Tra i venti che soffiano sul Mediterraneo e su Malta, piccola “rosa dei venti” dell’umanità, è terribile “il vento gelido della guerra” che “anche stavolta è stato alimentati negli anni. Sì, la guerra si è preparata da tempo con grandi investimenti e commerci di armi”.
Così il Papa il 2 aprile scorso all'inizio della visita a Malta dove ha rivolto lo sguardo alle grandi sfide dell’umanità partendo dalla guerra in Ucraina. Un piccolo viaggio in un’isola piccola ma col cuore grande e una prospettiva mondiale.
Non abbiamo imparato
Ci sarebbero le basi di una nuova storia di pace, poste dopo la seconda guerra mondiale, osserva il papa, quando si è mossa “un’ondata di lavoro per la pace” con la creazione dell’ONU ma “pochi potenti sono andati avanti per conto proprio, alla ricerca di spazi e zone di influenza. E così non solo la pace ma tante grandi questioni, come la lotta alla fame e alle disuguaglianze sono state di fatto derubricate dalle principali agende politiche”.
Ci siamo abituati allo spirito di Caino
“Ci siamo abituati a pensare con la logica della guerra” e tante speranze nel lavoro delle Nazioni Unite, ridotte all'impotenza, sono cadute. “Siamo innamorati delle guerre, dello spirito di Caino. Non a caso all'inizio della Bibbia c’è questo problema: lo spirito ‘cainista’ di uccidere invece dello spirito di pace”. Non impariamo mai dalle guerre passate, ammonisce il papa ricordando la visita a Redipuglia o ad Anzio. Anzi, sembriamo votati all’autodistruzione a causa dell’avidità che ci porta a fare investimenti per comprare armi.
La geopolitica della pace
“Oggi si parla spesso di geopolitica, ma purtroppo la logica dominante è quella delle strategie degli stati più potenti per affermare i propri interessi estendendo l’area di influenza economica o influenza ideologica o influenza militare”. Essa si scontra idealmente con una nazione piccola che rappresenta “il diritto e la forza dei piccoli, delle nazioni piccole ma ricche di storia e di civiltà, che dovrebbero portare avanti un’altra logica: quella del rispetto e della libertà, della convivialità delle differenze, opposta alla colonizzazione dei più potenti”. Così il papa durante l’udienza del 7 aprile, successiva alla sua visita.
Il disarmo e la tenerezza
Per questo, incalza Francesco, siamo chiamati a ridare vita alle organizzazioni internazionali “dove sia centrale il tema del disarmo con lo sguardo rivolto alle generazioni che verranno! E gli ingenti fondi che continuano ad essere destinati agli armamenti siano convertiti allo sviluppo, alla salute, alla nutrizione”. Occorre, poi, ricostruire le relazioni distrutte. In ogni luogo dilaniato dalla violenza, anche nel Medio oriente dimenticato, in Libano, in Siria nello Yemen, specifica il papa, siamo chiamati a prenderci cura della vita, a essere esperti di umanità, a camminare insieme (a fare sinodo), ad “accendere fuochi di tenerezza”.
Migrazioni, segno dei tempi
In tale ambito le migrazioni non sono un’emergenza, sono “un segno dei tempi”. Può diventare un segno di conflitto o un segno di pace. Dipende da noi, dai nostri “laboratori di pace”. Ogni migrante è una persona unica col suo volto e con la sua storia, portatore di una ricchezza più grande dei problemi che comporta. Ma l’accoglienza deve essere organizzata, “va governata e progettata insieme a livello internazionale”.
Gandhi, La Pira e Tonino Bello
Durante il viaggio, Francesco ricorda Gandhi, che “ha scommesso sullo schema della pace”. Ma la figura più citata è stata quella di Giorgio La Pira che anni fa “in un mondo minacciato dalla distruzione, dove a dettare legge erano le contrapposizioni ideologiche e la ferrea logica degli schieramenti” è stato “una voce controcorrente che all'esaltazione della propria parte oppose un sussulto profetico in nome della fraternità universale”, e propose “una misura umana” . In ogni caso la presenza più vicina a Francesco, a livello non solo tematico ma ormai anche lessicale, sembra quella di don Tonino Bello per il quale “l’ombra di Caino” e la “convivialità delle differenze” sono diventate criterio ermeneutico del suo magistero.