Passiamo dalle favole alla realtà, sembra dirci Francesco davanti al dramma della guerra, all’impegno per la pace e alla necessità di una comunicazione pulita e veritiera. “Dobbiamo allontanarci dal normale schema di Cappuccetto rosso: Cappuccetto rosso era buona e il lupo era il cattivo.

Qui non ci sono buoni e cattivi metafisici, in modo astratto. Sta emergendo qualcosa di globale, con elementi che sono molto intrecciati tra di loro”. Così il Papa all’udienza, tenutasi il 19 maggio scorso, rivolta ai direttori delle riviste europee dei Gesuiti (il testo integrale viene pubblicato sul quaderno 4128 de “La Civiltà cattolica”).

Vedere soprattutto i problemi da risolvere.
Descrivendo la brutalità della guerra in Ucraina, Francesco dichiara con lucido realismo di essere “contrario a ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi. Mentre vediamo la ferocia, la crudeltà delle truppe russe, non dobbiamo dimenticare i problemi per provare a risolverli.” D’altra parte occorre aggiungere che “quello che sta succedendo ora in Ucraina noi lo vediamo così perché è più vicino a noi e tocca di più la nostra sensibilità. Ma ci sono altri Paesi lontani, pensiamo ad alcune zone dell’Africa, al nord della Nigeria, al nord del Congo, dove la guerra è ancora in corso e nessuno se ne cura”.

È stata dichiarata la terza guerra mondiale.
Insomma, esclama il Papa, “il mondo è in guerra. Qualche anno fa mi è venuto in mente di dire che stiamo vivendo la terza guerra mondiale a pezzi e a bocconi. Ecco, per me oggi la terza guerra mondiale è stata dichiarata”. Noi tutti, inizialmente, siamo sensibili alle situazioni drammatiche del conflitto con tante donne giovani con bambini, i cui mariti stanno combattendo laggiù. Ma ci stiamo abituando alla violenza. “Le cose si stanno raffreddando”. Chi, ad esempio, si prenderà cura di queste donne? “Dobbiamo guardare oltre l’azione concreta del momento, e vedere come le sosterremo affinché non cadano nella tratta, non vengano usate, perché gli avvoltoi stanno già girando. L’Ucraina è esperta nel subire schiavitù e guerre”.

Una guerra per procura?
L’Ucraina è un Paese ricco, precisa il Papa, ma “è sempre stato tagliato, fatto a pezzi dalla volontà di chi ha voluto impossessarsene per sfruttarlo. È come se la storia avesse predisposto l’Ucraina a essere un Paese eroico [...] Teniamo presente l’identità ucraina in questo momento. È questo che ci commuove: vedere un tale eroismo. Vorrei davvero sottolineare questo punto: l’eroismo del popolo ucraino. Quella che è sotto i nostri occhi è una situazione di guerra mondiale, di interessi globali, di vendita di armi e di appropriazione geopolitica, che sta martirizzando un popolo eroico". Per il Papa occorre cogliere “l’intero dramma che si sta svolgendo dietro questa guerra che è stata forse in qualche modo o provocata o non impedita. E registro l’interesse di testare e vendere armi. È molto triste ma è proprio questo a essere in gioco”.

Comunicare senza deformare la realtà.
Tutti, dunque, siamo coinvolti. Lo conferma il tema di un giornalismo spesso asservito ai signori della guerra e della finanza. Al capitolo generale della Società San Paolo il 18 giugno 2022, Francesco riprende l’esempio di Cappuccetto rosso. “Sempre ci sono difficoltà nel comunicare bene, e nella comunicazione c’è sempre anche qualche pericolo di trasformare la realtà. Uno racconta, comunica all’altro questo, questo lo comunica a questo, a quell’altro e quell’altro e a giro, quando torna, è come Cappuccetto rosso, che incomincia con il lupo che vuole mangiare Cappuccetto rosso e finisce con Cappuccetto rosso e la nonna che mangiano il lupo. No, non va la cosa! Una brutta comunicazione deforma la realtà”. Francesco dice, cioè, a molti: basta raccontare favole, partiamo dalla realtà che, come scritto nella Evangelii gaudium, è superiore alle idee e ad ogni riduttiva o falsa narrazione del reale

@ Foto Ansa, vietata la riproduzione  

 


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