‘Il male per vincere ha bisogno di complici.’
Perché l’obbedienza no, ‘non è più una virtù...’. Non ci facciamo tentare da essa.

 


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