“Non riduciamo la Croce a un oggetto di devozione, tanto meno a un simbolo politico, a un segno di rilevanza religiosa e sociale”. Così papa Francesco durante il suo viaggio in Ungheria e in Slovacchia. Il suo appello taglia alla radice ogni velleità diffusa in Europa (e altrove, Italia compresa) di nazionalismo religioso, di sovranismo cristiano, di populismo cattolico.
Prendendo spunto dalla festa dell'Esaltazione della Croce, il 14 settembre 2021 Francesco si è soffermato soprattutto sul corretto modo di testimoniare Gesù crocifisso, invitando a rifiutare ogni forma di “mondanità” e di “mediocrità”. E, soprattutto, la tentazione" di "un cristianesimo da vincitori”, di un “un cristianesimo trionfalistico che riceva gloria e onore".
Nessuno è nemico
“La Croce esige invece una testimonianza limpida. Perché la croce non vuol essere una bandiera da innalzare, ma la sorgente pura di un modo nuovo di vivere”. In sostanza, lo stile di vita delle Beatitudini. “Il testimone che ha la croce nel cuore e non soltanto al collo non vede nessuno come nemico, ma tutti come fratelli e sorelle per cui Gesù ha dato la vita. Il testimone della croce non ricorda i torti del passato e non si lamenta del presente. Non usa le vie dell’inganno e della potenza mondana: non vuole imporre sé stesso e i suoi, ma dare la propria vita per gli altri. Non ricerca i propri vantaggi per poi mostrarsi devoto: questa sarebbe una religione della doppiezza non la testimonianza del Dio crocifisso”.
Non simbolo identitario ma segno di fede viva
Se non si fa così “la croce rimane un libro non letto, di cui si conoscono bene il titolo e l'autore, ma che non incide nella vita”, ha commentato Francesco. Non è, dunque, un simbolo identitario ma segno di “fede viva che, traendo linfa dall'amore per Gesù si trasforma in braccia aperte per accogliere i fratelli. Proprio come le braccia di Cristo sulla croce. “La croce è dipinta e scolpita in ogni angolo delle nostre chiese. Non si contano i crocifissi: al collo, in casa, in macchina, in tasca. Ma non serve se non ci fermiamo a guardare il Crocifisso e non gli apriamo il cuore, se non ci lasciamo stupire dalle sue piaghe, aperte per noi”.
Radicati e rispettosi
La croce è segno di identità relazionale.“La croce, piantata nel terreno, oltre a invitarci a radicarci bene, innalza ed estende le sue braccia verso tutti: esorta a mantenere salde le radici senza arroccamenti, ad attingere alle sorgenti aprendoci agli assetati del nostro tempo. Il mio augurio è che siate così: fondati e aperti, radicati e rispettosi” per annunciare con la vita “il Vangelo liberante della tenerezza sconfinata di Dio per ciascuno di noi”. “La Chiesa, infatti, non è un castello o una fortezza” ma una comunità “gioiosa, libera, creativa, dialogante”.
Le croci di oggi
Al termine della Via crucis del venerdì santo 2016, Papa Francesco, in una preghiera sofferta , elencava alcune croci attuali. Ad esempio: “O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo eretta nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco. O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei volti dei bambini, delle donne e delle persone, sfiniti e impauriti che fuggono dalle guerre e dalle violenze e spesso non trovano che la morte e tanti Pilati con le mani lavate. O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei fondamentalismi e nel terrorismo dei seguaci di qualche religione che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze. O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei potenti e nei venditori di armi che alimentano la fornace delle guerre con il sangue innocente dei fratelli. O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei distruttori della nostra “casa comune” che con egoismo rovinano il futuro delle prossime generazioni. O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nel nostro Mediterraneo e nel mar Egeo divenuti un insaziabile cimitero, immagine della nostra coscienza insensibile e narcotizzata...”. E’ l’invito a un profetico realismo.