“Merita che tutti, a partire dai governanti, si chinino ad ascoltarlo con serietà e rispetto. Il grido della pace esprime il dolore e l’orrore della guerra, madre di tutte le povertà”.

Così Francesco all’Incontro di preghiera con i leader cristiani e delle religioni mondiali, tenutosi a Roma il 25 ottobre. “Il grido della pace”, specifica il papa, sta nel cuore di tutta l’umanità, cioè nella sua identità profonda, e costituisce la realtà “desideratissima” da costruire, come scriveva Giovanni XXIII nella Pacem in terris (n. 91).

Nel cuore dell’umanità

“La nostra preghiera è diventata un grido - osserva il papa- perché oggi la pace è gravemente violata, ferita, calpestata: e questo in Europa, cioè nel continente che nel secolo scorso ha vissuto le tragedie delle due guerre mondiali – e siamo nella terza”. Il grido ha bisogno di essere ascoltato. Lo affermava con “impressionante attualità” Giovanni XXIII il 25 ottobre 1962 supplicando i governanti di allora a “non restare sordi a questo grido dell’umanità” e di “promuovere, favorire, accettare i dialoghi, a tutti i livelli e in ogni tempo”

Nel cuore delle religioni

“La pace è nel cuore delle Religioni”, ribadisce Francesco richiamandosi a tanti incontri tra esponenti religiosi a partire da Assisi (1986) fino ad Abu Dhabi (2019) e a Nur Sultan (2022). “Il grido della pace viene spesso zittito, oltre che dalla retorica bellica, anche dall’indifferenza. È tacitato dall’odio che cresce mentre ci si combatte”. Le religioni, dunque, non possono essere utilizzate per la guerra. “Solo la pace è santa e nessuno usi il nome di Dio per benedire il terrore e la violenza. Se vedete intorno a voi le guerre, non rassegnatevi! I popoli desiderano la pace”.

Nel cuore di Dio

La pace sta nel cuore di Dio. “In questo scenario oscuro, dove purtroppo i disegni dei potenti della terra non danno affidamento alle giuste aspirazioni dei popoli, non muta, per nostra salvezza, il disegno di Dio, che è ‘un progetto di pace e non di sventura’ (cfr Ger 29,11). Qui trova ascolto la voce di chi non ha voce; qui si fonda la speranza dei piccoli e dei poveri: in Dio, il cui nome è Pace. La pace è dono suo e l’abbiamo invocata da Lui. Ma questo dono dev’essere accolto e coltivato da noi uomini e donne, specialmente da noi, credenti”.

Nel cuore del futuro

Dopo aver citato un passo della Fratelli tutti (261), “la guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”, Francesco ricorda “le lezioni dolorosissime del secolo Ventesimo, e purtroppo anche di questa parte del Ventunesimo. Oggi, in effetti, si sta verificando quello che si temeva e che mai avremmo voluto ascoltare: che cioè l’uso delle armi atomiche, che colpevolmente dopo Hiroshima e Nagasaki si è continuato a produrre e sperimentare, viene ora apertamente minacciato. Non lasciamoci contagiare dalla logica perversa della guerra; non cadiamo nella trappola dell’odio per il nemico. Rimettiamo la pace al cuore della visione del futuro, come obiettivo centrale del nostro agire personale, sociale e politico, a tutti i livelli. Disinneschiamo i conflitti con l’arma del dialogo”.

Nel cuore di movimenti e della politica

Le diffuse e ampie manifestazioni della pace tra ottobre e novembre 2022 cercano di diventare un progetto politico che tocchi il cuore del nuovo governo, del nuovo Parlamento e dell’Europa. “Non siano neutrali, ma schierati per la pace”, grida a sua volta il papa riprendendo un suo intervento offerto agli studenti di Bologna il 1 ottobre 2017, ponendosi idealmente a capo di tanti iniziative (come quella del 5 novembre) come grande leader di portata internazionale.

* Foto Ansa


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