Pace e disarmo. Tenerezza e misericordia. Cura e compassione. Volto e convivialità. Profezia e politica. Sogno e poesia. Verità e giustizia.

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Una parola poliedrica
A dieci anni dall'inizio del pontificato di Francesco, mi sento di dire che le parole (parole-mosaico, parole-mondo) da lui utilizzate convergono tutte verso la nonviolenza. Verso il coraggio della nonviolenza. I suoi interventi (poco ascoltati o fraintesi) si intrecciano tutti attorno al filo robusto della nonviolenza che definisce spesso attiva e creativa. Una parola intensa e poliedrica. Una parola profezia e sapienza. Una parola “dizionario” (direbbe Tonino Bello che il papa sente come uno dei suoi punti di riferimento quando identifica la pace con la “ricerca del volto” e con la “convivialità delle differenze”). Una parola declinabile come stile di vita e atto di fede, pedagogia e politica, gestione costruttiva dei conflitti e pratica di riconciliazione, forza di liberazione. I suoi messaggi annuali per le Giornate mondiali della pace (dal 2014 al 2023) trovano il loro cuore nella novità di quello del 1 gennaio 2017, “La nonviolenza, stile di una politica per la pace”.

Anelito e sogno, dono e impegno
Oggi, a sessantanni dalla sua pubblicazione, Francesco chiede di ripartire dalla Pacem in terris i cui pilastri (verità, libertà, giustizia e amore, parole generatrici tipiche della nonviolenza), ha riproposto in più occasioni. Una pace appassionata, amata, cercata, voluta, sperimentata, graduale e radicale, quindi, quella di papa Francesco. Testimoniata in tutti i suoi viaggi (soprattutto in Sud America e in Africa, in Giappone e in Iraq, nel Kazakhstan e nel Bahrein, in Congo e nel Sud Sudan) e riproposta fino allo spasimo o alle lacrime della preghiera a Maria dell’ 8 dicembre 2022. Pace come anelito dell’umanità e sogno di Dio affidato al nostro grato e costante impegno.

Un ministero planetario
Sembra evidente che Francesco non svolga solo il ruolo di vescovo di Roma, "che presiede nella carità le altre chiese", ma il ministero di una convivialità planetaria aperta a una nuova stagione della storia. Condivido in pieno quanto diceva il famoso sociologo (non credente) Zygmunt Bauman: “Francesco è il più grande dono offerto dalla Chiesa cristiana al mondo contemporaneo, colui che senza ambiguità usa l’arte e la pratica del dialogo sopra tutti gli altri strumenti (e soprattutto la coercizione militare) per salvare l’umanità dalla minaccia del disastro. Possiamo solo pregare che la sua parola si incarni nelle nostre azioni”.

 

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