Netanyahu ammette: "Cooperanti colpiti, è stato un errore, in guerra succede" Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ammesso che l'esercito israeliano ha ucciso "involontariamente" i sette operatori umanitari della World Central Kitchen (Wck) morti in un raid nella Striscia di Gaza.

Capita a tutti di sbagliare, o no? Quando si fa qualcosa, di qualsiasi genere, l’errore ci sta. Anche in guerra. È normale. È questa la logica folle che emerge dai commenti su quanto accaduto a Gaza qualche giorno fa.
È stato un errore. Punto. Si chiede scusa e si va avanti. Anzi no, non si chiede scusa, e si continua a bombardare. Non risultano dichiarazioni di scuse del primo ministro israeliano. D’altronde non è mica la prima volta che succede un errore, suvvia non esageriamo.
Anche Tony Blair, in un’intervista rilasciata alla Cnn nel 2015, parlando della guerra in Iraq del 2003 ha detto “Io e Bush abbiamo sbagliato”. Ha chiesto scusa, riferendosi alle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, per aver diffuso informazioni d’intelligence sbagliate. Si chiede scusa e si va avanti.
Quante volte è successo in Afghanistan dove la coalizione che doveva esportare pace e democrazia ha colpito scuole, feste di nozze, autobus che si trovavano al posto sbagliato nel momento sbagliato. E i morti? Beh lo sappiamo da tempo, sono ‘effetti collaterali’. Un po’ come i migranti che secondo il ministro degli interni sono ‘carichi residuali’.
I casi di errore sarebbero innumerevoli. Basti ricordare quello dell’ 8 ottobre 2016: nello Yemen ‘una coalizione militare a guida saudita compie un attacco aereo sul villaggio di Deir al-Hajari, uccidendo 6 membri della famiglia Husni e ferendo una settima persona. Sul luogo vengono ritrovati i resti delle bombe che portano a bombe made in Italy, prodotte a Domusnovas in Sardegna, dalla RWM Italia, filiale della tedesca Rheinmetall Ag. È un crimine di guerra, con armi vendute all’Arabia Saudita in violazione della legge sul commercio delle armi, la 185/90. Sì, proprio quella che il Governo vuole cambiare per rendere meno trasparente e con meno problemi l’export delle armi e le banche coinvolte. Così sarà più difficile sapere… e anche scoprire chi ha commesso “l’errore” e con quali armi.
MA è la guerra in sé l’errore! Non il caso isolato. L’errore tragico è il pensare che la guerra in sé sia giusta, doverosa, inevitabile e magari anche santa. Per cui ci vogliono tanti soldi. Ma proprio tanti. E bisogna convincere ‘il popolo’ che tutto ciò è necessario e vitale.
E quindi anche il lavoro di ‘educazione alla guerra’ è fondamentale. Come ci spiega bene Antonio Mazzeo, nel suo ultimo libro ‘La scuola va alla guerra’: “Si moltiplicano le attività didattico culturali affidate a generali e ammiragli docenti, gli stage formativi su cacciabombardieri , carri armati e fregate di guerra o l’alternanza scuola-lavoro a fianco dei reparti d’élite delle forse armate o nelle aziende produttrici d’armi”.
E se qualcosa dovesse andare storto, per errore… Capita. L’importante è chiedere scusa.
PS.: E comunque, quello di Gaza, non è stato un errore!

 


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