La guerra è sempre un omicidio. Non risolve i problemi ma li aggrava. Può arrivare a un punto di non ritorno catastrofico per tutti. Nel suo forte e commosso appello di domenica 2 ottobre, che ricorda il monito di Giovanni XXIII durante la crisi di Cuba del 1962, il Papa esprime queste tre aspetti della verità riguardante la guerra.
Lo dice in modo lucido e concreto: la guerra non è solo “un orrore” ma anche “un errore”, “non è mai una soluzione ma solo distruzione”.
Oggi, infatti, in una realtà mondiale interdipendente, non può esistere una soluzione militare per i conflitti. Lo strumento bellico non è solo devastante ma anche inefficace per risolvere i problemi. Anzi, li aggrava, ci impoverisce, svuota la politica, paralizza, mette tutti in pericolo.
Il caso Ucraina, come quello di tante altre guerre, ci dice che nessuno può “vincere”, che le imprese militari stanno diventando “infinite”. Destabilizzano un panorama geopolitico sempre più teso e aggressivo. Alzano il livello dello scontro fino all’estrema follia dell’uso di armi nucleari.
Siamo arrivati a una soglia irreversibile. Forse a un punto di non ritorno. Tutto sembra orientato a rendere irrimediabile il conflitto bellico (ormai tra "imperi"), che russi e opinionisti occidentali stanno travestendo da scontro di civiltà nel nome del dio della guerra.
Se la guerra ucraina è diventata mondiale, (è "la guerra grande" secondo "Limes"), solo il recupero del diritto internazionale può aiutarci. Solo “il ricorso a tutti gli strumenti diplomatici, anche a quelli finora non utilizzati”, specifica il papa, può far finire "l’immane tragedia". Solo l’Assemblea dell’ONU con un’iniziativa straordinaria, contemplata nel suo Statuto, può aprire una prospettiva di tregua. La pace è lontana ma possiamo crearne le condizioni. Lo stanno dicendo tante iniziative, tra le quali Stop the war now. E’ in gioco il futuro del mondo, di tutti e di ciascuno.