Vittime del lavoro nero o della delinquenza più o meno organizzata. Questo sono le migliaia di migranti-fantasmi che i Decreti “sicurezza” quotidianamente abbandona per strada.

Sono giovani carichi di speranza e con tanta voglia di lavorare per farsi un futuro e mandare qualche spicciolo a casa proprio come i nostri genitori e i nonni che emigrarono in Belgio, in Germania o nelle Americhe. Non sono stati riconosciuti dalle Commissioni che hanno trattato sbrigativamente le loro posizioni e sono stati diniegati, rigettati, rifiutati. Ora non hanno più un centro di accoglienza disposto ad accoglierli né la possibilità di accedere a un contratto di lavoro perché per quello c'è bisogno di un permesso di soggiorno. Stanno per strada e sono le vittime future di sfruttatori o delinquenti. Se la polizia li ferma, non li porta in un centro di permanenza perché peserebbero sulle spalle dello Stato e nemmeno potrebbero rimpatriarli perché non vi è accordo con i Paesi di provenienza e il viaggio costerebbe troppo. E allora restano fantasmi. Per loro non c'è alternativa. Per questo supplico e scongiuro, elemosino e imploro il governo della discontinuità, del cambiamento o come cavolo vuole definirsi, di porre mano a risanare la situazione di queste persone che sono funzionali esattamente a chi dice che l'immigrazione crea insicurezza. Dobbiamo far capire che, al contrario, a creare insicurezza sono i decreti che, in nome della sicurezza, li consegnano alla delinquenza.


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