Non vorrei parlare di complottismo politico, ma quello che mi interessa è cercare di capire la psicologia di una persona che ha vissuto momenti difficili e certamente drammatici, rischiando la vita, lontano dalla propria famiglia, dagli amici e, come lei stessa dichiara, sperduta nella giungla. Vorrei parlare tanto di Silvia, anche se non la conosco personalmente: una donna coraggiosa, altruista, che ha scelto un percorso difficile per aiutare un popolo che vive in guerra e in povertà.

Il Burundi è uno dei Paesi più poveri al mondo. Il Burundi è uno dei Paesi più belli al mondo. 

La Resistenza italiana, che il 25 aprile di 75 anni fa contribuì alla sconfitta del nazifascismo e alla liberazione dell'Italia occupata dai tedeschi, è stata un grande movimento di popolo.

“Che senso avranno le nostre Pasque e questo cantare ancora salmi, se ci troviamo conniventi con gli stessi Faraoni? O Chiese!....”, così scrive il monaco poeta Davide Turoldo nel suo Libro dei Salmi che uso per la mia preghiera quotidiana. Domanda esplosiva questa di Turoldo per le nostre Pasque, ma specialmente per la Pasqua di quest’anno che non possiamo celebrare solennemente nelle nostre Chiese per l’emergenza Coronavirus.

Il 5 febbraio, come ogni primo mercoledì del mese, eravamo in piazza Montecitorio, a Roma, per il “Digiuno in Solidarietà con i migranti”: un piccolo gruppo di missionari/e comboniane e altre persone impegnate, per chiedere al governo Conte 2 “la discontinuità” con il precedente governo per le politiche migratorie. Purtroppo tre giorni prima il governo ci ha dato l’esempio di una profonda continuità con quello precedente.

Qualifica Autore: coordinatore nazionale di Pax Christi

"Vado a letto con il morale della pace, del disarmo, della riduzione delle spese militari, della riconversione delle fabbriche d'armi, ecc. ecc. ... a pezzi". 

Tra pochi giorni sarà il 4 novembre. Anniversario della Vittoria? Diciamo meglio: fine di una carneficina, di una ‘inutile strage’. Giorno di lutto per i tanti morti. Il 4 Novembre è da ricordare, certo. Ma dalla parte delle vittime, non dei carnefici.
Da giovedì 24 ottobre si celebra in tutto il mondo la Settimana internazionale per il Disarmo, iniziativa decisa e promossa nel 1978 delle Nazioni Unite.

È come missionario che lancio questo appello contro il Decreto Sicurezza bis. Sono vissuto per dodici anni dentro la baraccopoli di Korogocho (Nairobi) e ho sperimentato nel mio corpo l’immensa sofferenza dei baraccati (oggi sono duecento milioni i baraccati nella sola Africa!). Siamo passati dall’apartheid politica a quella economica:l’1% della popolazione mondiale ha tanto quanto il 99% . È questa una delle ragioni fondamentali per le migrazioni, insieme alle guerre e ai cambiamenti climatici.

In questi giorni non dimentichiamo il massacro di Srebrenica, 11 luglio 1995. E vorrei non dimenticare anche quello che ho provato leggendo le scritte contro le donne sulle pareti della base dei Caschi Blu dell'ONU, vicino a Srebrenica. Cose indicibili, che mi hanno fatto vergognare come uomo maschio, come cittadino e come prete.

L’11 giugno il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto/in /Sicurezza bis, proposto dal ministro dell’Interno, M. Salvini. Un decreto ancora peggiore del primo con delle clausole che violano i principi fondamentali del diritto e dell’etica. Sì, è soprattutto l’etica che è colpita a morte in questo decreto che bolla come reato soccorrere una persona in mare, salvare un naufrago!! Per di più il Viminale potrà vietare ingresso, transito o sosta di navi con migranti a bordo nei nostri porti. Il comandante che disobbedirà sarà passibile di una multa dai 10 ai 50 mila euro e il sequestro dell’imbarcazione.

Non possiamo accettare il Decreto Sicurezza bis del ministro dell’Interno Salvini, né come italiani, perché contrario ai dettami della nostra Costituzione, né come cristiani, perché è in netta contraddizione con la ‘buona novella’ che ci ha annunciato Gesù di Nazareth.

Dopo le ripetute ostentazioni religiose del ministro Salvini – dal Vangelo al Rosario – avevo pensato di scrivergli una lettera aperta, secondo la mia antica usanza. Poi erano intervenuti tutti – dall’Avvenire a Enzo Bianchi, ma anche la CEI e perfino il Cardinale Segretario di Stato – e mi sembrava sarebbe stata anche la mia un’ostentazione ormai superflua.

Cara Madre Canopi, oggi l’Isola è particolarmente bella, luminosa. Siamo in tanti: oltre alla tua numerosa comunità c’è molta gente comune. Poi preti, suore, alcuni vescovi. Ci sono rappresentanti di varie comunità monastiche, vicine e lontane, volti e nomi conosciuti che con te hanno sicuramente lasciato un segno, un’impronta nella Chiesa e nella società. Il Signore ti ha chiamata a sé lo scorso 21 marzo, dopo 45 anni di abbaziato.


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