Ma quando riusciremo a espellere definitivamente la guerra dal nostro orizzonte?

Quando cominceremo a pensarlo come un vecchio e tragico utensile con cui le generazioni precedenti – rozze e incivili – pensavano di poter regolare contese e conflitti? La guerra che torna a bussare con passo di morte alle porte dell'Europa appare come una nota fuori dal pentagramma della partitura della cronaca internazionale, se non fosse che avanza con la promessa di distruzione e di dolore. Dov'è finito quel sogno che faceva sperare il Papa buono perché un organismo sovranazionale ponesse termine a ogni minaccia di guerra? E dov'è quella forza di polizia internazionale prevista dalla Carta delle Nazioni Unite? E che fine ha fatto quella proposta all'Unione Europea di creare una forza di pronto intervento a difesa (e solo difesa) dei civili inermi minacciati dalle bombe? Abbiamo accumulato (e continuiamo a farlo) un drammatico ritardo sulla pelle dei più deboli che oggi sono i curdi. Ma restare spettatori e limitarsi a protestare equivale ad essere latitanti o complici della follia omicida dei forti.


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