Fraternità (e sororità, ovviamente, come scritto nella seconda riga di Fratelli tutti) è per Francesco sia un’avventura da vivere con passione come membri della famiglia umana, sia "una forma di vita dal sapore di Vangelo" (FT, 1), sia un criterio geopolitico radicale, anzi la dimensione più profonda della “migliore politica” (FT, cap. V).
Fondamento e via per la pace
Già il Messaggio per la Giornata mondiale del 1 gennaio 2014, Fraternità, fondamento e via per la pace contiene un invito appassionato a camminare sulle strade della fraternità che deve «essere scoperta, amata, sperimentata, annunciata e testimoniata» (10). L’avventura proposta, scandita in paragrafi come agenda di lavoro comune, si apre ad alcune direzioni: accogliersi reciprocamente «prendendosi cura gli uni degli altri» (1-3); sconfiggere la povertà sia relazionale che economica attenti alle «guerre meno visibili, ma non meno crudeli, che si combattono in campo economico e finanziario» (1, 5, 8); riscoprire la fraternità nell’economia ripensando modelli economici e stili di vita (6, 7); spegnere la guerra promuovendo l’effettiva applicazione del diritto alla pace (7); avversare la corruzione e il crimine organizzato che offendono gravemente Dio, la dignità umana e il creato (8); custodire e coltivare la natura per le generazioni future (9).
Umanesimo esistenziale e cosmico
La testimonianza della pace fraterna è proposta a tutti, orientata a un umanesimo esistenziale e cosmico (cfr Laudato si’ dove ritorna la frase che “tutto è interconnesso”). Francesco si richiama certamente alla Sacra Scrittura e al magistero sociale della Chiesa ma si collega anche alle istanze originarie delle Nazioni Unite e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani; alle prospettive dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso; ai movimenti per il disarmo, l’economia di giustizia, i beni comuni, i nuovi stili di vita, un nuova spiritualità. Parte sempre dalla cura delle relazioni, dall’umanesimo dei volti.
Lo sguardo
Fratelli tutti, firmata il 3 ottobre 2020, colloca subito la fraternità nell’ottica dell’incontro tra persone, a partire dal colloquio tra S. Francesco e il sultano d’Egitto al tempo delle crociate (3) e dall’impegno comune dei credenti di ogni religione. Si collega all’incontro tra il papa e l’Imam Ahmad Al-Tayyeb avvenuto ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019, durante il quale è stato firmato il famoso Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza umana. In tale contesto il punto di partenza è la politica e la teologia dello sguardo a partire da quello degli scartati e delle vittime di ogni violenza. L’ha affermato più volte, anche a Betania lungo il Giordano, il 24 maggio 2014, davanti ai campi profughi: «Guardando queste ferite, guardando tanta gente che ha lasciato la sua patria, che è stata costretta ad andarsene via, io mi domando: chi vende le armi a questa gente per fare la guerra? Ecco la radice del male! L’odio e la cupidigia del denaro nelle fabbriche e nelle vendite delle armi”.
Domandiamo alle vittime
Per questo, se “la guerra è un fallimento della politica e dell’umanità”, allora, specifica il papa nella FT, “non fermiamoci su discussioni teoriche, prendiamo contatto con le ferite, tocchiamo la carne di chi subisce i danni. Rivolgiamo lo sguardo a tanti civili massacrati come “danni collaterali”. Domandiamo alle vittime. Prestiamo attenzione ai profughi, a quanti hanno subito le radiazioni atomiche o gli attacchi chimici, alle donne che hanno perso i figli, ai bambini mutilati o privati della loro infanzia. Consideriamo la verità di queste vittime della violenza, guardiamo la realtà coi loro occhi e ascoltiamo i loro racconti col cuore aperto. Così potremo riconoscere l’abisso del male nel cuore della guerra e non ci turberà il fatto che ci trattino come ingenui perché abbiamo scelto la pace» (261).