Il roveto ardente che brucia e non consuma (Es 3,2). Il fuoco della Pentecoste (Atti 2). Il fuoco dello Spirito, dono di Gesù Cristo “venuto a portare il fuoco sulla terra” (Lc, 12,49). Il fuoco dell’amore bruciante. Luce. Fede. Profezia.
Il fuoco della passione
Sono immagini molto care a papa Francesco a partire da Evangelii gaudium del 2013 là dove l’impegno credente è orientato ad “accendere il fuoco nel cuore del mondo” (271) perché animato dal “fuoco dello Spirito” (261). La consolazione annunciata da Isaia (40,1) per Francesco è rivolta a scuotere i rassegnati perché “accende il fuoco della speranza”. Ai vescovi statunitensi, il 23 settembre 2015, Francesco ricorda che la Chiesa deve essere “un focolare umile che attira gli uomini mediante il fascino della luce e il calore dell’amore” perché “solo una Chiesa che sa radunare attorno al “fuoco” è capace di attirare. “Non certo un fuoco qualsiasi, ma quello che si è acceso al mattino di Pasqua”. E’ importante allora imparare a conoscere la voce del Risorto “come fecero gli Apostoli sulla riva del mare di Tiberiade (cfr Gv 21,4-12). Ed è ancora più decisivo consegnarsi alla certezza che le braci della sua presenza, accese al fuoco della passione, ci precedono e non si spengono mai. Venendo meno tale certezza, si rischia di diventare cultori di cenere e non custodi e dispensatori della vera luce e di quel calore che è capace di riscaldare il cuore “(cfr Lc 24, 32). Per questo la Chiesa deve capire che “la tradizione è custodire il fuoco non adorare le ceneri”.
Custodire il fuoco della profezia
Alla Pontificia commissione per l’America Latina il 26 aprile 2016 il papa osserva che il clericalismo “va spegnendo poco a poco il fuoco profetico di cui l’intera Chiesa è chiamata a rendere testimonianza nel cuore dei suoi popoli”. Il 6 ottobre 2019 all’apertura del Sinodo panamazzonico, Francesco si richiama all’apostolo Paolo per il quale il dono della fede “va ravvivato”. Il verbo che utilizza è affascinante, aggiunge il papa, “ravvivare letteralmente, nell’originale, è “dare vita a un fuoco” [anazopurein]. Il dono che abbiamo ricevuto è un fuoco, è amore bruciante a Dio e ai fratelli. Il fuoco non si alimenta da solo, muore se non è tenuto in vita, si spegne se la cenere lo copre. Se tutto rimane com’è, se a scandire i nostri giorni è il “si è sempre fatto così”, il dono svanisce, soffocato dalle ceneri dei timori e dalla preoccupazione di difendere lo status quo […]. Gesù non è venuto a portare la brezza della sera, ma il fuoco sulla terra”.
Il fuoco d’amore
Il fuoco che ravviva il dono è lo Spirito Santo. Perciò San Paolo continua: «Custodisci mediante lo Spirito Santo il bene prezioso che ti è stato affidato» (2 Tm 1,14).... Allora ravvivare il dono nel fuoco dello Spirito è il contrario di lasciar andare avanti le cose senza far nulla. Ed essere fedeli alla novità dello Spirito è una grazia che dobbiamo chiedere nella preghiera. Egli, che fa nuove tutte le cose, ci doni la sua prudenza audace; ispiri il nostro Sinodo a rinnovare i cammini per la Chiesa in Amazzonia, perché non si spenga il fuoco della missione. Il fuoco di Dio, come nell’episodio del roveto ardente, brucia ma non consuma (cfr Es 3,2). È fuoco d’amore che illumina, riscalda e dà vita, non fuoco che divampa e divora. Quando senza amore e senza rispetto si divorano popoli e culture, non è il fuoco di Dio, ma del mondo. Eppure quante volte il dono di Dio non è stato offerto ma imposto, quante volte c’è stata colonizzazione anziché evangelizzazione! Dio ci preservi dall’avidità dei nuovi colonialismi. Il fuoco appiccato da interessi che distruggono, come quello che recentemente ha devastato l’Amazzonia, non è quello del Vangelo”.
Il fuoco dello Spirito
All’udienza del 17 marzo 2021, poco dopo il ritorno dall’Iraq, parlando della preghiera Francesco invita a guardare alle testimonianze non solo di monaci o eremiti ma, soprattutto, della gente comune e di tanti “testimoni umili che hanno cercato Dio nel Vangelo, nell’Eucaristia ricevuta e adorata, nel volto del fratello in difficoltà, e custodiscono la sua presenza come un fuoco segreto. Il primo compito dei cristiani è proprio mantenere vivo questo fuoco, che Gesù ha portato sulla terra (cfr Lc 12,49), e qual è questo fuoco? È l’amore, l’Amore di Dio, lo Spirito Santo. Senza il fuoco dello Spirito le profezie si spengono, la tristezza soppianta la gioia, l’abitudine sostituisce l’amore, il servizio si trasforma in schiavitù”.