Dopo aver visto la puntata di Presa Diretta, domenica sera, scenari di guerra in Europa, riarmo, spegni la tv e ti prende un senso di amarezza, di angoscia. È vero, si potrebbe dire che, più o meno, sono cose che si sapevano già.

Qualcuno dirà che si potevano dire diversamente, altri commenteranno altro… Ma vedere persone ‘per bene’, eleganti in giacca e cravatta teorizzare la guerra con freddezza, è un pugno nello stomaco, e mette a dura prova (durissima, mi scriveva un amico…) anche la speranza. Sì, perché la guerra è voluta, studiata, pianificata, inculcata, finanziata come una cosa bella, necessaria e soprattutto con molti guadagni. E passi dallo sguardo agghiacciante di chi ti parla della guerra come se fosse un allenatore di calcio che spiega in conferenza stampa la prossima partita di Champions, alla fiera delle armi, del carro armato francese, o spagnolo, o, meglio ancora, tedesco, perché è quello scelto dall’Italia! Affari di morte che ti offuscano una visione del mondo diversa.
E pensi ai ragazzi e alle ragazze che in questi giorni tornano a scuola: ai loro progetti, sogni, entusiasmi e te li immagini ‘arruolati’ in questa visione del mondo dove avere un nemico, sparare e uccidere è praticamente una cosa normale, anzi doverosa.
Lo so, lo so bene che bisogna, studiare e lavorare per la pace, documentarsi. Lo abbiamo fatto anche con il dossier di Mosaico di pace dello scorso luglio, interrogandoci sulla militarizzazione delle nostre coscienze e della cultura di questo tempo. Ma poi senti il ministro Crosetto affermare che “le industrie delle armi stanno vivendo il miglior periodo degli ultimi anni. La domanda è molto più alta dell’offerta”, oppure senti Draghi affermare che ci vogliono più fondi e meno burocrazia per i produttori di armi
Sì, la speranza è messa alla prova.
Certo, c’è la voce di papa Francesco, che non perde occasione anche dalla Papua nuova Guinea: “Pace, pace per le Nazioni e anche per il creato. No al riarmo e allo sfruttamento della casa comune! Sì all’incontro tra i popoli e le culture, sì all’armonia dell’uomo con le creature!”. Resta l’amarezza, l’angoscia e la fatica di una speranza che non è persa, ma va recuperata, anche a caro prezzo.

 


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