“Il 12 novembre 2003, ci fu l'attentato terroristico a Nassirya ai danni del contingente italiano: 19 morti italiani, 9 irakeni e 4 stranieri. Io e d. Fabio Corazzina eravamo a Mosul per l'ordinazione episcopale dell'amico Louis Sako, ora Patriarca Caldeo a Baghdad.
Incontrammo Chester Egert, cappellano militare dell'esercito Usa, che ci disse: ‘Siamo venuti in Iraq perché Saddam doveva essere fermato in quanto troppo pericoloso; perché l'Iraq era collegato ad Al Qaeda e preparava attentati terroristici in Iraq e in tutto il mondo. Noi cappellani militari abbiamo il compito di sostenere lo spirito dei soldati. Siamo qui non per fare la guerra ma per portare pace, e in alcuni casi la pace va imposta, come stiamo facendo qui’.
Così scrivevo 20 anni fa su Mosaico di pace, e continuavo: “Con d. Fabio Corazzina partecipiamo a Baghdad il 18 novembre 2003, a una celebrazione presieduta dal nunzio mons. Filoni, per le vittime italiane di Nassirya. Citando le Beatitudini dice che ‘è santo chi opera per la giustizia e la pace. Creare le condizioni perché giustizia e pace siano stabilite esige lungimiranza, coraggio, perseveranza, di fronte ai conflitti multinazionali’. Non c'è spazio per le parole forti del Papa pronunciate nei mesi scorsi. Si ha un po' la sensazione di essere a un ricevimento diplomatico… Poi alla sera, vediamo in tv alcune immagini e commenti dei funerali in Italia e ci guardiamo senza parole. Spegniamo la tv e usciamo nel cortile a far due tiri a pallone con Carlo, un ragazzino nostro amico. Da lontano si sentono forti scoppi di bombardamenti...".
Di quel 14 novembre a Mosul ho un ricordo bello, intenso, familiare, ricco di emozioni, unite a dolori e speranze. Quanti volti di amiche e amici a Mosul tornano alla mente… Durante la celebrazione eucaristica, con l’ordinazione episcopale di Louis Sako, all’offertorio ho portato al neo Vescovo il grembiule, donatogli dalla mia comunità, in ricordo di don Tonino Bello, come scelta di servizio e non di potere.
E quel grembiule è ancora un riferimento concreto anche per l’oggi. La retorica della guerra aumenta sempre più, anche sui mezzi di informazione. La guerra viene sempre meno vista come avventura senza ritorno, anzi… Se le guerre le fanno altri, non alleati nostri, sono brutte e tragiche, se le facciamo noi con i nostri alleati sono operazione militari doverose, sacrosante ed inevitabili. E anche i morti hanno un valore diverso, in base alla bandiera o al territorio, sono ‘effetti collaterali’, non persone uccise. Un po’ come a Nassiriya e ai funerali a Baghdad, dove si è pregato solo per i morti italiani (addirittura considerati eroi o martiri) e non quelli iracheni. Anche di questo ne abbiamo parlato in passato su Mosaico di pace, con un intervento del direttore Alex Zanotelli.
Forse, pensando, ai tanti innocenti massacrati in questi giorni sotto bombe, più o meno amiche, quel grembiule a Mosul, ha ancora tante cose da dire oggi… Perché, come scriveva don Tonino, nell’aria c’è odore di zolfo.