Era il 4 giugno 1991. Siamo stati assolti, come si vede dal video allegato. Abbiamo avuto un processo penale, a Verbania, per avere invitato all’obiezione di coscienza alle spese militari. A disobbedire alle leggi dello Stato, a dire no alla guerra, alle armi, in un incontro tenutosi all’oratorio di Villadossola, il 15 maggio 1987. Anche oggi, 4 giugno 2025, c’è una urgenza morale, di coscienza, di disobbedienza.
Per dire no alla guerra e alle armi. Non possiamo essere complici!
Per dire NO a un decreto sicurezza approvato proprio oggi, che criminalizza chi dissente anche in modo nonviolento. Un Governo che ipocritamente dice di difendere legalità e sicurezza, ma che in realtà marcia nella direzione opposta.
Per dire, come ci ha ricordato Papa Leone venerdì scorso “C’è troppa violenza nel mondo, c’è troppa violenza nelle nostre società. Di fronte alle guerre, al terrorismo, alla tratta di esseri umani, all’aggressività diffusa, i ragazzi e i giovani hanno bisogno di esperienze che educano alla cultura della vita, del dialogo, del rispetto reciproco. E prima di tutto hanno bisogno di testimoni di uno stile di vita diverso, nonviolento… La nonviolenza come metodo e come stile deve contraddistinguere le nostre decisioni, le nostre relazioni, le nostre azioni”.
Anche oggi è doveroso: obiettare alla guerra, disobbedire a leggi e immorali e andare a votare. Partecipare al voto Referendario il prossimo 8-9 giugno.
Faccio mie le parole del vescovo di Cassano allo Ionio e vicepresidente della CEI, Francesco Savino: “Penso che il referendum sia non solo un diritto, ma un atto di resistenza civile alla logica della rassegnazione, un gesto di cura per la democrazia. Una scuola di partecipazione e di cittadinanza. Per questo parlare di astensione mi sembra un paradosso. E’ un affare che riguarda tutti”.
Il Referendum abrogativo è uno strumento di esercizio della democrazia diretta, riconosciuto a tutti i cittadini e cittadine (art 75 della Carta Costituzionale). È “strumento di partecipazione politica” con cui “si realizza una forma diretta di accesso alle scelte politiche. L'istituto della rappresentanza non esclude, infatti, che i cittadini possano essere interpellati direttamente per le scelte di maggiore rilievo della vita sociale” (Compendio della dottrina sociale della Chiesa cattolica, 413).
Quel lontano 4 giugno 1991, sul banco degli imputati con gli amici Piergiorgio Borsotti e Beppe Reburdo, mi ricorda l’attualità delle parole di don Lorenzo Milani: “Il problema degli altri è uguale al mio, sortirne tutti assieme è la politica, sortirne da soli è l'avarizia”.
Sì! ancora oggi “L’obbedienza non è più una virtù”.