"Si rimane atterriti nell’ascoltare con quanta facilità vengono pronunciate parole che invocano la distruzione di popoli e territori. Parole che purtroppo si tramutano spesso in azioni belliche di efferata violenza. Ecco perché va rifiutata ogni retorica bellicistica, così come ogni forma propagandistica che manipola la verità, deturpandola per finalità ideologiche".

Proprio nei giorni in cui si sta decidendo di inviare ancora armi all'Ucraina, nel pieno di una logica bellicista ritenuta ormai normale e nel vuoto di una politica del bene comune, Francesco pubblica il suo messaggio per la 57^ Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, intitolata "Parlare col cuore.' Secondo verità e carità' (Ef 4, 15)". Una felice coincidenza. Nel giorno della pubblicazione del messaggio (24 gennaio 2023) viene reso noto l'intervento del card. Zuppi al Consiglio permanente della CEI, che invita, tra l'altro, a una mobilitazione ecclesiale per porre fine alla guerra in Ucraina guardando anche a tanti conflitti aperti nel mondo.

Per una comunicazione non ostile
Nell'ora buia che stiamo vivendo, "parlare col cuore" per Francesco significa far emergere l'identità profonda, relazionale, della persona umana e attivare una cultura di pace partendo dal dolore delle vittime di ogni violenza Fratelli tutti, 261). Occorre, cioè, "aprire sentieri che permettano il dialogo e la riconciliazione laddove imperversano l’odio e l’inimicizia. Nel drammatico contesto di conflitto globale che stiamo vivendo è urgente affermare una comunicazione non ostile". Il primo passo consiste nel "vincere l’abitudine di screditare rapidamente l’avversario, attribuendogli epiteti umilianti".

Smontare la psicosi bellica
Il secondo passo, più lungo, sta nella capacità di "smontare la psicosi bellica che si annida nei nostri cuori, come profeticamente esortava San Giovanni XXIII nell’Enciclica Pacem in terris :«La vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia» (n. 61)". Per questo è necessario preparare "comunicatori non arroccati, ma audaci e creativi, pronti a rischiare per trovare un terreno comune dove incontrarsi".

Le parole giuste
L'escalation bellica, secondo il papa, "va frenata quanto prima anche a livello comunicativo". E' già capitato positivamente 60 anni fa, ricorda Francesco. Ripartendo dalla Pacem in terris può avvenire anche oggi. In questo modo si può e si deve operare per "il disarmo integrale" favorendo, a tutti i livelli, "una comunicazione che aiuti a creare le condizioni per risolvere le controversie tra i popoli". E' necessario far scaturire dal nostro cuore "le parole giuste per diradare le ombre di un mondo chiuso e diviso ed edificare una società migliore di quella che abbiamo ricevuto". Cioè le parole della nonviolenza attiva e generativa.