La tragedia in Nagorno-Karabakh, o Artsakh in lingua armena, dopo essere stata praticamente ignorata da quasi tutti per anni, è apparsa sui Mass Media in questi giorni.
Su Avvenire del 30 settembre, Luca Geronico scrive: “Sono ormai oltre 100mila in fuga, oltre il confine dell’Armenia: il disegno di pulizia etnica del Nagorno-Karabakh è evidente realtà”.
Qualcuno mi ha chiesto cos’è il Nagorno-Karabakh? Dov’è il Nagorno-Karabakh?
Non voglio entrare, e non ne sarai capace, in letture politico-strategico-internazionali . Altri lo sanno fare molto meglio di me.
Resta il fatto di una tragedia, che vede impegnata anche la Caritas a soccorrere i profughi, in fuga verso l’Armenia, un Paese di 3 milioni di abitanti.
Ma noi italiani cosa c’entriamo? In fondo è una delle tante guerre più meno dimenticate e lontana migliaia di Km.
E invece si! C’entriamo eccome!
Il 12 gennaio 2023 il ministro della Difesa Crosetto ha incontrato a Baku il Presidente dell'Azerbaijan Aliyev, per discutere «temi di comune interesse nel settore della Difesa ed energetico, obiettivi condivisi anche dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni».
Scrive La Stampa il 27 settembre: “Il nostro Paese, infatti, risulterebbe tra i principali fornitori di mezzi militari utilizzati dall'Azerbaijan nell'offensiva che ha già causato oltre 400 vittime (almeno un migliaio secondo fonti indipendenti), oltre 40.000 sfollati e interi villaggi rasi al suolo… sotto i riflettori sono finite le commesse milionarie in particolare di Leonardo, l'azienda italiana partecipata dal Ministero della Difesa”.
Eccoci. Presenti. Come in Egitto, in Arabia Saudita… ecc.
Non accanto delle vittime, ma dalla parte dei ‘vincitori’. Dalla parte dei forti, o meglio di chi paga! Infondo, come diceva il film di Alberto Sordi nel 1974: ‘Finchè c’è guerra c’è speranza’.
Ma non abbiamo una legge, la 185/90 che vieta la vendita di armi a Paesi in guerra?
La stessa cosa l’abbiamo ripetuta all’infinito per le bombe della Rwm prodotte dalla tedesca a Domusnovas, in Sardegna. Ma vorrai mica stare dalla parte delle vittime uccise in Yemen?
No. No. Noi stiamo con l’Arabia Saudita che bombarda, carica navi di bombe e .. paga!
Tra l’altro, come ha fatto notare l’amico Francesco Vignarca di RIPD, il Governo Italiano protesta con il Governo Tedesco per le sovvenzioni a Ong che salvano persone dalla morte in mare, ma non si fa problemi a ‘sovvenzionare’ aziende tedesche che producono armi che le persone le uccidono.
E quando è il caso si invoca anche ‘Dio’, perché lo dobbiamo difendere!
Poco importa se chi muore in mare viene chiamato: ‘carico residuale’, e le vittime delle nostre bombe: ‘effetti collaterali’. L’importante è non voltarsi dall’altra parte: vendere armi e respingere i profughi, facendo accordi anche con i criminali in giacca e cravatta.
Sempre in nome di un dio.. che non è il Dio in cui credo.
È una bestemmia usare la parola ‘dio’ per benedire guerra e razzismo.
Dovremmo invocare il Dio di cui ci parla il profeta Ezechiele: “toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne”.