Chissà quante volte l'abbiamo ripetuto che gli artisti - quelli veri – non si appartengono. Quando esprimono in un testo, in una scultura, in un film, in un'immagine quell'onda d'anima che non può essere più contenuta, la donano totalmente.
Chi l'accoglie, l'accoglie con i propri occhi e con la propria anima e la rilegge, la reinterpreta, la rielabora secondo stati d'animo ed emozioni, fasi della vita e convinzioni personali. Per questo c'è un frammento di Andrea Camilleri dentro ciascuno di noi. Se anche non hai mai letto nulla, ma hai seguito un'intervista, se lo conosci come regista televisivo di opere teatrali e nemmeno sai chi è il Commissario Montalbano, o se al contrario hai letto qualcuno (o tutti) i suoi cento libri e più o hai aderito a un appello promosso da lui per salvaguardare l'insegnamento della storia nelle scuole, t'è rimasto dentro un profumo di parola come una puntina da disegno che tiene fermo un appunto oppure come “na camurrìa a taci-maci ca non è 'ngiuria ma una parola ca si sbirritta a salutari a vossia”.