“Le ricerche effettuate da Amnesty International hanno rinvenuto sufficienti elementi per portarla alla conclusione che Israele ha commesso e sta continuando a commettere genocidio nei confronti della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza occupata”:
la definizione di “genocidio” da parte di un’Associazione così autorevole è destinata a contare: “Le nostre conclusioni devono servire a svegliare la comunità internazionale. Questo è un genocidio. Deve cessare ora”, ha dichiarato la segretaria generale Agnès Callamard. Accolto con speranza in Palestina e nel mondo, il testo ha anche suscitato reazioni e contestazioni (Usa, Israele, ovviamente...). Abbiamo chiesto a Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, un commento per Mosaico di pace:
Non è mai un motivo di soddisfazione giungere dopo nove mesi di ricerche alla conclusione che uno Stato ha violato la Convenzione sul genocidio del 1948, dopo averla ratificata nel 1950. Ma questo è il caso di Israele rispetto alla condotta militare che sta portando avanti ormai da quattordici mesi nella Striscia di Gaza occupata. Tre dei cinque atti che costituiscono genocidio, vietati dalla Convenzione, Amnesty International li ha riscontrati: uccisioni di civili di un “gruppo protetto” (NdR: Secondo la Convenzione su genocidio è un gruppo nazionale, razziale, etnico, religioso, inflizione di gravi danni fisici o mentali al gruppo protetto e la creazione di condizioni di vita atte o destinate a distruggere la vita del gruppo protetto.
Questo è evidentemente rinvenibile in tutte le azioni commesse da Israele nella Striscia di Gaza, dagli attacchi costanti contro civili, obiettivi civili, infrastrutture civili, nei continui ordini di evacuazione che hanno sfollato il 90% della popolazione verso zone insalubri e comunque insicure e nel blocco degli aiuti umanitari. La Convenzione sul genocidio prevede che ci sia un manifesto intento genocida che abbiamo riscontrato in numerose dichiarazioni dei più alti ufficiali dello Stato israeliano e poi replicate sul posto dai soldati.
Questo Rapporto ha un obiettivo: spingere Israele a cessare questa sua azione genocida, spingere gli Stati amici di Israele a premere perché ciò accada. E per far finire un genocidio la prima cosa da fare è non mandare più gli strumenti con cui si attua il genocidio. In poche parole: le armi.