Chiesa inquieta e inquietante. Fede trasformatrice. Inquietudine della pace. Sono espressioni che il papa ripropone in vari modi quando parla di chiesa in uscita (Evangelii gaudium 24), di camminare insieme, di cambiamento.
Una Chiesa inquieta e lieta
Nel lungo discorso rivolto alla Chiesa italiana in occasione del V Convegno Ecclesiale Nazionale, tenutosi a Firenze il 10 novembre 2015 dal titolo In Gesù Cristo il nuovo umanesimo, Francesco osserva : «La Chiesa italiana si lasci portare dal suo soffio potente e per questo, a volte, inquietante. [...] Sia una Chiesa libera e aperta alle sfide del presente, mai in difensiva per timore di perdere qualcosa». E ancora: «Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà»
Camminare verso il Sinodo nazionale
Sono parole intense e mobilitanti che il card Bassetti ha ricordato il 26 gennaio 2021 e che lo stesso papa ha ripreso rivolgendosi ai catechisti il 30 gennaio 2021 ai quali ha riproposto il convegno fiorentino come avvio di un percorso verso un Sinodo nazionale: “È il tempo di comunità che, come il Buon Samaritano, sappiano farsi prossime a chi è ferito dalla vita, per fasciarne le piaghe con compassione. Come ho detto al Convegno ecclesiale di Firenze, desidero una Chiesa sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti che comprende, accompagna, accarezza... Dopo cinque anni, la Chiesa italiana deve tornare al Convengo di Firenze, e deve incominciare un processo di Sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi: anche questo processo sarà una catechesi. Nel Convegno di Firenze c’è proprio l’intuizione della strada da fare in questo Sinodo. Adesso, riprenderlo: è il momento. E incominciare a camminare”.
La fede cristiana come lotta per trasformare il mondo
Sempre a Firenze nel 2015 Francesco puntualizza: “L’umanità del cristiano è sempre in uscita. Non è narcisistica, autoreferenziale. Quando il nostro cuore è ricco ed è tanto soddisfatto di sé stesso, allora non ha più posto per Dio. Evitiamo, per favore, di ‘rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli’ (EG 49). Il nostro dovere è lavorare per rendere questo mondo un posto migliore e lottare. La nostra fede è rivoluzionaria per un impulso che viene dallo Spirito Santo” .
Nel messaggio per la Giornata mondiale missionaria del 2021 Francesco osserva che “la missione evangelizzatrice della Chiesa esprime la sua valenza integrale e pubblica nella trasformazione del mondo e nella c custodia del creato” Già in EG 183 scriveva che “una fede autentica, che non è mai comoda e individualista, implica un profondo desiderio di cambiare il mondo”
L’inquietudine della pace
L’inquietudine bergogliana è una caratteristica più volte attribuita alla pace come azione dello spirito che anima le persone con la forza della nonviolenza (1 gennaio 2014).
Il 15 giugno 2013 Francesco osservava che la pace cristiana è inquieta e gioiosa: «I filosofi dicono che la pace è una certa tranquillità nell’ordine: tutto ordinato e tranquillo. Quella non è la pace cristiana! La pace cristiana è una pace inquieta». Il 28 agosto 2013, ricorda la triplice inquietudine di Agostino: quella della ricerca spirituale, quella dell’incontro con Dio, quella dell’amore. Insomma il cristiano è «sempre in cammino, sempre inquieto», la sua è «la pace dell’inquietudine». Il 10 febbraio 2015 afferma che i cristiani possono trovare la loro identità coltivando «l’inquietudine del cuore» e «la grazia del coraggio di metterci sempre in cammino per cercare il volto del Signore». La testimonianza francescana coinvolge e suscita «la tenerezza del Signore, che scalda il cuore, che risveglia la speranza, che attira verso il bene” (7 luglio 2013 ai seminaristi).
Sembra che il papa abbia letto Benedette inquietudini. Perché non venga meno la riserva della speranza di Tonino Bello (San Paolo 2001). Benedetta l’inquietudine che ci anima grazie alla presenza amante, trasformatrice e creatrice dello Spirito.