Sinodo (cammino comune) è una parola generatrice che papa Francesco ha utilizzato più volte e che ritorna oggi con l’urgenza di una decisiva necessità.
Fare una Chiesa diversa
Nell'importante riflessione pre-sinodale del 9 ottobre 2021 il Papa osserva che già il Concilio Vaticano II ha chiarito che la dimensione sinodale riguarda la natura stessa della Chiesa (Lumen gentium 5). Richiamandosi al teologo Congar, ricorda che “non bisogna fare un’altra Chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa”, una Chiesa pronta ad assumere “lo stile di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza”. Infatti, puntualizza il Papa, “siamo costretti a registrare il disagio e la sofferenza di tanti operatori pastorali, degli organismi di partecipazione delle diocesi e delle parrocchie, delle donne che spesso sono ancora ai margini”. La Chiesa o è sinodale o non è.
Domenica 10 ottobre è partito il percorso del Sinodo generale dei vescovi, “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, che durerà fino all'ottobre 2023. Ampio è il documento preparatorio pubblicato il 7 settembre scorso. Nel frattempo sono cominciati o stanno cominciando altri Sinodi (Germania, Svizzera, Irlanda, Australia, Francia nonché un’ Assemblea ecclesiale latinoamericana).
Faticoso e ritardato inizio in Italia
Sta partendo anche il lungo itinerario del Sinodo italiano che avrà come tema conduttore “Annunciare il Vangelo in un tempo di rigenerazione”. Si è avviato con due testi base, diffusi l’8 ottobre 2021: la “Lettera agli uomini e alle donne di buona volontà” e il “Messaggio ai presbiteri, ai diaconi, ai consacrati, alle consacrate e a tutti gli operatori pastorali”. Esso accompagnerà per un anno il Sinodo mondiale e proseguirà fino al 2025, scandito in tre fasi: narrativa, sapienziale, profetica . I vescovi italiani forse non lo volevano ma nel maggio 2021 decidono di partire.
Francesco l’aveva suggerito nel 2015 a Firenze: “cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni”. All'invito pontificio è seguito il silenzio, evidenziato con ironia dallo stesso papa durante l’incontro con la diocesi romana il 5 maggio 2019: “Se io domandassi : ‘Ditemi qualcosa del discorso di Firenze’ - ‘Eh sì non ricordo’. Sparito. È entrato nell'alambicco delle distillazioni intellettuali ed è finito senza forza, come un ricordo” (analoga osservazione Francesco offre pochi giorni dopo all'Assemblea della CEI del 30 maggio). Il 30 gennaio 2021, ricevendo in Vaticano l’ Ufficio catechistico della CEI, il Papa incalza i vescovi dicendo che la Chiesa italiana “dopo cinque anni deve tornare al Convegno di Firenze e deve incominciare un processo di Sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi: anche questo processo sarà una catechesi”.
Con La Pira e Tonino Bello, un popolo in piedi!
Lo riconosce con franchezza il card. Bassetti, presidente della CEI: “È vero: sono passati cinque anni. Forse, come spesso succede nella vita, gli avvenimenti ci hanno travolto, ma adesso è tempo di avviare questo processo dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso, con il coinvolgimento di tutto il popolo di Dio e, in particolare, dei laici” (3 febbraio 2021). Il card. Bassetti, ormai alla fine del suo mandato, cerca poi di risvegliare energie richiamando alla Chiesa italiana le testimonianze di Giorgio La Pira e Tonino Bello perché “il popolo dei credenti è pasquale, è in piedi” (8 agosto 2021). Il 29 maggio 2021 una Lettera di 16 associazioni (tra cui Pax Christi) scrive ai vescovi chiedendo di affrontare due questioni decisive: la forma, cioè l’organizzazione della comunità, la centralità della Parola, i ministeri, il ruolo delle donne, la sessualità, le persone lgbt, le celebrazioni, la formazione del clero, gli abusi (di potere, coscienza e sessuali), la trasparenza delle finanze e della gestione dei beni ecclesiastici), e il come, per un servizio significativo: la centralità degli ultimi, il pluralismo religioso, le comunità immigrate, la politica, la laicità, l'impegno per la pace, la giustizia e la cura del creato, il dialogo ecumenico e interreligioso. Tutto è ancora in fase embrionale. Il percorso sarà plasmato dai gruppi sinodali (aperti a tutti!). Per tenersi aggiornati si può utilizzare il portale www.camminosinodale.net.
Un’avventura ardua, bella e grande
Siamo davanti a un’avventura ardua, bella e grande, al Concilio itinerante e diffuso di papa Francesco, a una possibile fioritura non solo ecclesiale ma universale. I rischi, ovviamente, sono molti. Sempre il 9 ottobre, Francesco li elenca: il formalismo, l’intellettualismo, l’immobilismo (del “sempre si è fatto così”), e quindi a possibili verticismi, clericalismi (il prete sempre “padrone della baracca”), narcisismi (“parlarsi addosso”), settarismi, restaurazionismi o ideologismi di vario tipo. Ma lo scopo del Sinodo, osservava il papa già in occasione del Sinodo dei giovani (3 ottobre 2018), non è tanto quello di discutere e produrre documenti, ma di “far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani”.
Il vento dello Spirito
Mi piace riportare parte della preghiera finale con cui Francesco ha concluso la decisiva riflessione del 9 ottobre 2021: “Vieni, Spirito Santo. Tu che susciti lingue nuove e metti sulle labbra parole di vita, preservaci dal diventare una Chiesa da museo, bella ma muta, con tanto passato e poco avvenire. Vieni tra noi, perché nell'esperienza sinodale non ci lasciamo sopraffare dal disincanto, non annacquiamo la profezia, non finiamo per ridurre tutto a discussioni sterili”.
Il lavoro da fare (“incontrare, ascoltare, discernere”) è immenso. Potrà risvegliare il nostro realismo teologale e la nostra camminante umanità. L’impresa è coinvolgente. Dovrà attivare un diffuso e permanente stile sinodale (primo e, forse, più importante obiettivo da raggiungere). Richiederà trasformazioni audaci e radicali, pur nella loro gradualità. Può essere uno stimolo potente per l’attuazione della nonviolenza attiva e creativa. Per condividere la corresponsabilità della nuova stagione della Chiesa e del mondo. Per la nascita di un nuovo umanesimo. Il vento dello Spirito sta soffiando.