Sono tre gli orientamenti fondamentali proposti nei primi tre giorni di pontificato da Leone XIV, avviato al pontificato da Papa Francesco. Roberto Francesco Prevost Martinez, agostiniano, matematico, teologo, giurista e pastore, cittadino statunitense e peruviano con radici creole, “migrante figlio di migranti”, consacrato vescovo nel 2014 e cardinale nel 2023 da Papa Francesco che lo volle prefetto del Dicastero dei vescovi e guida della Pontifica commissione per l’America latina, con il primo saluto, “la pace sia con voi”, ci comunica tre indicazioni.
Anzitutto, la “pace di Cristo risorto”, “una pace disarmata e disarmante, umile e perseverante”. È quanto scriveva Francesco nel messaggio di Pasqua 2025: “Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo”. Siamo nel cuore della nonviolenza attiva e creativa, tenacemente testimoniata da Pax Christi, da tante persone, da numerosi movimenti e dalla “voce coraggiosa” di Bergoglio fino all’ultimo. Il richiamo al disarmo è prefigurato anche da Leone XIII il 20 giugno 1894 nel messaggio ai sovrani e ai popoli (“Praeclara gratulationes”) che, davanti alla “gara nell’allestimento di apparati bellici” esclamava che “non è più a lungo sopportabile questa pace armata”. Il 12 maggio 2025, parlando ai giornalisti in sintonia con la lettera di Francesco al “Corriere della sera” di marzo, Leone ipotizza il superamento del "paradigma della guerra" che parte dalle menti, dalle parole, dalle narrative manichee.
In secondo luogo, l’urgenza di una Chiesa aperta a tutti. Evidente il richiamo al todos todos todos di Francesco rivolto ai giovani a Lisbona nel 2023 e alla prospettiva del dialogo ecumenico e interreligioso proposta in tutti i viaggi bergogliani. Una Chiesa, quindi, sempre aperta ad “accogliere con le braccia aperte, senza chiudere le porte pensando che noi abbiamo tutta la verità e nessun altro può dirci niente” (11 maggio). Per questo occorre “ascoltare e ascoltarci, sapere costruire ponti”. Qui si evoca l’ordo amoris agostiniano, collegabile alla Pacem in terris del 1963, e l’esercizio dell’ “amore politico” pronto a gestire i conflitti (Evangelii Gaudium, Fratelli tutti e interventi all’Arena di Verona 18 maggio 2024).
In terzo luogo, la promozione di una Chiesa sinodale, di una Chiesa che cerca sempre la pace, missionaria, che cammina “mano nella mano”, cercando di “essere gli uni per gli altri pastori capaci di aiutarci a vicenda”. È la strada del Concilio, specifica Leone XIV, “magistralmente” percorsa da Papa Francesco che “ci ha insegnato a testimoniare la fede gioiosa in Gesù Cristo” fin dalla Evangelii Gaudium del 2013 (primato di Cristo; conversione missionaria; collegialità e sinodalità; sensus fidei del popolo di Dio; cura amorevole degli ultimi e degli scartati; dialogo coraggioso e fiducioso con il mondo). Una Chiesa che, secondo la Lumen gentium e la Gaudium et spes, è segno e strumento di unità del genere umano. Momento costitutivo di tale impegno è il cammino ecumenico aperto alla dimensione interreligiosa secondo la Nostra aetate conciliare del 1965 e il documento di Abu Dhabi del 2019, testi ricordati da Leone il 19 maggio durante l’incontro con le Chiese cristiane e gli esponenti delle religioni.
Con queste premesse, in vari modi possiamo da un lato conoscere bene e sviluppare sia la complessa spiritualità di Agostino (la vita come ricerca, la storia come dramma, l’inquietudine della pace, l’“ordo amoris” sul quale esiste un bel libro del filosofo Remo Bodei) sia la grande spiritualità di papa Francesco (una spiritualità ecumenica, interreligiosa, umanistica, in sintonia con Tonino Bello), emersa da Evangelii Gaudium, Misericordiae vultus, Dilexit nos, Spes non confundit, dalle sue riflessioni sul volto di Dio e sul carattere “scandaloso” della fede cristiana (penso all’omelia tenuta a Trieste nel 2024 in occasione della Settimana sociale dei cattolici).
Dall’altro lato possiamo fare attenzione alla nuova questione sociale mondiale (legata alla geopolitica per la pace e al ruolo di una nuova Europa). Sulla scia di Leone XIII e della Rerum novarum del 1891, dagli incontri di Francesco con i movimenti popolari (2014-2024) e dal messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1 gennaio 2024 e del 1 gennaio 2025 “Rimetti a noi i nostri debiti, donaci la pace”), possiamo contribuire a innovare la cosiddetta “dottrina sociale della chiesa”, che Leone preferisce chiamare "sapere sociale", anche a proposito del tema della guerra e del creato, davanti alla sfida della nuova rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, per recuperare la sapienza del cuore. Così, osserva Papa Leone, “raccogliamo la preziosa eredità di papa Francesco e riprendiamo il cammino animati dalla speranza che viene dalla fede”.